La profanazione della "città dei morti": il caso del cimitero monumentale del Verano

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L’Italia risplende di un immenso patrimonio culturale, da secoli oggetto di depredazioni e commerci illegali. Il crimine contro la storia e l’identità delle comunità coinvolte non ha risparmiato le zone più impensabili come i luoghi sacri, teatro di atti vandalici, devastazioni e furti

(Tempo di lettura: 4 minuti)

Rubare nei cimiteri è diventato un fenomeno diffuso e in netto aumento come nel caso del complesso monumentale del Verano, principale cimitero della Capitale. Si tratta di un museo a cielo aperto che si estende per circa 75 ettari raccogliendo un patrimonio storico-artistico di inestimabile valore, caratterizzato da stili più vari, dal neoclassicismo della tomba dello scultore Filippo Gnaccarini, allievo di Antonio Canova, allo stile gotico, liberty o architetture che ricordano i templi maya. Da alcuni anni l’interesse di questo luogo è cresciuto tanto da farne una meta di turismo alternativo, è visitato dai cittadini e dai turisti attratti dalla bellezza delle tombe e dalle storie delle personalità che lì trovano sepoltura.

Pur di guadagnare qualcosa si profanano le tombe privandole di lapidi, fili elettrici dagli impianti di illuminazione di loculi, fotografie, grondaie ma anche metalli quali busti in bronzo, vasi in rame, croci, recinti, lettere ed oggetti decorativi in ottone fusi per ricavarne altri oggetti, che nel mercato criminale possono garantire cifre molto alte. Vengono presi di mira anche le statue in particolare le ali dei cosiddetti “angeli del dolore” che vengono mutilate principalmente su commissione. Sono sculture di produzione anonima tardo ottocenteschi che si ispirano a La Melancholia I di Albrecht Dürer, una delle incisioni più note facente parte del trittico detto Meisterstiche, che rappresenta tre esempi diversi di vita riconducibili alle virtù morali, teologiche ed intellettuali secondo una classificazione medioevale, realizzato nel 1514.

Non è da meno la serie di ritratti funerari ottocenteschi di Filippo Severati, allievo della Scuola di  Tommaso Mainardi, che costituisce un’interessante galleria della agiata borghesia romana dell’epoca. Attento ai particolari, cura in modo impeccabile i tratti fisionomici, i dettagli dell’abbigliamento e i monili. Collocate nella parte più antica del complesso, se ne possono contare circa duecentocinquanta esempi e sono realizzate con una tecnica innovativa il cui brevetto è ancora conservato presso l’Archivio di Stato.

Filippo Severati, esempi di ritratti funerari ottocenteschi in lava e smalto (2)
Ritratti funerari ottocenteschi in lava e smalto di Filippo Severati (foto di V. Quintili)

La particolarità di questi ritratti è quella di donare resistenza al dipinto dall’ambiente esterno e l’autore su ciascuno di essi, al di sotto della sua firma, scriveva “dipinto in smalto su lava”. L’artista usava supporti di origine vulcanica, probabilmente proveniente dal viterbese, su cui stendeva un composto bianco ricco di ossidi di stagno per fondersi con la cottura. I colori venivano stesi in fasi successive e ogni volta l’opera veniva posta in un contenitore in materiale refrattario e cotto in forno a legna o a carbone a calore sempre meno intenso. L’architetto romano Francesco Azzurri nel 1868 scrisse:

Alla sola pittura non era dato gareggiare all’aperto con le altre due sorelle in longevità; le ingiurie del tempo avvizzivano ben presto la freschezza delle sue tinte, e ne cancellavano il contorno segnato dalla franca mano del genio… ora però col metodo del Severati il pittore disegna e compie il suo lavoro fino alle ultime velature, e tale lo sottopone alla vetrificazione in modo da renderlo inalterabile all’aperto.

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Furti e atti vandalici a discapito dei ritratti di Filippo Severati (foto di V. Quintili)

Oltraggiare questo luogo sacro è diventato semplice e senza rischio nonostante i sistemi di videosorveglianza in punti strategici, di dubbio funzionamento, e probabilmente a causa dell’esiguo numero di personale per un complesso paragonabile ad una “città nella città”. Il sistema delle telecamere è un sistema parziale perché, se non è presente un meccanismo che allerti le centrali di pronto intervento, ogni qualvolta che la telecamera registra qualcosa di anomalo, resta solo un mero esercizio di accumulo di dati. Nel corso degli anni ci sono state numerose denunce da parte dei famigliari dei defunti ma ogni volta la situazione sembra peggiorare. Altri cittadini hanno invece segnalato la presenza di una discarica abusiva di alcune parti di lapidi con fotografie ed iscrizioni provenienti dal complesso del Verano lungo la via Prenestina. Una situazione analoga e raccapricciante è stata riscontrata a Morlupo, un piccolo centro ad una trentina di chilometri a nord di Roma, dove i furti e le profanazioni di tombe sono diventate ormai all’ordine del giorno. Può accadere di imbattersi in tombe aperte, provocando un serio problema di igiene, con le salme tirate fuori dalle casse e poggiate ai muri, spogliate di ogni bene prezioso.

Nel corso degli anni sono stati recuperati dai Carabinieri della Capitale centinaia di ornamenti funerari come nel gennaio del 2014 sono stati sequestrati circa 150 kg di metallo di evidente provenienza cimiteriale ad un signore, già con precedenti poi arrestato per furto aggravato. Il saccheggiatore stava tentando di venderli ad una signora romana, titolare di un’attività di compravendita oro che a sua volta, nel corso di un’ispezione all’interno dei suoi locali, sono stati rinvenuti ulteriori 50 kg di analogo materiale che la stessa aveva acquistato. Gli oggetti recuperati sono stati quindi consegnati agli uffici dell’Ama e depositati in tre magazzini. Inoltre sulle pagine di un giornale di annunci economici è stato scoperto che nel complesso del Verano alcuni privati cittadini tentano di vendere illecitamente le tombe di famiglia per la cifra di 400 mila euro vietando il regolamento di polizia cimiteriale.

Nonostante la normativa vigente in difesa del nostro patrimonio culturale è diventato semplice oltraggiare un luogo sacro come questo, quasi incustodito e non protetto. È necessario attuare forme di tutela più innovative e una videosorveglianza più avanzata investendo sulle politiche di prevenzione e sulle strategie di controllo del territorio, anche attraverso il coinvolgimento degli enti territoriali, delle comunità locali, dei professionisti e della cittadinanza attiva in buone pratiche di educazione e di consapevolezza del patrimonio culturale come bene comune.

La situazione attuale all’interno del complesso del Verano è caratterizzata anche da un pietoso stato di abbandono e infinito degrado: la sporcizia e l’incuria regnano sovrane. Una situazione vergognosa e imbarazzante sotto gli occhi dei cittadini e dei turisti: al complesso cimiteriale del Verano di monumentale c’è solo il degrado.

Una parte degli ornamenti funerari rubati nel corso degli anni dal complesso del Verano e Flaminio, recuperati dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (credits romatoday)

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