Architettura, diritto e società. I dettagli decorativi della sede della Corte di Cassazione
Nel momento in cui si analizza la sede della Corte di Cassazione di Roma, al fine di evidenziare come l’arte e l’architettura possano, creando un legame con temi quali il diritto e la giustizia, maggiormente svolgere una vitale funzione sociale, è doveroso soffermarsi anche sul lussureggiante corredo di dettagli decorativi e scultorei che ne impreziosiscono la struttura
Nel saggio The politicization of the landscape of Roma capitale and the symbolic role of the Palazzo di Giustizia, nella traduzione di chi scrive, si legge:
Il complesso di dettagli ornamentali e scultorei si rende portavoce esemplare dell’iconografia volta a promuovere l’orientamento ideologico laico e nazionalista. La quadriga bronzea realizzata da Ettore Ximenes (1855-1926), assolve, nel contesto laico, alla funzione propria dei campanili nell’architettura ecclesiastica, e ciò verrà ampiamente dimostrato più tardi dai simili gruppi di quadrighe concepiti per l’arricchimento del Vittoriano; l’opera rimanda inequivocabilmente al periodo precristiano, nel corso del quale i templi erano arricchiti da acroteri statuari. Sul portale centrale, il gruppo scultoreo realizzato da Enrico Quattrini (1836-1850) vede la Giustizia assisa in trono ed affiancata dalla Forza e dalla Legge: la prima raffigurata con sembianze maschili ed in posa vigile; la seconda, invece, con fattezze femminili e acquiescente. Si crea, in questo modo, un legame con le sculture ornamentali che arricchiscono i timpani delle chiese nell’architettura templare delle origini. Nel cortile, realizzata dallo stesso scultore, si erge solenne la statua della Legge, impugnante il libro delle leggi e lo scettro. L’immagine è evocativa dell’idolo pagano nella cella del tempio in suo onore fondato. Le chiavi di volta figurate presentano la divinità Minerva, elevata da Quintino Sella a simbolo emblematico della nuova Roma regno delle scienze; le allegorie turrite in sé evocanti le regioni dell’Italia, sedi delle corti distrettuali di appello, cingono il cortile ove l’Italia, ornato il capo con radiante corona, domina la scena. I protettori impegnati nel nobile intento di proteggere l’istituzione laica hanno fattezze maschili: gli oratori, i filosofi e le illustrazioni di Ercole adornano l’ingresso all’aula massima; esse compartecipano in uno schema nel quale l’identificazione del diritto e della giustizia passa esclusivamente attraverso figure femminili, mentre i giuristi, in qualità di attivi sostenitori della legge, sono identificati con il sesso maschile. […] Si può notare come venga privilegiata la simbologia promulgatrice di uno Stato ispirato all’ideale della giustizia forte ed indipendente. Nella mano destra la Giustizia impugna la spada, simbolo con il quale nel Medioevo si soleva distinguere il potere temporale da quello spirituale; in questo contesto il suo uso viene di fatto prediletto alla bilancia, tradizionalmente raffigurata nelle scene del giudizio universale e quale attribuito dell’arcangelo Michele, in ciò adducendo un confronto con la giustizia dispensata dal pontefice nella vicina fortezza. […] Le icone della giustizia, nella loro unitarietà, concorrono a delineare un innovativo panorama che, riferendosi alla concezione laica dello Stato, si pongono in contrapposizione rispetto ai simboli delle istituzioni ecclesiastiche, seppur continuando ad essere il polo opposto della medesima realtà.
[…] Per Zanardelli, la giurisprudenza è intimamente legata allo stile retorico, per il tramite del quale gli eccelsi oratori conquistano l’animo degli ascoltatori con teatralità. La scelta di adornare la sede della Corte di Cassazione con le sculture degli oratori, il cui impegno culturale fu estremamente significativo, animò Zanardelli fin dall’esordio e fu da lui personalmente curata nel 1898. Nel programma converse la raffigurazione di quattordici noti giuristi; il loro operato rilevò nella storia del diritto antico e moderno.
Quando nel vasto propileo di questo Palazzo sorgano due grandi statue, quelle di Papiniano e di Cicerone, noi potrem dire a noi stessi che tutte le nazioni del mondo unite insieme nulla potrebbero offrire che rappresenti, in modo altrettanto completo ed augusto, giurisprudenza ed eloquenza, profondità del pensiero ed altezza della parola.
[…] Essi sono gli strenui propugnatori della cultura della giustizia; va ad essi riconosciuto, nel contesto laico, quel carisma che, nel culto cattolico, contraddistingue i santi; sia per quel che concerne l’estetica che il ruolo, risulta la correlazione con le figure presenti nella piazza di san Pietro.
Qui per la masestà del luogo, per i simularci che l’adornano e per le imagini scolpite ne’ propilei di questo tempio augusto, da Cicerone a Papiniano, da Bartolo a De Luca, da Vico a Romagnosi, è tutta la genesi e tutta la universalità di quel diritto che qui sorto, divenne luce inestinguibile a tutta l’umanità. E questo diritto è nei suoi primi albori quiritario con le XII tavole, e poi per via di organi sapienti si evolve e addiviene ius honorarium e ius gentium, gradatamente così rispondendo alle finalità nuove di una società che man mano diventava più vasta, più civile, più umana e perfezione poi la sua evoluzione quando l’Editto di Caracalla proclama Cives tutti i sudditi dell’impero. […] Anche il Cristianesimo, che trasforma tutti gli elementi della vita antica, accoglie e a sè assimila il diritto di Roma.
In riferimento alle pitture, si scelse di riportare all’interno delle lunette presenti nell’Aula Massima le immagini illustranti i momenti apicali della storia del diritto italiano in grado di enfatizzare la grandezza della monarchia.
Giustiniano – Lo rappresentarei nel palazzo di Bisanzio, in tutto lo splendore dell’arte bizantina, nell’atto di ricevere il Digesto dalle mani di Triboniano e degli altri giureconsulenti incaricati della sua compilazione. In un gruppo a parte ne collocherei altri, coi volumi che avevano servito appunto per compilarlo. Nè vorrei trasandata Teodora, la grande imperatrice di Giustiniano: potrebbe stare degnamente a fianco di lui. E anche cercherei di mettere in rilievo lo spirito della nuova legislazione, che si spoglia generalmente del carattere strettamente nazionale per assurgere fino alla concezione di un diritto universale.
Cesare Maccari, il cui contribuito per Palazzo Madama, sede del Senato, venne svelato nel 1888, si ispirò alla Scuola di Atene di Raffaello, così come Calderini a Bramante; ciò in virtù di quanto esplicitamente dichiarato da Zanardelli nel suo discorso.
Se, a dipingere le pareti della massima aula di questo Palazzo, l’età nostra sapesse suscitare artefici che ricordassero il divino autore della Scuola di Atena, questa sarebbe uguagliata di certo da que’ magnifici subbietti che sono la scuola del romano diritto, della giurisprudenza italiana.
Il pittore, al pari dell’architetto, nella raffigurazione dell’istituzione emblematica dello Stato laico, si ispirò a quanto fu voluto dal pontefice Giulio II per la Stanza della Segnatura adibita a corte di giustizia. Nel corso della cerimonia di inaugurazione del Palazzo di Giustizia, la dichiarazione dei compiti della magistratura dinnanzi alle autorità politiche si tradusse nell’imitazione di quegli atti illustrati nell’affresco absidale nel quale il Maccari ricondusse Giustiniano con i compilatori del suo codice. […] La natura fortemente retorica dell’architettura era perfettamente in sintonia con l’attività da essa ospitata.
I discorsi dei due eminenti Magistrati […] hanno intrecciato le loro armonie nel tempio massimo della giustizia come due canti innodici alla gloria non d’una dea, ma della più alta funzione umana. Temoie, figlia d’Urano, abbandonò da secoli l’Olpimo ed ascesa in un più eccelso cielo a trasformarsi nella Virtù Teologale. Oggi discende dalle mistiche sfere sulla terra, si trasfonde nella vita di ciascuno e di tutti e diventa l’anima del corpo sociale.
In virtù di queste considerazioni, si può con fermezza affermare che la sede della Corte di Cassazione può e deve riconoscersi come tempio della giustizia, essendo stati gli elementi architettonici ed artistici esclusivamente concepiti per avvalorare tale ideale nella società.
Vedi anche Arte, diritto e società. La sede della Corte di Cassazione
Bibliografia:
Rossi Kirk Terry, The politicization of the landscape of Roma capitale and the symbolic role of the Palazzo di Giustizia, in Mélanges de l’Ecole française de Rome. Italie et Méditerranée, tome 109, n° 1, 1997, pp. 89-114. È distribuito da Persée
Dottoressa in Scienze dei servizi giuridici