Detective dell’Arte: gli eroi che salvano il bello
Quest’anno in Italia si festeggia un anniversario importante. Cinquant’anni fa, nel 1969, veniva infatti istituito il reparto dei Carabinieri dedicato alla salvaguardia delle opere d’arte: il Comando Tutela Patrimonio Culturale (TPC), un’eccellenza oggi invidiataci da tutto il mondo. Per celebrare degnamente questa ricorrenza è stato di recente pubblicato dalla casa editrice Rizzoli il libro “Detective dell’arte. Dai Monuments men ai Carabinieri della cultura”, concepito dalla penna del Generale dei Carabinieri Roberto Riccardi, capo ufficio stampa del comando generale dell’Arma, appassionato d’arte, giornalista e scrittore
di Sibilla Rodolfo
Sfogliando le pagine del suo libro, che vuole proprio essere un racconto incentrato sull’attività del TPC, vengono in mente alcune considerazioni. Quante volte siete entrati in un museo, in una galleria d’arte o in una delle meravigliose chiese del nostro Bel Paese? Vi sarete magari soffermati a guardare le opere più importanti, o quelle che hanno maggiormente attirato la vostra attenzione, suscitandovi delle emozioni. Avrete letto distrattamente le didascalie, giusto per conoscere il titolo dell’opera o il nome dell’autore; i più interessati si saranno fermati anche a sbirciare l’epoca in cui è stata realizzata. Ma questi capolavori, oggi esposti al pubblico in sale gremite di gente, modelli inconsapevoli di foto e selfie, hanno alle spalle una lunga storia, a partire dalla loro realizzazione fino al ritrovamento o alla collocazione in un museo o una galleria.
Spesso però questa lunga storia non finisce qui. Dietro al mondo dell’arte e dell’archeologia, dominato dal bello, si nasconde infatti anche quello di ladri, tombaroli, collezionisti, mercanti e case d’asta, che si muove in sordina agendo nell’ombra con lo scopo di sottrarre queste meraviglie ai nostri occhi e alla nostra conoscenza per le più svariate ragioni, dall’arricchimento di collezioni private all’acquisto di armi, a motivi meramente ideologici di distruzione dell’identità di un popolo. Fortunatamente per noi, altrettanto in silenzio e con la stessa cautela, dal 1969 ad oggi il TPC lavora per fermare i furti d’arte, prevenirli e recuperare le opere trafugate o scavate in maniera clandestina. È un lavoro complesso e faticoso che implica la stretta collaborazione con diverse istituzioni e diversi paesi del mondo, e richiede conoscenza della materia, grande intuito e dedizione.
Il Gen. Riccardi nel suo libro Detective dell’arte ci racconta proprio di questo: con una narrazione chiara, scorrevole e avvincente, pagina dopo pagina, ci accompagna in un viaggio tra le più belle città italiane, da Venezia a Verona, da Roma a Napoli e Pompei, da Palermo a Livorno, ma anche all’estero in Grecia, Iraq e Francia. Soprattutto ci svela la storia della salvaguardia di tanti splendidi capolavori, in un racconto emozionante pieno di eroi silenziosi dei quali raramente si narrano le gesta.
Si passa così dalle indagini ancora in corso per il furto clamoroso della Natività del Caravaggio nell’Oratorio di San Lorenzo a Palermo, allo splendido recupero della Triade Capitolina rinvenuta dai tombaroli in seguito a scavi clandestini. Ci si immerge nella descrizione del meraviglioso Cratere di Eufronio, delle vicende che lo hanno fatto venire alla luce dopo secoli di buio nel sottosuolo di Cerveteri per poi condurlo fino al Metropolitan Museum di New York, poggiato sul sedile dell’aereo come un comune passeggero, e infine delle lunghe trattative per consentirne il ritorno in Italia. Ma si parla anche dei furti di quadri del divino Raffaello, delle tele trafugate dai Nazisti durante la seconda guerra mondiale e che invece di ritrovare la strada verso casa sono misteriosamente scomparse dai Collecting Point, e ancora si racconta delle leggendarie Teste di Modigliani e dei falsi ritrovati dragando i fossi. Si compie un viaggio nella Parigi dei primi del Novecento, dove avvenne l’eclatante furto della celebre Gioconda di Leonardo da Vinci, e si arriva quindi all’attualità con l’operazione Antica Babilonia, volta a salvaguardare l’immenso patrimonio culturale dell’Iraq minacciato dalla guerra, e con il salvataggio delle opere d’arte danneggiate dal terremoto che ha colpito le città dell’Italia centrale quel fatidico 24 agosto del 2016.
Il fil rouge che accomuna tutte queste storie è sempre lo stesso: il lavoro lungo, ininterrotto e infaticabile dei Carabinieri del TPC. Un’attività fatta di indagini, intercettazioni, appostamenti e inseguimenti, ma anche di studio e ricerca continui con ore passate davanti al computer o a sfogliare cataloghi. Un lavoro che non conosce sosta e implica anche sacrifici personali e familiari, perché l’arte non può aspettare e non può essere messa in secondo piano.
Conclusa la lettura, ogni volta che entreremo in un museo e osserveremo le opere d’arte, ci verrà spontaneo ringraziare chi le protegge da furti e danneggiamenti, chi perde il sonno per investigare e chi dona tutto se stesso per far sì che, come dice l’autore, i visitatori dei musei non si trovino davanti a una parete bianca. Pensando a tutto ciò vedremo certamente quei capolavori in maniera diversa e se e quando il bellissimo Atleta di Fano, opera attribuita al celebre scultore greco Lisippo attualmente custodita al Getty Museum, dovesse riprendere la via di casa e tornare in Italia, oltre ad ammirarne bellezza e unicità, forse ci soffermeremo anche a ricordare le complesse indagini che ne hanno dimostrato l’esportazione illecita dal nostro paese e la titanica macchina diplomatica che è stata messa in moto per superare i cavilli legali che tengono questo capolavoro di arte ellenistica fortemente ancorato alla sua base a Los Angeles.
Alla fine, quando i nostri occhi non riusciranno a staccarsi dalla perfezione di quel bronzo antico, penseremo che tutto sommato ne sarà valsa la pena perché, per citare lo stesso Generale Riccardi: «Il dono più bello non sono le loro opere, ma due occhi capaci di ammirarle».
Vedi anche:
Detective dell’arte. Dai Monuments men ai Carabinieri della cultura
The Journal of Cultural Heritage Crime (JCHC), con sottotitolo L’Informazione per la Tutela del Patrimonio Culturale, è una testata giornalistica culturale, registrata presso il Tribunale di Roma con n. 108/2022 del 21/07/2022, e presso il CNR con ISSN 2785-7182. Si configura sul web come contenitore di approfondimento, il primo in Italia, in cui trovano spazio i fatti che quotidianamente vedono il nostro patrimonio culturale minacciato, violato e oggetto di crimini. I fatti sono riportati, attraverso un linguaggio semplice e accessibile a tutti, da una redazione composta da giornalisti e da professionisti del patrimonio culturale, esperti nella tutela. JCHC è informazione di servizio, promuove le attività di contrasto ai reati e sostiene quanti quotidianamente sono impegnati nella attività di tutela e valorizzazione del nostro patrimonio culturale.