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Resoconto annuale Carabinieri dell’Arte. Una selezione dei recenti recuperi

(Tempo di lettura: 9 minuti)
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VENERI PALEOLITICHE

Il 31 maggio 2019 a Firenze, nell’ambito di un’attività d’indagine finalizzata al contrasto dell’importazione tramite e-commerce di beni d’arte illecitamente sottratti al patrimonio culturale straniero, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Firenze, venivano rinvenuti e posti in sequestro nr. 460 manufatti di epoca compresa tra il paleolitico finale (18.000 a.C) ed il III secolo d.C., tutti illecitamente detenuti presso l’abitazione di un collezionista.

I manufatti, costituiti prevalentemente da statue votive raffiguranti la dea madre, arpioni, bulini e propulsori in osso della fase paleolitica finale, a seguito di articolato esame tecnico eseguito presso il “Museo delle Civiltà” di Roma, venivano ritenuti provenienti da estese aree geografiche individuabili nell’Oriente Euro Asiatico (Anatolia, Armenia, vicino Oriente, Mesopotamia, Iran, Siria, Cipro, Palestina, Fenicia, Giudea, Canaan), nell’Europa Centro Orientale (Grecia, cultura Cicladica, Albania, cultura Vinca, cultura Cucuteni, Polonia, Serbia, Europa Orientale, Bulgaria, Romania, Ungheria, Russia, Siberia, Ucraina), nel Sub Continente Indiano (Valle dell’Indo, Pakistan, Afghanistan, cultura Mehrgarh, cultura Nindowari, cultura Bajaur, Impero Shunga, Battria-Margiana), nel Nord Africa e penisola Arabica (Egitto, culture Sahariane, Yemen) e nell’Europa Occidentale (penisola Iberica, Gibilterra, Francia, Austria, Germania, Malta).


KANTHAROS APULO GIANIFORME ATTRIBUITO AL GRUPPO DEL PITTORE DELL’ILIUPERSIS (375 – 350 a.C)

Le opere scavate clandestinamente da aree archeologiche nazionali, per le quali il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale possiede fotografie ed elementi probatori dei reati specifici perpetrati, sono facilmente individuabili allorquando vengono immesse nel mercato antiquario. È il caso del kantharos gianiforme attribuito al Gruppo del pittore dell’Iliupersis (ceramografo tarantino), 375-350 a.C., messo in vendita nel luglio 2019 da un’importante casa d’aste inglese.

Grazie alle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma e alla collaborazione della casa d’aste è stato possibile recuperare il reperto, che è stato restituito presso l’Ambasciata d’Italia in Gran Bretagna e quindi rimpatriato.


HYDRIA APULA ATTRIBUITA ALLA SCUOLA DEI PITTORI DI VARRESE E DEI NASI CAMUSI (350-330 a.C.)

SITULA APULA ATTRIBUITA AL PITTORE DI DUBLINO (365-350 a.C.)

Nel 2015, grazie ad un’attività di controllo incrociato tra i beni posti in vendita da una nota casa d’aste londinese e le informazioni contenute nella Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti gestita dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, sono stati rintracciati diversi reperti di varie epoche, trafugati a cavallo tra gli anni ’60 e ’80 e rivenduti sul mercato internazionale da trafficanti d’arte.

Tra i reperti figurano anche una hydria apula a figure rosse del 350-330 a.C. e uno stamnos falisco a figure rosse risalente al IV secolo a.C., che erano tra gli oggetti ricercati poiché compresi in un elenco di beni ricettati da alcuni noti trafficanti italiani d’opere d’arte.

I reperti, restituiti all’Italia presso la sede dell’Ambasciata italiana a Londra anche grazie alla proficua collaborazione con le autorità della Gran Bretagna e con la casa d’aste, dopo essere stati rimpatriati sono stati recentemente esposti al Palazzo del Quirinale in occasione dell’anniversario dei 50 anni del Comando CC TPC.


CRATERE A CAMPANA PESTANO ATTRIBUITO AL PITTORE PYTON (IV SEC. a.C.)

Durante l’attività di controllo delle collezioni on line dei più importanti musei americani, i Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale hanno individuato presso un noto museo di New York un cratere pestano a figure rosse. Le indagini hanno dimostrato che il vaso, provento di scavi clandestini avvenuti in Campania in data antecedente al 1985, era stato ricettato e illecitamente esportato da un importante trafficante internazionale italiano.

Il bene esposto sin dal 1985 nel sopracitato museo americano è stato recuperato anche grazie all’impegno del District Attorney di New York ed è stato restituito allo Stato italiano per la sua ricontestualizzazione.


ANFORA ATTICA ATTRIBUITA AL PITTORE DI CHARMIDES (IV SEC. a.C.)

Nel 2016 durante l’attività di controllo del mercato online di opere d’arte, i Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale hanno localizzato sul sito di una galleria d’arte di New York un’anfora attica a figure rosse di dubbia provenienza. Gli ulteriori accertamenti svolti in Italia e negli Stati Uniti in collaborazione con gli uffici dell’HSI – ICE di New York e di Roma, hanno permesso di appurare che si trattava di un reperto scavato clandestinamente nel sud Italia nei primi anni ’80, esportato illegalmente e immesso nel mercato antiquario.

Le evidenze probatorie hanno consentito anche grazie al fattivo impegno dell’United States Attorney’s Office for the Eastern District di New York il suo sequestro e la conseguente restituzione all’Italia.


ANFORA ATTICA DI TIPO NOLANO ATTRIBUITA AL PITTORE DETTO DI HARROW (IV SEC. a.C.)

Durante l’attività di controllo del mercato on line di opere d’arte, i Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale hanno individuato 9 reperti di notevole interesse archeologico, tra cui una preziosa anfora nolana a figure rosse, in vendita per 250.000 $ presso una nota galleria d’arte di New York.

Le indagini dei Carabinieri hanno permesso di appurare che i reperti erano stati venduti ad un faccendiere da uno dei tombaroli più attivi nell’area di Cerveteri (Roma), che spesso concludeva affari in prima persona, senza la mediazione di altri ricettatori. Alcune fotografie in cui i beni presentavano ancora incrostazioni da scavo e l’analisi dei documenti contenuti all’interno dell’archivio del trafficante sono stati determinanti per dimostrare che gli oggetti provenissero da traffico illecito. Grazie alla fattiva collaborazione con il New York County District Attorney’s Office, è stato così possibile rimpatriare tutti i reperti.


NESTORIS NICOSTENICA (VI SEC. a.C.)

È stato possibile recuperare la rarissima nestoris firmata da Nicostene grazie alla collaborazione di un importante Museo di una prestigiosa Università inglese che lo aveva ricevuto, negli anni ’60, da un noto trafficante, operante nel mercato antiquario europeo e statunitense, imputato in un processo instaurato dal Tribunale di Roma.

L’opera, proveniente da aree archeologiche di Orvieto, in Umbria, è stato restituito nel 2019 al Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo attraverso i Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale che, a suo tempo, avevano condotto le indagini delegate dalla Procura di Roma.


TESTA SCULTOREA DI ETÀ ROMANA

Nel mese di giugno 2019, i militari della Sezione Archeologia del Reparto Operativo CC TPC hanno rimpatriato, dalla Germania, una testa in marmo romana del II secolo d.C. raffigurante una divinità maschile che idealizzava le virtù del popolo romano. L’importante reperto, di rilevantissimo interesse storico-artistico ed archeologico, era stato rinvenuto nel corso degli scavi realizzati nel 1937 nel Comune di Fondi (LT) e trafugato dal locale Museo Civico, tra il 1944 e i primi anni ’60.


La scultura era pervenuta nel fondo collezionistico del museo archeologico dell’Università di Münster, in Germania, che l’aveva acquistato in buona fede nel 1964 e, dopo essere venuto a conoscenza della provenienza illecita del bene, aveva richiesto la collaborazione del Carabinieri per attivare le procedure per la sua restituzione all’Italia.


CODICE PERGAMENACEO

Nel mese di dicembre 2019, militari della Sezione Archeologia del Reparto Operativo TPC, a seguito di controlli fotografici eseguiti grazie ad una segnalazione di una importante Casa d’aste inglese, hanno rimpatriato il codice pergamenaceo “Ezechiel et prophetae: esdrae, neemiae, mach (abearum); Novum Testamentum”, risalente agli inizi del XIV secolo e consistente in 284 fogli, molti dei quali miniati.

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L’importante manufatto, di rilevantissimo interesse storico-artistico, era stato trafugato dal fondo Ospedale San Salvatore dell’Archivio di Stato di Roma il 26 maggio 1977 unitamente ad altre pubblicazioni.


L’opera proviene da un collezionista olandese, che l’aveva acquistato in buona fede in Svizzera nel 1998. Essendo venuto a conoscenza della provenienza illecita del bene, attraverso la predetta casa d’aste, ha manifestato il proposito di restituire spontaneamente all’Italia il libro che è stato immediatamente rimpatriato.


OLIO SU TELA DI SCUOLA MICHELANGIOLESCA (XVI SEC.)

Il 5 dicembre 2019, nell’ambito di un’attività preventiva finalizzata  al contrasto della commercializzazione di beni culturali illecitamente sottratti avviata d’iniziativa presso una manifestazione fieristica tenutasi nella Capitale, veniva sottoposto a sequestro il dipinto olio su tela raffigurante una Pietà, esposto a titolo pubblicitario nel corso dell’evento. I rilievi fotografici dei beni esposti in vendita, verificati nella Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, hanno consentito di identificare il bene quale provento dei reati di truffa e circonvenzione di persone incapaci denunciati presso la Procura della Repubblica di Pesaro, e di proseguire l’attività investigativa sotto il coordinamento della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, Sost. Proc. Dr.ssa Maria Bice Barborini.


PUTTI ATTRIBUITI A DOMENICO ANTONIO VACCARO (XVIII SEC.)

Il 13 settembre 2019, nell’ambito di un’attività preventiva finalizzata  al contrasto della commercializzazione di beni culturali illecitamente sottratti avviata d’iniziativa presso un esercizio commerciale del settore antiquariato della Capitale, venivano sottoposti a sequestro n. 3 sculture raffiguranti putti attribuite a Domenico Antonio Vaccaro.

I rilievi fotografici dei beni esposti in vendita di elevato pregio e fattura, verificati nella Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, (foto in bianco e nero nella gallery), hanno consentito di identificare i beni quale provento di furto consumato in danno della Chiesa di Santa Maria del Plesco, sita in Casamarciano (NA), oggetto di diversi saccheggi denunciati fra il 1970 ed il 1999. I successivi approfondimenti investigativi, coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, consentivano l’individuazione e il recupero di altri due angeli nella disponibilità di un antiquario di Palermo e di un terzo, acquistato da un privato cittadino residente nella provincia di Cremona. Determinante è stata la collaborazione con l’Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici della Diocesi di Nola.


SCUDO DI GARIBALDI DONATO DAL POPOLO SICILIANO ALL’EROE DEI DUE MONDI

Militari del Reparto Operativo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e della Stazione di Roma Gianicolense hanno recuperato lo “scudo di Garibaldi”.

Si tratta di un’opera unica nel suo genere: una scultura bronzea policroma di forma circolare, del diametro di 118 cm e del peso di circa 50 chilogrammi, realizzata da Antonio Ximenes, padre del più noto scultore Ettore Ximenes. Nel centro dello scudo, al posto dell’antico brocchetto che serviva per colpire il nemico, sporge da una conchiglia (per l’appunto Caprera) sormontata dalla testa di Giuseppe Garibaldi. Fa da cornice una corona di quercia cinta da un nastro: sulle foglie sono incise le principali battaglie combattute da Garibaldi, da Montevideo a Digione. Lo scudo è diviso in otto raggi, in ognuno dei quali sono incisi gruppi allegorici che riportano gli stemmi delle principali città italiane, oltre ad icone simboliche che rappresentano la Carità, la Giustizia, la Gloria e la Scienza strategica. L’intero scudo è cinto da una corona d’alloro dove sono incisi i nomi di tutti i “Mille di Marsala” ( 1089 per l’esattezza).

L’oggetto fu donato da Garibaldi alla città di Roma, che lo custodì nel Museo Capitolino, per poi essere trasferito presso il Museo Nazionale del Risorgimento nel Palazzo del Vittoriano, come documentato in vari cataloghi di esposizioni dell’opera, per ultimo nel 1982, in occasione del centenario della scomparsa dell’Eroe.


(Fonte: Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale)



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