di Giuseppe Di Vietri ed Ennio Matano
L’Italia vanta un enorme patrimonio di centri e nuclei storici. Pertanto, è inderogabilmente necessario che l’arrampicata urbana avvenga nei limiti in cui questa non costituisca per i beni un uso incompatibile con il loro carattere storico od artistico o pregiudizievole per la loro conservazione o integrità.
Attualmente una riflessione si rende necessaria dal momento che durante queste manifestazioni, spesso patrocinate da enti dello Stato, vi sono persone arrampicate sugli edifici dei centri storici e appese anche su vestigia archeologiche, torri e conventi medievali, edifici storici, installazioni artistiche e quant’altro. Immagini queste che lasciano interdetti e perplessi. È altresì necessaria una riflessione anche in considerazione del fatto che in queste manifestazioni si fanno tante attività coi bambini, ai quali però si lancia un messaggio fortemente diseducativo. Perché è diseducativo far arrampicare un bambino su un muro romano, è diseducativo che un bambino veda qualcuno aggrapparsi ad un capitello di una colonna di un chiostro medievale ed è ancor di più diseducativo mostrare al bambino non solo l’accettazione sociale di quel comportamento ma finanche una sua esaltazione. Può anche essere un modo per promuovere lo sport, ma di sicuro non è un modo per promuovere ed educare ad un uso responsabile delle risorse culturali, tema di centrale importanza in un Paese come il nostro.
Necessita allora un approfondimento il fenomeno dell’arrampicata urbana nei centri storici poiché rappresenta, per quanto discutibilmente, una modalità inedita di fruizione ed uso del patrimonio culturale. Pur non avendo alcuna preclusione nei confronti dell’arrampicata urbana nei centri storici, è necessario porre rimedio a derive negative di quella che vorrebbe e dovrebbe essere una sana espressione ludica-addestrativa, di promozione sociale e di valorizzazione del territorio. Pertanto non si pone una negazione di principio a questo nuovo, benché ampiamente discutibile, modo di vivere, fruire e usare le risorse culturali ma nemmeno si deve ignorare che tali attività, come tutte le attività antropiche, costituiscono fattori di vulnerabilità dei beni culturali.
In questo percorso proveremo a definire il fenomeno, ad inquadrarlo come tipologia sportiva, passando poi ai rischi e alla sicurezza di persone e cose, proseguiremo con un inquadramento dell’arrampicata urbana nella disciplina speciale dei beni culturali per concludere con l’organizzazione dell’evento pubblico e valutazioni di ordine penale.
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