Sgominata organizzazione criminale internazionale dedita al traffico illecito beni archeologici
I reperti provenivano tutti da scavi clandestini in antichi siti della Bulgaria
8 persone arrestate e circa 4.600 reperti archeologici recuperati: è il bilancio dell’operazione di polizia internazionale “Medicus”, coordinata da Europol. Il valore dei beni sequestrati è di diversi milioni di euro. I fatti risalgono allo scorso ottobre, ma i dettagli dell’operazione sono stati resi noti solo oggi per ovvie ragioni legate al riserbo delle indagini.
Europol ha dunque coordinando lo scambio di informazioni e organizzato diverse riunioni operative finalizzate al recupero delle opere e all’arresto dei responsabili del furto, grazie all’impegno della Direzione Generale per la lotta contro la criminalità organizzata del Ministero degli Interni bulgaro, insieme con la Metropolitan Police inglese e la Polizia Criminale di Stato tedesca, la Bayerisches Landeskriminalamt.
Le indagini avevano avuto inizio già nel marzo 2018, quando la polizia bulgara, informata dai colleghi britannici, aveva avviato le indagini sul traffico di beni culturali portati fuori dai confini nazionali. Attraverso la Germania, gli oggetti scavati clandestinamente transitavano dalla Bulgaria verso il Regno Unito, grazie a un sistema di trasporti privati.
5 sospetti sono stati arrestati in Bulgaria e 3 nel Regno Unito, individuati questi ultimi nel momento di passaggio nel paese con una quantità significativa di materiale archeologico nascosto nel veicolo in cui viaggiavano.
Tra i reperti archeologici sequestrati figurano ceramiche, urne funerarie in vetro, lucerne, punte di freccia, lance e monete antiche. La maggior parte dei beni è databile a età romana e proviene dai castrum un tempo situati nel nord della Bulgaria. Altri manufatti sono riferibili all’età del bronzo, alla fase iniziale dell’età del ferro, al medioevo e al periodo ottomano.
Questo caso conferma come il modo più semplice per commercializzare i beni archeologici provenienti da scavi clandestini sia il loro inserimento nel mercato nero dell’arte. Poiché portati alla luce da poco, i beni trafficati sono difficilmente identificabili e la loro provenienza illecita può essere camuffata, grazia anche alla produzione di documentazione prodotta ad hoc, che ne attesta la storia fittizia.
(Fonte: Europol).
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