Il Nucleo TPC dei Carabinieri di Cosenza e la difesa del patrimonio culturale dalle archeomafie
Oltre 60 mila beni culturali e quasi 70 mila reperti archeologici recuperati, e più di 1.300 persone segnalate all’Autorità giudiziaria
Sono solo alcuni dei numeri dell’attività di contrasto alle archeomafie condotta in Calabria, dal 2001 al febbraio del 2017, dal Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza. A guidarlo è il capitano Carmine Gesualdo.
Il Nucleo ha sede nello storico Palazzo Arnone, nel cuore del centro storico di Cosenza. Istituito nel 2001, nei suoi 17 anni di attività ha svolto innumerevoli operazioni che hanno consentito di restituire all’ammirazione del pubblico capolavori dati ormai per dispersi. Tra le opere conservate presso il laboratorio di restauro e nel caveau, ce ne sono alcune particolarmente prestigiose e importanti. Tra le altre, tele di Mattia Preti, Luca Giordano, Pietro Negroni, Giacinto Brandi, Francesco de Mura, Francesco De Rosa, Corrado Giaquinto ed Umberto Boccioni.
Sono circa 68.000 i reperti archeologici recuperati in Calabria tra il 2001 e il 2017. Tra i più importanti, un askos in bronzo trafugato negli anni Ottanta nel comune di Strongoli, in provincia di Crotone, recuperato con una rogatoria internazionale dal Paul Getty Museum di Malibù. E ancora, un’impugnatura di specchio in bronzo raffigurante “Europa rapita dal toro”, del IV secolo a.C., rinvenuta a Locri, in provincia di Reggio Calabria, durante uno scavo e in seguito trafugata negli anni Venti dal Museo archeologico di Siracusa, recuperata presso una nota casa d’aste a Firenze. Curioso il caso del recupero di un ponte romano a forma di arco, risalente al I secolo a.C., in un’abitazione privata nel crotonese.
Per quel che riguarda il contrasto agli scavi clandestini e al traffico illecito di reperti archeologici, le operazioni più importanti sono quelle denominate “Purgatorio” e “Tempio di Hera”. La prima ha documentato il traffico illecito di beni archeologici asportati dal sito vincolato di Scrimbia di Vibo Valentia. È stata individuata una rete di tombaroli e di trafficanti operanti anche a livello internazionale, con base a Vibo Valentia e ramificazioni in Svizzera. Nell’ambito di questa operazione, i militari del Nucleo hanno sequestrato un cunicolo sotterraneo con migliaia di reperti pronti per essere smerciati e recuperato in Svizzera parte dei beni trafficati illecitamente dall’Italia.
L’operazione “Tempio di Hera” ha documentato il traffico illecito di beni archeologici trafugati a seguito di scavi clandestini da alcuni siti del crotonese. È stata individuata una rete di tombaroli e di trafficanti operanti anche a livello internazionale, con base a Crotone e ramificazioni in tutta Italia. Sequestrati oltre 2.000 reperti archeologici e strumentazione di scavo, nonché un vero e proprio museo privato con migliaia di reperti.
L’attività del Nucleo Tutela Carabinieri di Cosenza conferma come negli ultimi anni il traffico di beni culturali e reperti archeologici in Calabria sia diventato una delle attività di maggiore interesse della criminalità. Per contrastare le archeomafie, in particolare nelle regioni meridionali, da sempre sotto il controllo asfissiante delle più potenti e minacciose organizzazioni malavitose, è necessario che tutti gli organismi impegnati nell’attività di contrasto siano adeguatamente dotati di uomini e mezzi, e abbiano la possibilità di utilizzare le nuove tecnologie per arrivare anche laddove in alcuni casi sembra impossibile. Solo così si potrà svolgere, anche nei prossimi anni, una corretta ed efficace attività di contrasto rispetto a strutture criminali sempre più organizzate, ramificate e aggressive.