Il sito è individuabile a pochi passi dal Parco degli Acquedotti, nel Municipio VII, raggiungibile con la metropolitana Linea A, fermata Lucio Sestio, ma al cittadino che giunge fin qui non è concessa nessuna facilitazione: manca l’essenziale segnaletica che possa semplificare la conoscenza o comprensione di questa parte di Roma. Le testimonianze archeologiche segnalateci sono collocate lungo la corsia stradale di via Fabrizio Luscino, all’altezza dei civici 82-84. Si tratta di un tratto di carreggiata scoperta di epoca imperiale che fungeva da collegamento tra la via Latina e le vie consolari ad est. Il sito venne indagato nella primavera del 1999 dalla “Pragma srl” che era addetta al controllo archeologico del cantiere dei lavori effettuati dall’Albacom. Si decise poi, insieme al Municipio, di collocare una copertura a botte trasparente per lasciare visibile una piccola area di scavo utile però a raccontare una pagina di vita quotidiana: le comunicazione tra gli assi stradali principali dell’antica Roma avveniva tramite stradali minori, importantissime per la vita della città. Queste strade attraversavano le campagne e tagliavano trasversalmente le vie consolari. Il tratto di strada rivenuto, che conservava l’originale pavimentazione con basoli di selce lavica, era appunto una di queste vie secondarie. Accanto a questo percorso furono individuate anche cinque tombe in condizioni quasi perfette con struttura a “cappuccina”, ovvero delle sepolture a inumazione, costituite generalmente da muretti laterali formati da embrici (tipo di tegole dalla forma rettangolare), con copertura a tetto fatta anch’essa di embrici. Le tombe scoperte racchiudevano resti umani, con molta probabilità, di persone di basso ceto sociale: solo per uno dei defunti i propri cari avevano provveduto a collocargli nella bocca la moneta che nella tradizione antica serviva al defunto per pagare il viaggio nella vita eterna, per gli altri quattro la povertà li avrebbe accompagnati anche nell’oltretomba. Quattro delle cinque sepolture furono ricoperte mentre la quinta tomba e una piccola porzione del lastricato furono lasciati visitabili dal pubblico in una aria di scavo coperta che avrebbe permesso di osservare quanto emerso nel sottosuolo.
Di tutto ciò oggi non è possibile comprendere un granché visitando il luogo: l’area archeologica versa in stato di abbandono e degrado. All’incuria dell’area, poi, si aggiungono i gravi danni antropici che aggravano una situazione già di per sé critica, rendendo praticamente impossibile la leggibilità del sito: la copertura che con il tempo si è opacizzata è stata fatta oggetto anche dell’attività di alcuni writers (nulla di artistico) che hanno lasciato sulla copertura trasparente i propri tag. Il pannello informativo dell’area funeraria è stato rimosso ma resta al suo posto il piedistallo, la fossa invece è interamente soffocata da una vegetazione invadente e intrusiva. Le testimonianze archeologiche dell’infrastruttura di trasporto destinata alla circolazione terrestre e della sepoltura contigua sono oggi solo un vago ricordo, soffocate dalla noncuranza. Queste testimonianze meriterebbero di essere tutelate e salvaguardate e rese disponibili e fruibili alla collettività e alla promozione turistica.
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