Le immagini che questi numeri contribuiscono a definire – va ricordato – sono fotografie del presente passato, ovvero dell’indagine svolta in un tempo (0-x) e nell’anno conclusa; e del passato presente, del reato commesso in un tempo (0-y) e del corpo di reato ritrovato nel corso dell’anno: ci raccontano un passato ampio compresso in un presente che coincide con l’anno solare. Per tanto le considerazioni che ne conseguono ci restituiscono un tratto finito di un processo in divenire. Per accogliere una dimensione storico-sistemica e delineare un trend del fenomeno e delle relative attività operative, in seno alla prevenzione e alla repressione, è quindi necessario collezionare report ed evidenze. Altro elemento indispensabile di premessa è che i dati raccolti sono le risultanze dell’emerso: rappresentano solo la punta di un iceberg di cui possiamo parzialmente intuire volume, profondità e pericolosità.
I furti: quanti, dove e cosa
Il trend negativo, evidenziato dal conteggio dei furti totali registrati in Italia dal Comando Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri, dopo una flessione registrata nel biennio 2011-12, si è interrotto nel corso del 2015. Da allora assistiamo ad un consolidamento del fenomeno che si attesta su una media di circa 450 eventi l’anno in un quadro in cui “i furti e gli scavi clandestini rappresentano le tipologie di reato più frequentemente perseguite”. La diffusione dei crimini indica, come si evince inequivocabilmente dal grafico 2, Basilicata, Molise e Valle d’Aosta le Regioni fanalino di coda di questa triste classifica geografica. Lazio, Toscana, Lombardia, Emilia Romagna e Campania si alternano confermandosi, di anno per anno, ai primi posti. Emilia Romagna con un +46 e Marche con un +26 sono le Regioni che nel 2018 hanno segnato con un incremento maggiore di furti; Toscana e Sicilia, rispettivamente con un -17 e un -12, sono quelle invece che hanno un differenziale migliore rispetto al 2017.
Come evidenziato nel grafico 3, anche nel corso dell’ultimo quinquennio, carte d’archivio e libri – e in special modo quelli trafugati da istituti ecclesiastici – si confermano tra i beni culturali maggiormente colpiti. Nel 2018 ne sono stati rubati 2.935, in 76 eventi segnalati, su un totale di 8.405. Dei 2.935 sottratti, va inoltre dato atto e merito che, in un unico saccheggio ne erano spariti 1.564, fortunatamente tutti recuperati a 4 mesi dalla denuncia.
Beni librari tra criticità di tutela e desiderio di possesso
Saggi, manuali e gli stessi report curati dal Comando Tutela Patrimonio Culturale, da più lustri, sottolineano – evidentemente inascoltati – che «la persistenza di sottrazioni al patrimonio archivistico e librario continua quindi a costituire un fenomeno preoccupante. Quella dei furti nel settore dei libri, documenti antichi e beni archivistici di rilevante interesse storico-culturale, perpetrati in danno di istituti, enti e biblioteche pubbliche e private, è una piaga purtroppo sempre aperta, peraltro, il più delle volte, gli ammanchi sono ignorati dagli stessi istituti a causa: della parziale ed incompleta catalogazione dei testi che impedisce di prendere cognizione immediatamente del reato; della estrema facilità di trasporto, occultamento e parcellizzazione dei beni sottratti, nonché della difficoltà di riscontro che incontrano gli Enti.1» Inoltre «le criticità nella tutela di questa tipologia di beni risiedono, essenzialmente, nelle modalità di fruizione (disponibilità diretta da parte dell’utenza), nella diffusa assenza di sistemi che segnalino l’uscita non autorizzata dei libri dalle strutture bibliotecarie e nella scarsa efficacia della sorveglianza che riguarda, oltre i depositi, le sale di lettura e consultazione ove, tra l’altro, molto spesso si trovano collezioni, anche di pregio, collocate a “scaffale aperto”.2» Dalle evidenze pertanto «tale fenomeno è riconducibile principalmente alla facilità per i criminali di occultamento dei volumi, dei documenti e delle singole pagine che sono così facilmente asportabili dalle biblioteche e dagli archivi. La costante minaccia al patrimonio archivistico e librario merita la massima attenzione e uno sforzo teso a censire e verificare costantemente i beni conservati poiché, sovente, vengono sequestrati libri e documenti d’archivio il cui furto non è stato ancora accertato. Al riguardo, statisticamente il numero dei beni recuperati in questo ambito supera quello dei beni denunciati come rubati.3» Un elemento, quest’ultimo, che già nel report dell’Attività Operativa del 2009 si evidenziava come permanesse «il notevolissimo divario tra il numero di beni archivistici e librari, per i quali sono state formalizzate denunce di furto o di ammanco, e quello relativo ai recuperi, divario che, nel solo triennio 2007-2009, è pari al 633%, il che denota difficoltà rilevanti nella custodia, se non anche nella inventariazione e catalogazione di detti beni.4» Il 2013, in questo senso, si ricorda come un anno eccezionalmente felice: i beni librari e archivisti recuperati furono 187.484, con un incremento del +249% rispetto al 2012, frutto del rinvenimento di «120.000 documenti archivistici, di 26.000 libri di un fondo privato, nonché dei 4.997 documenti del museo pubblico siciliano. Non sempre è possibile risalire ad una data certa di sottrazione dei beni librari e archivistici poiché, a volte, il furto viene scoperto quando i libri e i documenti vengono ritrovati in vendita, oppure quando si procede all’aggiornamento degli inventari.5»
Ma perché, oltre alla relativa facilità di sottrazione e di occultamento, tanto interesse per questi beni? Ogni libro è documento grafico che ha «valore di testimonianza storica, in quanto portatore di informazioni non solo testuali, ma anche di quelle insite nelle componenti materiali, le quali attraverso i secoli hanno determinato l’evoluzione strutturale del manufatto libro.6» «Ogni parte che compone un libro, e non solo, è espressione di un contesto culturale, sia intellettuale sia artigianale, di una società e di un momento storico. Ogni elemento era parte di un progetto che partiva da un autore o da un committente e si sviluppava a seconda dell’uso, del pubblico a cui era destinato, del testo scelto ma anche dei materiali a disposizione, della concorrenza, delle mode, degli strumenti di pubblicità e propaganda.7» Degli unicum preziosi e rari che raccontano – ieri come oggi – storie, e attorno ai quali si continua a raccontare, a scrivere e a collezionare, nel desiderio – o la follia – di possedere perché «il mondo della bibliomania è un inferno delizioso e inesausto; nessuna mappa lo potrà mai abbracciare, perché inesauribili sono i libri della biblioteca di Babele (almeno quanto le bramosie umane).8»
Rubati e ritrovati
I grafici 4a – 4c rappresentano il numero totale di oggetti trafugati denunciati nel corso degli ultimi dieci anni: le cifre, che determinano l’andamento del diagramma, non tengono conto quindi di quanto trafugato o comunque disperso non notificato, ma possono offrire un’utile indicazione, anche in rapporto alla fetta dei beni librari e archivistici.
In ragione di quanto già esposto, il 2013 è stato esercizio particolarmente denso di eventi, nel bene, come i recuperi effettuati in particolare nel segmento archivistico-librario (187.484 su 358.463 totali), e nel male, come i 130.538 dei beni totali trafugati che segnano un +653% rispetto al 2012. Un picco, un “eccesso di rialzo”, che trascina “fuori scala” il grafico restituendo uno schiacciamento ricompattante. Nel grafico 4b, estromettendo il 2013, è maggiormente apprezzabile il trend di continuità del triennio 2015-2017 che registra una media di circa 6.400 beni totali rubati (5.840 nel 2015, 7.089 nel 2016, 6.255 nel 2017) con un dato medio di poco meno 1.400 relativo a libri e documenti di archivio (2.102 nel 2015, 689 nel 2016, 1.337 nel 2017). Il bilancio dell’Attività Operativa 2018 si chiude, purtroppo, con un +34,4% totale e un +120% di beni librari e archivistici.
Il grafico 4c invece rielabora i dati mostrando l’incidenza che la quota dei furti di libri e documenti ha sul totale (compresi i frammenti archeologici e i singoli pezzi di numismatica) degli oggetti trafugati: una parte consistente soprattutto nel corso del 2010 e del 2012.
Nonostante l’estrema parcellizzazione del patrimonio e il permanere di criticità strutturali nelle misure approntate alla tutela, nel complesso si evidenzia un calo generale dei furti. Il risultato positivo è probabilmente il frutto di ragioni multifattoriali: se la domanda di mercato è ancora forte e l’interesse criminale non è venuto meno, è la maggiore e migliore capillarità di attenzione sul territorio coadiuvata dalla tecnologia e unita alla formazione del personale, insieme alla conoscenza sensibile inserita nei piani scolastici, che fa e potrà sempre più fare la differenza.
Per quanto attiene ai recuperi il concetto tempo è estremamente variabile e si accompagna ad altri elementi fluttuanti: «le indagini viaggiano su un filo sospeso fra la disgrazia e la fortuna. Per trent’anni non hai un appiglio e un bel giorno – scrive il Generale Riccardi – si accende sul tuo cammino un lampo inatteso.9» E anche quando professionalità e serendipità convergono, soprattutto in occasione di indagini e rogatorie internazionali (e dopo anni di investigazioni), gli inquirenti sanno che «occorrono altri anni prima che il reperto ottenga un biglietto di ritorno per l’Europa10».
I grafici 5a – 5b rappresentano gli oggetti totali recuperati e la quota librario-archivistica. Le curve del diagramma 5a intuitivamente hanno una modulazione molto simile, estremamente evidente è il picco rilevato nel corso del 2013 che si manifesta nel dato complessivo sia in quello di settore.
Il recupero di libri e carte d’archivio, sul totale rinvenuto, ha avuto un’incidenza maggiore negli anni 2012, 2013 e 2015.
Nel grafico 6, infine, si mettono a confronto i dati complessivi e di tipologia, dei furti e dei recuperi. Per quanto l’azione criminale possa essere pervasiva e continuativa, l’attività investigativa ottiene risultati nettamente superiori: solo nel corso del 2011 i furti di libri e documenti hanno superato il dato dei loro recuperi. Inoltre, pur mantenendo un saldo positivo, nell’ultimo biennio la forbice di settore si è notevolmente assottigliata: 1.337 ammanchi a fronte di 1.811 rinvenimenti nel 2017, 2.935 furti e 3.422 recuperi nel 2018.
«I libri perduti sono quelli che sono esistiti e ora non ci sono più. Non sono quindi libri dimenticati che, come succede alla maggior parte degli uomini, scompaiono a poco a poco dal ricordo di chi li ha letti, evaporano dalle storie della letteratura, svaniscono insieme all’esistenza dei loro autori. Quei libri è possibile trovarli in qualche fondo di biblioteca e un editore curioso li potrebbe sempre ristampare. Magari nessuno ne sa più niente, ma ci sono ancora.11» In qualche fondo di biblioteca o in qualche nascondiglio ben custodito.
Note
1Attività Operativa 2010, p. 15.
2Attività Operativa 2017, p. 7.
3Attività Operativa 2018, p. 7.
4Attività Operativa 2009, p. 5.
5Attività Operativa 2013, p. 7.
6Maria Lilli Di Franco, La formazione del conservatore-restauratore di beni librari, in Maria Cristina Misiti (Atti a cura di) Collezionismo, restauro e antiquariato librario. Convegno internazionale di studi e aggiornamento professionale per librai antiquari, bibliofili, bibliotecari conservatori, collezionisti e amatori di libri, Edizioni Sylvestre Bonnard, Spoleto, 2000, p. 166.
7Adriana Paolini, Per libri e per scritture. Una passeggiata nella storia, Editrice Bibliografica, Milano, 2012, p. 162.
8Mario Baudino in prefazione a Luigi Mascheroni, Scegliere i libri è un’arte, collezionarli una follia. Ritratti d’autore dei peggiori bibliofili d’Italia, Bibliohaus, Macerata, 2012, p. 8.
9Roberto Riccardi, Detective dell’arte. Dai Monuments Men ai Carabinieri della cultura, Rizzoli, Milano, 2019, p. 34.
10Ivi, p. 35.
11Giorgio Van Straten, Storie di libri perduti, Editori Laterza, Bari, 2016, p. 5.
Mercoledì 5 giugno 2019 ©Tutti i diritti riservati
Dopo la laurea a Trento in Scienze dei Beni Culturali, in ambito storico-artistico, ho “deragliato” conseguendo a Milano un Perfezionamento in Scenari internazionali della criminalità organizzata, un Master in Analisi, Prevenzione e Contrasto della criminalità organizzata e della corruzione a Pisa e un Perfezionamento in Arte e diritto di nuovo a Milano. Ho frequentato un Master in scrittura creativa alla Scuola Holden di Torino. Colleziono e recensisco libri, organizzo scampagnate e viaggi a caccia di bellezza e incuria.