Tornano a splendere a Pontecagnano i reperti archeologici sequestrati dalle Fiamme Gialle
Nella suggestiva cornice del Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano Faiano (SA), ha avuto luogo la consegna di straordinari reperti archeologici, oggetto di pregressi sequestri della Guardia di Finanza, alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Salerno e Avellino.
I manufatti erano stati recuperati circa tre anni fa dai Finanzieri della 1a Compagnia di Salerno, all’esito di una perquisizione eseguita nella tenuta di un privato, costruita in via totalmente abusiva, poiché all’interno del Parco Archeologico di Pontecagnano, area di fatto sottoposta al vincolo culturale e paesaggistico.
In occasione dell’odierna cerimonia, il Comandante Provinciale delle Fiamme Gialle salernitane, Generale di Brigata Danilo Petrucelli, ha affidato i beni alla Soprintendente, Arch. Francesca Casule, alla presenza anche della dott.ssa Luigina Tomay, Direttrice del Museo di Pontecagnano e Funzionario archeologo responsabile di zona.
Tra i ritrovamenti di maggiore pregio, figurano alcuni vasi e circa 150 monete, per lo più bronzee, ma anche con esemplari in argento, che si collocano in un ampio arco cronologico, compreso tra il V secolo a.C. e l’età tardo-imperiale. La più antica, in particolare, è uno statere riconducibile alla zecca della colonia magno-greca di Kroton. Seguono poi un denario repubblicano con testa di Apollo sul dritto e Minerva su quadriga al rovescio, coniato nell’84 a.C. e un altro raffigurante l’imperatore Settimio Severo, datato al 210 d.C.
La perizia eseguita sui reperti ha consentito di determinare che la ceramica cd. “d’impasto” a cui appartengono i vasi oggetti di sequestro è direttamente confrontabile con alcune ceramiche esposte nel Museo di Pontecagnano, appartenenti a corredi funerari databili alla fine del VII secolo a.C. Vengono quindi restituiti alla collettività oggetti di importante interesse storico e archeologico, illegalmente sottratti dal loro contesto originario.
L’azione delle Fiamme Gialle di recupero e restituzione di questi beni alla Soprintendenza intende sottolineare la forte necessità di reprimere i fenomeni di scavi clandestini e di appropriazioni illecite di antichi reperti, i quali, al di là del loro valore intrinseco, ne rivestono uno ancora più importante, legato alla testimonianza dell’organizzazione sociale ed economica delle comunità che, secoli or sono, hanno abitato i nostri territori.
L’impegno comune è che, venute meno le restrizioni imposte dalla pandemia in atto, i reperti possano essere esposti e resi fruibili, riconsegnando un importante frammento della nostra storia.
[Fonte: Guardia di Finanza].
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