In occasione delle attività promosse dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino per il recupero e l’apertura di un nuovo percorso di visita degli appartamenti di rappresentanza di Palazzo Chiablese, la Fondazione Centro per la Conservazione ed il Restauro dei Beni Culturali “La Venaria Reale” (CCR) ha condotto il restauro della Sala dell’Alcova, destinata ad ospitare la straordinaria scrivania a doppio corpo con intarsi in avorio e madreperla realizzata dall’ebanista della corte sabauda, Pietro Piffetti. Ritrovato nel 2018 dai Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale di Torino, il prezioso arredo è stato finora esposto alla Reggia di Venaria, dopo il restauro curato dagli specialisti del CCR.
Gli interventi nella Sala dell’Alcova sono stati promossi nell’ambito della convenzione triennale in corso tra il CCR e il Segretariato Regionale per il Piemonte che con fondi ministeriali ne ha finanziato il recupero tra il 2019 e il 2020.
I complessi interventi conservativi sono stati progettati e condotti da un team interdisciplinare del CCR a partire da un approfondito studio tecnico-scientifico, volto ad indagare le peculiarità strutturali e i materiali in opera relativi alle differenti tipologie di manufatti presenti nella sala (dalla volta con decorazioni a rilievo in stucco, agli arredi lignei fissi e mobili, al pavimento ligneo, ai manufatti lapidei, in vetro e metallo, ai dipinti su tela), originali e riconducibili ad interventi successivi, al fine di orientare le scelte metodologiche.
Nella lunga galleria alfieriana, trasformata a metà Ottocento in camera da letto con annessa alcova, danneggiata dai bombardamenti del 1943, i restauratori hanno ridato leggibilità alla ricca decorazione a rilievo in stucco dorato che si sviluppa con putti, festoni, racemi e fogliami sulla fascia di imposta della volta. Il rivestimento ligneo, che ricopre la parte inferiore delle pareti, nel tempo alterato da pesanti ridipinture e manomissioni, è stato oggetto di analisi scientifiche che hanno consentito di acquisire elementi utili ad indagare la tecnica di esecuzione permettendo di pianificare l’intervento e tutte le fasi di recupero delle superfici fortemente alterate nella forma e nella cromia dalla presenza di cospicui strati soprammessi nel corso dei secoli. La rimozione delle ridipinture consente oggi di ammirare nuovamente la decorazione floreale attribuita a Michele Antonio Rapous, autore anche del paracamino. Le tracce di filato, rinvenute dietro la boiserie, hanno orientato la scelta del colore azzurro cenere della tappezzeria, arricchita da un modulo decorativo in filo dorato che riproduce quello del parato ottocentesco.
Con il supporto della Fondazione Compagnia di San Paolo, i lavori proseguono ora in altri due ambienti del piano nobile nel tardo settecento adibiti a camere di udienza e da letto del duca del Chiablese, Benedetto Maurizio di Savoia, figlio cadetto del Re di Sardegna Carlo Emanuele III.
In queste sale è in corso una manutenzione complessiva su volte e arredi fissi e mobili che vede coinvolti tutti i laboratori del Centro. Nella camera da letto l’operazione, condotta sotto la direzione della Soprintendenza, ha permesso il recupero della decorazione floreale settecentesca di alcuni pannelli della zoccolatura (lambris) celata da pesanti ridipinture. In particolare, in corrispondenza delle specchiere tra le finestre, si può ora leggere nuovamente la decorazione, parte integrante dell’apparato unitario della sala esteso anche ai dipinti su tela a fiori e frutti ad uso di sovrapporte e paracamino.
La sala dell’Alcova
Devastata dai bombardamenti anglo-americani del 1943-1944, la Sala dell’Alcova di Palazzo Chiablese era stata parzialmente ricomposta nel dopoguerra e, fino a qualche mese fa, era utilizzata come ufficio della Soprintendenza: l’incendio di oltre settant’anni fa aveva risparmiato ampie porzioni degli stucchi settecenteschi della volta, le boiseries angolari intarsiate a specchi e il lambris con intagli dorati e mazzi di fiori, riferibili al pittore torinese Michele Antonio Rapous; sono però andate perdute le tele dipinte inserite nelle sovrapporte, le antiche tappezzerie di seta e la spettacolare decorazione barocca di legno intagliato e dorato che ornava il grande arco d’accesso al vano dell’alcova vera e propria.
La bella campagna fotografica eseguita intorno al 1940, prima delle distruzioni belliche, documenta un ambiente particolarmente raffinato e lussuoso in cui si fondono armoniosamente due fasi storiche; la prima, risalente al 1754-1764, fa parte dell’elegantissimo allestimento delle sale del palazzo commissionato dall’ultimo figlio di Carlo Emanuele III, Benedetto Maurizio di Savoia, duca di Chiablese, un intervento progettato e seguito dall’architetto regio, Benedetto Alfieri: gli ornati della volta, le boiseries e gli intagli delle cornici documentano così, a un livello qualitativo molto alto, la grande stagione del rococò torinese. Il pezzo più importante è però lo spettacolare mobile a doppio corpo di Pietro Piffetti, inserito nell’angolo sud-est: l’opera – una scrivania con scansia ad ali pensili – è pagata all’artista nel 1768 e documenta la fase tarda del più celebre ebanista piemontese in cui la ricchezza dei materiali impiegati, come la madreperla, il bronzo e l’ebano, si coniuga con un alleggerimento delle decorazioni, perfettamente in linea con il gusto di Alfieri. Nel 1850 l’ambiente è trasformato in camera da letto per il matrimonio tra Ferdinando di Savoia Genova, il secondogenito di re Carlo Alberto, con Elisabetta di Sassonia: in quest’occasione sono eseguite le sontuose tappezzerie con la corona reale e il nodo Savoia, è inserito un caminetto in stile neobarocco sotto la finestra centrale e sono rinnovate le decorazioni del soffitto.
Il ritrovamento in una collezione privata del mobile di Piffetti, illecitamente esportato nel dopoguerra e, dopo le indagini dei carabinieri del TPC, restituito al palazzo Chiablese nel 2018, ha così avviato un percorso progettuale che, partendo dal restauro del pezzo seguito dal CCR “La Venaria Reale”, si è esteso al recupero dell’intero ambiente, sempre con i restauratori del Centro. Lo smontaggio delle boiseries che, dopo l’intervento di pulitura, hanno recuperato lo sfarzo cromatico dell’oro e delle decorazioni floreali, ha così permesso di rivenire minimi frammenti della tappezzeria ottocentesca. Di qui si è partiti per ricostruire, con il confronto delle fotografie storiche, il modulo decorativo e i colori originali della stoffa che è stata ritessuta e ricollocata sulle pareti. Gli stucchi sono stati oggetto di un attento e meticoloso lavoro di ricomposizione che ha cercato di ridare leggibilità alla volta, menomata dai bombardamenti e molto integrata dagli interventi di metà Novecento. Infine, il doppio corpo piffettiano ha ritrovato la sua collocazione originale in una cornice sfarzosa, in grado di evocare l’ultima stagione durante la quale il Palazzo Chiablese ha svolto la sua funzione di residenza reale: si è infine provveduto a garantire le migliori condizioni di conservazione per il mobile e per tutti gli altri arredi della sala con un nuovo impianto di climatizzazione per il controllo dell’umidità e della temperatura.
L’impegno congiunto della Soprintendenza e del Centro si sta concentrando anche nelle due sale di parata dell’appartamento monumentale dove è in corso – grazie al sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo – un altro importante intervento di manutenzione e di restauro sulle boiseries, sulle tele delle sovrapporte, sugli arredi e sulle tappezzerie: gli ambienti saranno accessibili al pubblico, insieme con la Sala dell’Alcova, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio e sono un altro passo verso il recupero degli appartamenti monumentali del Palazzo Chiablese, destinati a essere stabilmente visitabili dal pubblico.
In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2020, il 26 e 27 di settembre, e quindi nuovamente il 3 e 4 di ottobre, la Soprintendenza apre al pubblico per la prima volta la Sala dell’Alcova dell’Appartamento del Duca del Chiablese, dopo un complesso restauro eseguito dal Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale. Nell’Alcova sarà nuovamente visibile la preziosa scrivania con alzata del Duca, opera di Pietro Piffetti, dispersa nel dopoguerra e recuperata nel 2018 dai Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale di Torino.
ORARI DI APERTURA
26 SETTEMBRE dalle 8.00 alle 23.00, con partenza visite alle ore 9.00 e ultima visita alle ore 22.30.
27 SETTEMBRE; 3-4 OTTOBRE dalle 8.00 alle 20.00, con partenza visite alle ore 9.00 e ultima visita alle ore 19.30.
La visita avviene ESCLUSIVAMENTE su PRENOTAZIONE da richiedere via mail a sabap-to.info@beniculturali.it e indicando OBBLIGATORIAMENTE un recapito telefonico.
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