May You Live In Interesting Times è il titolo della Biennale di Venezia di quest’anno targata Ralph Rugoff. May You Live In Interesting Times vibra quasi come un auspicio felice, se non fosse che questi “tempi interessanti” si stanno distinguendo per un rigurgito di diffusa intolleranza che inquina il pensiero ed è preludio all’oscurantismo. Con For, in your tongue, I cannot fit (2017-2018), l’installazione in mostra all’Arsenale, l’artista indiana Shilpa Gulpa accende letteralmente la voce della censura – un ossimoro di fatto – e lo mette in scena attraverso cento barre di metallo, cento fogli trafitti, cento microfoni sospesi e cento poeti che per i loro versi o le loro credenze sono stati perseguitati e spesso incarcerati, torturati e talvolta uccisi.
Di censura e di roghi torna ad occuparsi Pierluigi Battista, in libreria dal 7 novembre con Libri al rogo. La cultura e la guerra all’intolleranza edito da La nave di Teseo nella collana le Onde. Battista riprende il filo del gomitolo lasciato cinque anni fa in # I libri sono pericolosi. Perciò li bruciano, pubblicato con Rizzoli. Il testo è aggiornato, il taglio storico e si è fatto – per ammissione dell’autore – militante. Il ritmo è ugualmente incalzante, ricco di evidenze che rovesciano tesi e giudizi molto diffusi ma storicamente falsi: i libri bruciano non per la mano rozza dell’ignoranza ma per scelta, fredda e cerebrale, di fanatici che ne hanno letti molti e che ben conoscono il potere sovversivo della parola. Da Pol Pot a Hitler, da Mao a Khomeini. “Chi ama i libri, ma ne è terrorizzato, attizza l’odio contro i libri liberi e pericolosi, veicoli di ogni eresia abominevole”, scrive Battista; ma “là dove si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli uomini” ed è soprattutto di questa “profezia” ottocentesca di Heinrich Heine che si dovrebbe far tesoro.
“I fascisti bruciano i libri”, certo, ma non sono i soli. Battista disinnesca l’assolutismo, con sguardo liberale e orizzonte onesto, restituendo alla destra di matrice fascista il primato e la paternità di una “esibizione della forza, la strategia del terrore, la ritualità del dominio” che hanno impresso nel cerimonioso falò del 10 maggio 1993 in Opernplatz a Berlino il sigillo di “simbolo universale dell’intolleranza”.
Tra libri censurati, bruciati “a fuoco lento” in piccoli e silenziosi roghi somministrati a dosi omeopatiche, e testi salvati mandati a memoria, fatwā e persecuzioni, l’autore ripercorre i sentieri, passati e recenti, della seduzione che decreta la maledizione di un’opera e di chi l’ha partorita. Che sia verso o che sia film, che sia poeta o che sia regista. E sul finire Battista propone una strategia, un antidoto perché il “furore religioso e ideologico è ancora brutale e tonico, e la storia dei roghi dei libri sembra non conoscere la parola fine”.
Di questo sanno qualcosa i titolari de La Pecora Elettrica, la libreria-caffetteria di Via delle Palme nel quartiere romano di Centocelle, che in due anni di attività commerciale è diventata un avamposto sociale e culturale. È stata incendiata la notte tra il 5 e il 6 novembre: il 7 era in programma la riapertura dopo che un altro rogo, quello del 25 aprile scorso, l’aveva colpita.
Fahrenheit, trasmissione Rai di Radio 3, sullo smarrimento dell’incendio e la centralità semantica dei libri e dei libri bruciati ha aperto uno spazio di confronto: “Cosa brucia quando brucia un libro?” Le riflessioni raccolte saranno commentate in radio, raccolte e portate a Più libri Più Liberi, la fiera nazionale della piccola e media editoria in programma a Roma dal 4 all’8 dicembre 2019. Tema di quest’anno sono “I confini dell’Europa”.
Dell’ultimo capitolo di Libri al rogo e della “guerra all’intolleranza” non anticiperemo nulla, per non fare torto all’autore, ai lettori e al libro che consigliamo perché il razzismo è “un disturbo della percezione e nuoce gravemente a chi ne è affetto”1 e ai libri che fanno paura.
Note
1 Erri de Luca, Il razzismo spiegato a Salvini, la Repubblica, 31 ottobre 2019.
Il libro
Pierluigi Battista, Libri al rogo. La cultura e la guerra all’intolleranza, La nave di Teseo, 2019, 135 pp., € 8,00.
Dopo la laurea a Trento in Scienze dei Beni Culturali, in ambito storico-artistico, ho “deragliato” conseguendo a Milano un Perfezionamento in Scenari internazionali della criminalità organizzata, un Master in Analisi, Prevenzione e Contrasto della criminalità organizzata e della corruzione a Pisa e un Perfezionamento in Arte e diritto di nuovo a Milano. Ho frequentato un Master in scrittura creativa alla Scuola Holden di Torino. Colleziono e recensisco libri, organizzo scampagnate e viaggi a caccia di bellezza e incuria.