Recuperati oltre 600 documenti storici rubati dagli Archivi di Stato di Como, Roma e Pordenone

A seguito di prolungate indagini i Carabinieri del Nucleo Tpc di Torino hanno individuato e sequestrato 592 documenti storici e 30 manifesti pubblici, risultati facenti parte del demanio culturale nazionale. I pregiati documenti sono stati restituiti alla dirigente della Soprintendenza Archivistica e Bibliografica del Piemonte e Valle d’Aosta, prof.ssa Annalisa Rossi, presso la sala Conferenze dell’Archivio di Stato di Torino

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L’indagine era iniziata nell’agosto del 2011 a seguito della denuncia del direttore dell’Archivio di Stato di Como, che si era accorta che alcuni documenti pubblici messi in vendita sul portale commerciale e-bay da un noto commerciante filatelico della provincia di Torino, sarebbero dovuti appartenere a quell’Archivio di Stato. La segnalazione della direttrice ha immediatamente attivato le indagini dei Carabinieri, coordinati dalla Procura della Repubblica di Torino, che hanno consentito di scoprire che i documenti dell’Archivio di Stato di Como erano stati consultati e poi sottratti nell’arco di oltre un decennio, tra gli anni ’80 e ’90, da un collezionista filatelico pugliese che li aveva custoditi segretamente nel suo personale archivio domestico fino alla sua morte avvenuta nel 2004. Posti in vendita dagli eredi inconsapevoli della provenienza illecita, i documenti storici erano stati acquistati da un commerciante di Bari che li aveva poi rivenduti all’antiquario del torinese. Le successive perquisizioni hanno poi consentito di scoprire che quei documenti erano solo una parte di un immenso archivio segreto costituito da oltre 6000 documenti, di varia provenienza e natura, variamente conservati
e catalogati.

 

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Le conseguenti minuziose analisi dei documenti, condotte dai funzionari della Soprintendenza Archivistica e Bibliografica del Piemonte e Valle d’Aosta, hanno accertato che in quell’archivio privato erano presenti 592 documenti pubblici e i 30 manifesti nazionali provenienti dagli Archivi di Stato di Como, Roma e Pordenone, nonché dai territori di competenza delle Soprintendenze Archivistiche e Bibliografiche del Piemonte e Valle d’Aosta, del Veneto e Trentino, del Friuli Venezia Giulia, della Lombardia, dell’Emilia Romagna, dell’Umbria e Marche, dell’Abruzzo e Molise, della Campania, del Lazio e della Sicilia.

Il valore economico complessivo dei documenti rubati con modalità ignote in un periodo compreso tra il 1983 e il 2000, oltre quello importantissimo storico e culturale, è stato stimato superiore ai 60mila euro.

 

 

Venerdì 28 giugno 2019

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