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Applicazione della polizia giudiziaria nell’attività di recupero dei beni culturali

(Tempo di lettura: 4 minuti)
(Foto: Comando Carabinieri Tpc)

L’aggressione più massiccia è sicuramente quella rappresentata dai furti di oggetti d’antiquariato con una predilezione per dipinti e mobili. A seguire – in base ai dati statistici – si ha il fenomeno degli scavi clandestini ed infine la falsificazione di opere in genere.

Di quanto rubato, in Italia il 60% è sottratto ai privati, il 25% a chiese e luoghi di culto, il 10% ad enti pubblici e privati, il 3% a musei locali, il restante 2% infine ai musei statali. Alcuni furti, però, non sono talvolta denunciati in quanto si preferisce “trattare” con i ladri, pagando un riscatto per la restituzione dei beni, oppure rassegnandosi per sfiducia nell’efficacia della denuncia o perché si tratta di opere di scarso valore.

In Italia le informazioni relative ad eventi delittuosi (denunce, segnalazioni, riproduzioni fotografiche ed altro) vengono inviate da tutte le forze di Polizia alla Sezione Elaborazione Dati del Comando T.P.C. di Roma, dove sono archiviate ed elaborate da un sistema informatico che consente, in tempo reale, di eseguire accertamenti e ricerche, con la visualizzazione digitale dei beni da ricercare.

(Foto: Reply.com)

Allo scopo, il Comando Carabinieri ha predisposto una scheda denominata “Documento dell’Opera d’Arte”, che viene distribuita a chi ne fa richiesta e permette al possessore di beni d’arte, di costituirsi in proprio un semplice “archivio”, in modo che in caso di furto, sia in grado di documentare la denuncia anche con una fotografia del bene.

I dati da riportare sono i seguenti:

L’attività di recupero si esercita attraverso procedure di polizia giudiziaria, ossia lo sviluppo di quelle particolari tecniche investigative che sono alla base di ogni indagine di polizia.
La tipologia delle attività criminose rivolte contro il patrimonio culturale di un paese è varia e vasta: ad esse devono adeguarsi le tecniche d’investigazione che sono quindi diversificate e numerose.

Le indagini svolte dal particolare reparto dei Carabinieri con le sue articolazioni centrali e periferiche sono incentrate sui trafficanti di beni d’arte ed hanno come obiettivo primario quello di conoscere il loro giro d’affari. In tale ottica vengono controllate tutte le figure professionali del settore stabilendo con esse un rapporto-collaborativo che permette di conoscere le vie legali del mercato dell’arte ed acquisire importanti informazioni per individuare quel mercato clandestino, nel quale arriva la maggior parte delle opere d’arte di illecita provenienza.

Dall’esperienza acquisita, emerge che è difficoltoso operare sui livelli delinquenziali elevati, agire invece direttamente sugli esecutori materiali dei reati, consente di contrastare i “ricettatori”, partendo dal loro tenore di vita e analizzando le operazioni dei loro conti bancari.

In sintesi, l’attività di recupero in campo nazionale si attua attraverso una profonda conoscenza del mercato dell’illecito e l’individuazione dei canali di ricettazione che permettono la disarticolazione dei collegamenti tra domanda e offerta.

(Foto: Roberto Lai)

L’identificazione dei maggiori ricettatori e il contrasto ai loro canali illeciti di diffusione dei beni, costituisce il maggiore sforzo investigativo in quanto l’esecutore del furto (ladro) e l’utente terminale della ricettazione (cliente) determinano le regole del mercato illecito, incrementandone la <domanda>.
Occorre, perciò, in primo luogo, risalire alla individuazione del nascondiglio dell’oggetto ricercato e all’identificazione dell’acquirente, successivamente, si deve sviluppare un’attività d’indagine più vasta, tesa ad individuare il ricettatori.

Per conoscere il campo d’azione di questi ultimi, viene svolta una serie di servizi di osservazione, controllo e pedinamento talvolta integrati da intercettazioni telefoniche, ambientali e analisi di documentazione. Detti servizi sono molto difficili e gravosi in quanto esigono resistenza, costanza, pazienza, intuito e affiatamento, qualità che esigono un particolare addestramento del personale.

In un’attività di recupero si distinguono tre fasi:

Fase concettuale: analisi dei singoli elementi di un’indagine, indispensabile per l’individuazione degli “obiettivi” verso i quali rivolgere l’azione investigativa. Prevede la raccolta di particolari dati (residenza, fotografie, auto, lavoro,utenze telefoniche, amicizie, abitudini) e l’esame dell’ambiente in cui si dovrà operare (caratteristiche dell’immobile e della viabilità);

Fase organizzativa: sopralluogo della zona d’intervento, studio della struttura operativa più idonea da impiegare nella fase esecutiva (numero di uomini, mezzi e strumentazioni), definizione dettagliata dei compiti dei singoli componenti del dispositivo operativo, previsione di eventuali alternative di movimento in relazione ad eventi inattesi;

Fase esecutiva: a causa delle difficoltà insite nel servizio di o.c.p. e della necessità di adeguare costantemente il dispositivo ed i comportamenti alla situazione contingente, non è possibile procedere secondo una schematizzazione delle tecniche. Uno dei fattori determinanti è costituito dagli automezzi impiegati (furgoni – autoveicoli attrezzati con dispositivi per riprese audio-visive) o dai sistemi di localizzazione GPS.

L’impegno di questi mezzi sarà tanto più proficuo quanto più elementi sulla vita delinquenziale del soggetto controllato si conosceranno (abitudini, spostamenti, basi operative e magazzini-depositi), in modo da individuare l’enturage delle persone da lui frequentate e quindi il punto di arrivo più probabile per le opere d’arte.
Sono infatti proprio le persone solitamente molto vicine ad un trafficante (parente o amico), quelle alle quali vengono intestati veicoli, abitazioni, società, magazzini, depositi e conti correnti, in quanto non avendo precedenti giudiziari è più difficile per l’organo di polizia risalire al vero detentore dei beni rubati.

Per giungere all’individuazione di tali figure compiacenti o clienti, i servizi messi in atto come si è detto, vengono integrati, qualora possibile, con intercettazione telefonica e/o ambientale delle utenze o dei luoghi nella loro disponibilità. Tale servizio d’ascolto, unitamente ad un’analisi dei tabulati telefonici, consentirà di avere un quadro generale degli incontri tra personaggi sospettati.

Sono infine ulteriormente efficaci gli accertamenti bancari sui conti correnti dei trafficanti d’arte, il più delle volte intestati a presta-nomi. La movimentazione di denaro eseguita principalmente con assegni bancari lasciano una traccia indelebile nel tempo, che può condurre all’origine del mercato clandestino, e quindi ai “clienti”.

L’attività di polizia giudiziaria così descritta è solo una parte della variegata tipologia di metodi impiegati nella lotta ai trafficanti di opere d’arte di illecita provenienza.

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