I Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Cagliari hanno eseguito in mattinata l’ordinanza emessa dal Tribunale di Nuoro che ha disposto il sequestro preventivo del Santuario campestre di Sant’Elena, composto dalla chiesa, dalle relative pertinenze e da parte delle c.d. “cumbessias” e/o “muristenes” (piccoli alloggi per i pellegrini e i novenanti posti nelle vicinanze delle chiese e dei santuari campestri della Sardegna).
Il Santuario, datato tra il 1777 e il 1803, per il quale la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Sassari e Nuoro ha avviato la procedura amministrativa di verifica di sussistenza dell’interesse culturale, venne riedificato agli inizi del Novecento. L’impianto architettonico presenta una navata unica centrale con volte a botte in mattoni, abside e coro ligneo; due campanili laterali a vela caratterizzano la facciata.
Il Santuario rappresenta un luogo di particolare venerazione e pellegrinaggio per i siniscolesi e le comunità limitrofe, che il 18 agosto di ogni anno vi si recano in gran numero per i riti dedicati alla Santa.
I fabbricati e le aree che afferiscono al Santuario sono stati sottoposti a sequestro a maggio 2020 d’iniziativa dai militari del Nucleo TPC, a seguito di segnalazione dell’Ufficio Tecnico del Comune di Siniscola, che riscontrava l’esecuzione di lavori edili in assenza di titoli autorizzativi, sia sotto il profilo monumentale (D.Lgs. 42/2004) che edilizio (D.P.R. 380/2001)[1]. Successivamente, a novembre dello stesso anno, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Nuoro ha rigettato la richiesta di sequestro preventivo avanzata dalla Procura della Repubblica, disponendo l’immeditato dissequestro e la restituzione all’indagato delle strutture religiose.
Al successivo ricorso proposto dalla Procura della Repubblica di Nuoro, il Tribunale ha disposto un nuovo sequestro preventivo dei beni. Una persona è stata segnalata alla Procura della Repubblica per i reati di “opere illecite e opere eseguite in assenza di titolo abilitativo valido”.
Questo risultato, che si inquadra nell’ambito dell’attività istituzionale svolta dai Carabinieri del Comando per la Tutela del Patrimonio Culturale, è stato raggiunto grazie alla sinergia operativa con la Compagnia Carabinieri di Siniscola, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Sassari e il Comune di Siniscola che, con la tempestiva segnalazione, ha contribuito in maniera determinante a far sì che non fossero proseguite opere non adeguate alle caratteristiche storico-architettoniche del Santuario.
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