La rassegna 2018 ha posto al centro della discussione il Patrimonio Culturale inteso come «risorsa e porta per il futuro, in un’ottica sinergica tra tradizione e innovazione», per citare le condivisibili parole di Giampaolo D’Andrea, assessore alla cultura di Matera.
Il fitto programma di interventi ha visto alternarsi rappresentanti del MIBAC, direttori museali, imprenditori ed esperti di management culturale. Di particolare rilievo, dal nostro punto di vista, è stata la sessione sui temi della messa in sicurezza e della protezione del patrimonio culturale in casi di emergenza. La discussione può essere ben riassunta nella frase: il patrimonio è sempre in emergenza. La fragile bellezza che ci circonda corre infatti rischi costanti, come si è ben visto anche recentemente fra crolli, danneggiamenti di tipo vandalico e minacce di incendio.
Le grandi crisi degli ultimi anni, soprattutto i tragici terremoti del 2016 e 2017, hanno messo a dura prova il sistema complessivo dei soccorsi, accelerando lo sviluppo di protocolli d’intervento che puntano a rendere più immediata ed efficiente la capacità di reazione, «riducendo al minimo i danni» (Antonia Pasqua Recchia, già Segretario Generale del MiBACT), ad esempio, tramite un’adeguata gestione delle macerie “di interesse culturale” e una pianificazione rapida del post-intervento (Paolo Iannelli, Soprintendente Speciale per le aree colpite dal sisma 2016). Fondamentale in tal senso è il coordinamento tra pubblico (unità di crisi del MiBAC) e privato (sistema della protezione civile), grazie anche alla formazione specifica dei volontari di protezione civile impegnati nel salvataggio dei beni culturali.
All’avanguardia nella gestione delle emergenze culturali è proprio la Regione Toscana, che ha sottoscritto un protocollo di intesa con MiBAC e CORV (Comitato Operativo Regionale del Volontariato) per l’istituzione di un Modulo di Intervento per i Beni Culturali, illustrato qui al LuBeC da Riccardo Gaddi, Responsabile della Protezione Civile della Regione Toscana. Tale realtà operativa favorisce la capillarità degli interventi, garantendo formazione e gestione ottimale dei volontari presenti sul territorio.
Di grande interesse si è rivelata anche la tavola rotonda presieduta da Antonio Lampis (Direttore Generale Musei, MiBAC) e guidata da Alessandra Gobbi (Direzione Generale Musei, MiBAC), Fabio Viola (esperto di gamification) e Massimiliano Zane (progettista culturale), che hanno sollevato spinose questioni relative alle innovazioni museali a un folto parterre di direttori museali italiani, da Genova alla Sardegna.
Tenendo al centro del dibattito l’idea del museo quale presidio culturale, i direttori si sono confrontati sulle modalità più efficaci di apertura degli spazi museali al pubblico e al territorio. La necessità di trovare nuove strategie per attirare il non-pubblico e coinvolgere i visitatori garantendo loro effettive esperienze di conoscenza, ha trovato particolare risposta nelle tecnologie digitali. Un digitale che non sia considerato banale spettacolarizzazione del patrimonio, quanto piuttosto un duttile strumento culturale. Il gaming, ad esempio, può rendere più accattivante e interattiva la visita, oppure suscitare curiosità e interesse invogliando così a entrare di persona nel museo. Esempi in tal senso sono i giochi Father and Son, realizzato con e per il MANN, e Mi Rasna, sviluppato in collaborazione con il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.
Il Patrimonio Culturale è inteso dunque quale grande risorsa da conoscere, proteggere, condividere e valorizzare.