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Il particolare caso del Melqart di Sciacca

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L’adozione nel 2001 della Convenzione UNESCO concernente il patrimonio culturale subacqueo testimonia la centralità dei programmi di tutela che debbono essere promossi in questa direzione. Proponiamo qui la traduzione di un passo estratto dalla tesi del dott. C. Berlino sul patrimonio culturale subacqueo italiano riguardante il particolare caso del rinvenimento del “Melqart” di Sciacca.

La statuetta della divinità fenicia Melqart, la cui realizzazione risalirebbe all’XI-IX secolo a.C., figura tra i più preminenti casi di rinvenimento di beni culturali lungo le coste italiane.

Nel gennaio del 1955, a circa 20 miglia dalla costa della Sicilia meridionale, al largo di Sciacca, un bene subacqueo restò impigliato nella rete del motopeschereccio Angelina Madre. Si trattava di una statuetta antica della quale i pescatori ignoravano il valore. Fu così che il motorista di bordo Santo Vitale la regalò al padre Calogero che la espose nella sua drogheria. Successivamente, forse scambiandola con due fiaschi di vino, il Sign. Tovagliari ne divenne il nuovo proprietario. Immediatamente colto il possibile valore archeologico o storico, egli consultò lo storiografo Stefano Chiappini, per il quale si trattava della  Terza rappresentazione della divinità fenicia del mare, Melqart.

Tovagliari affidò così l’oggetto prezioso al Comune di Sciacca, affinchè venisse conservato nel territorio cittadino.  A tal fine, il Comune ricorse a Monsignor Cassar per opporsi alle pressanti rivendicazioni della statuetta che la Sopraintendenza di Agrigento avanzava. Conformemente alla normativa vigente, i beni culturali rinvenuti fortuitamente appartengono allo Stato.

Ne derivò una controversia giudiziaria che vide contrapposti non solo il Comune di Sciacca con lo Stato italiano, ma anche gli eredi del Sign. Tovagliari e l’armatore del peschereccio, il Sign. Michele Scaglione. Quest’ultimo rivendicò la proprietà della statuetta in virtù del fatto che, essendo una res nullius rivenuta in acque internazionali, non era assoggettabile alla giurisdizione nazionale.

Con sentenza emessa il 9 gennaio del 1962, il tribunale sancì la legittima proprietà del bene da parte dello Stato. Acclarò così che ogni nave battente bandiera italiana deve essere considerata come estensione del suo territorio. Di conseguenza, il bene venne ritenuto come trovato in territorio italiano e per questo motivo assegnato alla Soprintendenza di Agrigento la quale lo destinò al Museo Archeologico di Palermo, dove è attualmente conservato.

Consideriamo il presente caso importante perché illustra le complicazioni concernenti la proprietà del patrimonio culturale subacqueo e – più nello specifico – a chi spetta la proprietà dei beni culturali rinvenuti al di là delle zone di giurisdizione nazionale delle acque territoriali, oltre ad evidenziare l’inefficacia che caratterizza il sistema di ricerca italiano.

 

 


Traduzione del passo “A special reference to the Italian underwater cultural heritage: the case of the finding of the ‘Melqart’ of Sciacca”, estratto dalla tesi del dottor. Carmine Berlino dal titolo “The International Law Regime Concerning The Findings Of Underwater Cultural Heritage”). ©Tutti i diritti riservati

 

 

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