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I violini di Mussolini

(Tempo di lettura: 3 minuti)

Uno degli aspetti poco conosciuti e, forse, ancor meno indagati della vita di Benito Mussolini è stato il suo rapporto con la musica. Qualche elemento coevo lo si ritrova nel ritratto “Mussolini Musicista” vergato dal musicologo Raffaello De Rensis nel 1927, che ci restituisce una immagine di un Duce profondamente interessato alla musica, quella suonata nelle feste di paese o quella proposta delle bande nelle solenni ricorrenze.

Il futuro fondatore del Fascismo si interessò giovanissimo al violino e i primi rudimenti li apprese proprio nella bottega del padre, fabbro, dove lavorava un garzone che era anche il “violinista” del paese. Gli studi musicali proseguirono in seguito sia a Faenza, presso il Collegio dei Salesiani, sia a Forlimpopoli presso l’Istituto Magistrale.

Il violino è stato sempre un suo fedele compagno di viaggio e, come afferma De Rensis parlando di Mussolini «a qualunque ora torni a casa, da qualsiasi cura assillato, sul suo violino si butta con famelica rabbia, e più è arrabbiato meglio suona, specie se si tratta di musica nuova per lui…». Ormai avanti nell’età, Mussolini proseguì lo studio del violino sotto la guida del maestro Amilcare Montanelli dal 1907 al 1910.

De Rensis ci restituisce una fotografia del loro primo incontro, avvenuto il 7 ottobre 1907: « Un uomo di circa trent’anni di aspetto assai modesto, comparve nel mio studio in Corso Vittorio Emanuele. Confesso che al primo vederlo ebbi sorpresa e quasi timore. Seppi infatti che il liutaio Luigi Paganini era stato furbescamente derubato di un violino, mai recuperato nonostante le pratiche della polizia. L’uomo che stava dinnanzi a me, largo di spalle, faccia quadra con zigomi sporgenti, aveva due grandi occhi che avrebbero ipnotizzato un bue. Disse:
– Desidererei prendere qualche lezione di violino.
– Di violino? Chi è lei e donde viene?
– Sono Benito Mussolini di Predappio e dirigo qui a Forlì la “Lotta di classe”.
– Ah, ah! Guarda un po’ che strana combinazione! Lei vuol suonare il violino. Ma alla sua età è tardi a meno che non sia già molto avanti nella tecnica.
– Ho buona volontà. Qualche poco ho studiato anche a Trento.
– Ah, dunque lei fu a Trento? A far cosa?
– Vi dirigevo “Il Popolo”, ma un brutto giorno mi sfrattarono. Allora mi recai in Isvizzera e poi a Forlì…».

In base al racconto del Maestro Montanelli riportato da De Rensis si apprende che nel 1907 Mussolini “possedeva un istrumento che non era certo dei migliori per studiare. Il Maestro Montanelli gli suggerì di acquistarne uno senza difetti di misura ma l’allievo rispose che vi avrebbe provveduto poi… a tempo debito”.

Il Violino di Benito Mussolini conservato al Museo di Predappio.

E in effetti quel tempo arrivò e di violini, Mussolini, ne ebbe molti tra le mani. Quelli noti sono circa una decina: uno Stradivari; un Nicola Utili di colore nero donatogli dalla Società Operaia di Forlì; altri 4 violini non precisamente identificati; un violino ora conservato a Predappio; un violino Nicola Amati del 1646, appartenuto ad Antonio Vivaldi, donato a Mussolini nel novembre 1930 dall’industriale tessile torinese Gr. Uff. Filippo Giordano. Questo strumento è passato di mano in mano negli ultimi settant’anni: dal commerciante newyorkese Emil Herrmann nel 1955 al violinista John Burnett di West Redding (Connecticut); dal collezionista Thomas M. Roberts di Memphis nel 1979 alla Casa d’Asta Bonhams di Londra (lotto 274) il 12 maggio 2014.

Un ultimo violino di Mussolini, donato alla figlia Edda nel 1934, è stato rubato nel 2017 dall’Hotel Promenade di Riccione e non è ancora stato rintracciato.

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