Falsi d'autore: il caso Fischer – Beltracchi

La nostra storia dell’arte è costellata di falsi, perfettamente mimetizzati nei musei o nelle abitazioni private. Essi producono fedelmente opere di qualsiasi stile, artista ed epoca in maniera incontrovertibile, riuscendo ad ingannare l’occhio esperto dei critici d’arte e, talvolta, le analisi scientifiche

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Tuttavia, sono state proprio delle indagini chimiche a svelare la fruttuosa attività di un pittore tedesco, attualmente definito come il più grande falsario dei nostri tempi: stiamo parlando di Wolfgang Beltracchi.

L’artista, nato col cognome di Fisher, ma meglio noto nel mondo dell’arte con quello italiano della moglie Helene, è riuscito a realizzare una delle più clamorose truffe artistiche della storia. Alle diverse emittenti televisive dichiara di essere probabilmente il pittore con più opere esposte nei musei di tutto il mondo.

Come è riuscito, quindi, a realizzare questa enorme truffa a livello mondiale, che ha avuto termine solamente nel 2010, a causa di un unico, fatale errore del falsario?

Il grande punto di forza di Beltracchi consiste nella sua estrema versatilità artistica: il pittore riesce a realizzare con estrema facilità opere che sono stilisticamente molto lontane nel tempo. Le sue opere sono dei veri e propri unicum: difatti, egli crea continuamente nuove opere non copiando gli originali, ma solamente traendo da essi ispirazione e stile. Il falsario tedesco dimostra, anche davanti alle telecamere, di essere in grado di passare da Leonardo a Rembrandt, da Vermeer a Ernst: non vi sono freni alla creatività di Beltracchi.

Oltre che dalla indiscutibile artisticità di Beltracchi, l’azione criminosa è stata favorita da una estrema attenzione per i dettagli e dalla complicità della moglie Helene. Wolfgang sceglieva con scrupolosità tele e pigmenti, di modo che fossero più coevi possibile al periodo storico dell’opera che aveva intenzione di riprodurre; per fare questo, talvolta, si affidava alle analisi diagnostiche al fine di ottenere delle informazioni quanto più certe possibile, di modo da potersi tutelare al meglio contro l’accusa di falsificazione. Inoltre, assieme alla moglie, riusciva a realizzare etichette e documentazione contraffatta per conferire ulteriore credibilità alle opere.

Grazie a questi stratagemmi, i quadri di Beltracchi hanno raggiunto la maggior parte dei musei più famosi al mondo, molti dei quali, probabilmente, sono ancora ignari della truffa messa in atto dalla coppia. I due sposi sono stati così abili che nel 2006 un falso Ernst dipinto da Beltracchi è addirittura finito sulla copertina di uno dei cataloghi di Christie’s.

Dunque, che cosa ha interrotto questa ardita truffa, fatta di estreme accortezze e di smodato genio artistico? Un colore. Un banalissimo pigmento bianco. L’artista è stato “tradito” dalla stessa materia che gli ha permesso di diventare prima ricco e poi famoso. L’unico errore di Beltracchi, quello che permesso l’apertura del vaso di Pandora, è consistito nell’utilizzare, per un quadro falso di Ernst, un bianco di Titanio. Questo pigmento, nato sinteticamente in laboratorio negli stessi anni in cui Max Ernst visse, nel corso del tempo ha subìto delle variazioni nella sua composizione chimica, per cui il prodotto che attualmente è disponibile sul mercato non è chimicamente uguale a quello di inizi/metà Novecento.

La coppia, durante le vicende processuali, è stata accusata di aver realizzato e commercializzato 14 falsi artistici: in quella sede, Beltracchi dichiarerà che il numero di falsi creati è assai più alto, sconvolgendo l’opinione pubblica e il mondo dell’arte.

Dopo il processo, la coppia è stata condannata sia a versare ingenti somme di denaro in risarcimento che alla detenzione in carcere, sei anni per Wolfgang e quattro per la sua signora.
Tuttavia, essi non scontano tutti gli anni a loro attribuiti in prigione: dapprima svolgono un lavoro regolare avendo solamente l’obbligo di rientro in carcere la sera; successivamente, Helene viene rilasciata nel 2013, Wolfgang nel 2015. Fra le condizioni per il rilascio, Beltracchi deve lasciare la Germania e i suoi prossimi dipinti dovranno riportare la sua firma.

Ad ogni modo, la carriera di Wolfgang prende il volo proprio dopo il processo: oltre a diventare un artista abbastanza quotato, vengono scritti libri su di lui ed egli stesso pubblica dei volumi assieme alla moglie. Oltre ad essere protagonista di diverse emittenti televisive, nel 2014 viene addirittura realizzato un documentario sulla sua vita: “Beltracchi – Die Kunst der Fälschung”, ovvero “Beltracchi – L’arte della contraffazione”.

Nel corso della sua vita, Wolfgang Beltracchi è passato dall’essere un bravo falsario, operante nell’ombra con scopi criminosi, al diventare una vera e propria “rockstar” del mondo dell’arte quando la Legge lo ha messo di fronte alle proprie responsabilità.

Giunti al termine di questo articolo, non si può fare a meno di chiedersi: come può effettivamente il crimine contro l’arte essere considerato un reato vero e proprio se esso, effettivamente, non viene avvertito dall’opinione pubblica come tale, visto il successo mediatico che questa vicenda ha generato?

 

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