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ID-Art, l’app di INTERPOL accessibile a tutti

INTERPOL
(Tempo di lettura: 10 minuti)

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“Capture the Art, capture the criminals” ovvero scatta la foto, cattura i criminali. È ciò che si legge nella schermata iniziale di ID-Art, la prima app realizzata da INTERPOL e finanziata dalla INTERPOL Foundation for a Safer World. Ideato nel 2016, il progetto è stato realizzato grazie a un raffinato software di riconoscimento delle immagini, capace di identificare i beni culturali rubati, presenti nel database di INTERPOL.

«È straordinario pensare come già nella brevissima fase che ha preceduto il lancio – ci dice Corrado Catesi, che coordina la Unit of Art di INTERPOL – i Carabinieri del Comando per la Tutela Patrimonio Culturale abbiamo individuato grazie a ID-Art due statue rubate e messe in vendita su una piattaforma online. Notizie positive ci sono arrivate anche dai Paesi Bassi, dove le autorità preposte hanno recuperato altre due opere d’arte, in questo caso dipinti, identificati dalla Dutch Art Crime Unit grazie alla nostra app».

Rendere scaricabile liberamente ID-Art significa permettere a tutti, non solo alle forze dell’ordine, di accedere al database di INTERPOL.
Abbiamo voluto generalizzare l’accesso ai dati già resi pubblici, li abbiamo voluti mettere a disposizione di tutti. In tal modo, polizia, agenti delle dogane, collezionisti, mercanti o appassionati d’arte potranno verificare immediatamente se un oggetto di loro interesse è tra i 52.000 attualmente registrati come rubati.
Per quanto riguarda nello specifico le polizie, INTERPOL non ha solo lo scopo di collegarle, ma anche di fornire loro strumenti utili, pratici ed efficienti per raggiungere gli scopi comuni. Come Psyche, ID-Art è stata pensata per le unità specializzate, impegnate nel contrasto al traffico illecito di beni culturali, e per quelle che possono entrare in contatto con un’opera d’arte illecitamente esportata, importata o trafficata, come il personale delle dogane, delle agenzie doganiere e di tutti coloro che hanno la necessità di controllare, per esempio, la provenienza illecita di un oggetto. Nell’articolo n. 5 della Convenzione UNIDROIT, che mi piace sempre citare, si parla di due diligence: prima di acquistare un’opera d’arte è bene controllare nei registri nazionali la sua lecita provenienza. In detto articolo si parla ovviamente di registri nazionali perché nel 1995, anno in cui la Convenzione è nata, il database di INTERPOL ancora non esisteva. Gli unici database dedicati esistenti all’epoca erano Leonardo, gestito dal Comando Carabinieri per Tutela Patrimonio Culturale, e TREIMA dell’Office Central de lutte contre le trafic des biens culturels (OCBC). Successivamente, con il primo database internazionale, a partire dal 2009, INTERPOL ha dato la possibilità al pubblico di controllare le opere d’arte, dando loro la possibilità di accesso. Ora abbiamo voluto dare una possibilità in più a tutti, non solo alle forze dell’ordine, ma anche a coloro i quali vanno per mercatini dell’antiquariato la domenica mattina o in una galleria o in qualsiasi altro posto dove sia possibile acquistare un’opera d’arte, un bene culturale, con la possibilità di controllare seduta stante se quell’oggetto sia mai stato riportato come rubato da INTERPOL.

INTERPOL traccerà le attività degli utenti?
No, non lo farà.  Sarà rilevata solo l’attività statistica di chi la usa. Interesserà sapere, per esempio, se si utilizza di più la ricerca visiva o quella manuale delle opere d’arte, ma non si conoscerà altro su chi usa l’app, né il nome né la data di nascita né la sua email. Non disponiamo insomma dei dati sensibili dell’utente. Noi sapremo quanti smartphone scaricheranno la nostra applicazione e quali tools verranno utilizzati maggiormente. Vedere se un utente andrà a inventariare le sue opere d’arte o a segnalare condizioni particolari in cui versano i siti ascrivibili al patrimonio culturale sarà utile per migliorare l’attuale versione di ID-Art, che diventerà pertanto più user friendly.

Quando ci si collega al database di INTERPOL si utilizza il sistema I24/7 delle forze di polizia. Sarà lo stesso per l’app?
Assolutamente no. Questo è il motivo per cui per scaricare l’applicazione mobile non si forniscono i dati personali. Noi vogliamo  aumentare il numero di utilizzatori per localizzare e recuperare le opere d’arte rubate.

L’app consente l’accesso a tutte le informazioni sulle opere d’arte rubate contenute nel database?
No, garantisce l’accesso alle informazioni più importanti per l’identificazione del bene rubato. Infatti, l’app nasce con l’idea di dare un accesso veloce e pratico al database per tutti coloro che vogliono consultarlo “on the go”. Non era pensabile riprodurre esattamente il database nell’applicazione, sarebbe stato controproducente. Ma oltre a questo abbiamo voluto arricchire l’applicazione con importanti features.

L’applicazione permette l’accesso in tempo reale al database di INTERPOL?
È proprio questo il punto di forza di ID-Art. Infatti, l’aggiornamento quotidiano dei dati gestibili da app segue in maniera pedissequa quello della banca dati, che viene implementata giornalmente con l’aggiunta dei pezzi segnalati dalle polizie nazionali o con la cancellazione di quelli che vengono recuperati.

Che cosa si può fare con ID-Art?
Utilizzando gli standard internazionali noti come “Object-ID”, i musei e i collezionisti privati potranno acquisire immagini e registrare le caratteristiche delle opere d’arte in loro possesso per tenere traccia delle loro collezioni. In caso di furto, questi documenti potranno essere forniti alle forze dell’ordine, rendendo così più facile la loro individuazione e quindi il recupero. Sarà possibile inoltre segnalare i siti culturali potenzialmente a rischio. L’app consentirà, infatti, agli utenti di geolocalizzarli, di redigere una descrizione dettagliata dei luoghi e di salvare le immagini specifiche per documentarne le condizioni. Le schede di sito possono quindi essere utilizzate come prova o come base per la ricostruzione se, per esempio, il sito viene saccheggiato o distrutto.

Come viene eseguita la ricerca delle opere d’arte?
La ricerca tramite ID-Art può essere eseguita utilizzando foto scattate sul posto oppure caricando le immagini da dispositivo. È anche possibile inserire i criteri di ricerca manualmente. L’app dispone di un foto-tutorial essenziale, che va esplorato preventivamente per la buona riuscita dei risultati. L’attenzione per le foto deve essere la stessa usata per il database di INTERPOL: se un oggetto d’arte rubato non è documentato da una foto di qualità, il bene può addirittura non essere inserito. Per questi motivi l’app non risponde soltanto a una necessità pratica delle forze di polizia che lavorano sul territorio ma, attraverso l’immissione di nuovi dati, fornisce una soluzione alla carenza di informazioni utili sulle opere d’arte quando vengono rubate.

In che modo accadrebbe?
Quando qualcuno subisce il furto di un’opera d’arte o di un pezzo d’antiquariato o di un francobollo raro, gli oggetti rubati non sono quasi mai catalogati. ID-Art consente nella sostanza di realizzare una schedatura predisposta secondo lo standard internazionale dell’Object-ID. Anche le schede immesse nel database di INTERPOL sono strutturate secondo lo stesso criterio. Per questo motivo le foto utilizzate per realizzare il proprio catalogo su ID-Art devono rispondere a particolari requisititi. Se una foto inserita nella ricerca non risponde ai requisiti richiesti non si riuscirà mai a trovare l’opera nel database. Il problema può essere dato, per esempio, dal tipo di angolazione. Infatti, se la foto scattata non corrisponde a quella nel database, non si ottiene alcun risultato. Il nostro software riconosce anche la singola parte di un dato oggetto. Inoltre, se la foto inserita dall’utente è in B/N e il dipinto è a colori, o viceversa, il software dovrebbe essere in grado di riconoscere l’oggetto. Si sa però che anche il software più evoluto può restituire risultati errati. Noi abbiamo cercato di limitare al massimo il problema, ma resta sempre la possibilità che un’opera d’arte presente nel database non venga trovata se la foto non è scattata correttamente. Sono queste le ragioni per cui, pur mettendo a disposizione entrambe le modalità di ricerca, consigliamo sempre quella manuale.

Ci descrive le principali funzioni dell’app?
L’app si apre nella sezione “Stolen Items”, dove appaiono in automatico tutte le opere d’arte dichiarate rubate nel paese dal quale ci si collega. In ogni caso, l’utente potrà decidere di impostare la visualizzazione delle opere rubate a prescindere dalla sua localizzazione, grazie alla scelta personale che gli permetterà di visualizzare sempre uno specifico paese.

Digitando su “Search” viene visualizzata una schermata all’interno della quale compaiono le voci “Manual Search” e “Visual Search”. Da qui si procede per effettuare la ricerca delle opere d’arte, ricerca che potrà essere salvata con nome di volta in volta, modificata o cancellata [v. saved searches]. Nello storico [“History”], invece, non è possibile modificare i dati. Essi si cancelleranno automaticamente dopo la ventunesima ricerca.

Meno generica è la ricerca, più si sarà tutelati dalla due diligence. Mi spiego. Quando si agisce su “Manual Search”, si potrà dimostrare di avere esercitato “due diligence” attraverso la memorizzazione delle operazioni sul proprio smartphone. Prima di comprare un’opera occorre sincerarsi che essa non sia rubata. È necessario chiedere il certificato di provenienza, o di importazione se arriva da un altro paese, e sapere chi è il precedente acquirente. Attraverso le ricerche salvate si può dimostrare la propria buona fede.

Digitando invece su “Visual Search” l’app permette di inserire la foto di un oggetto d’arte (v. “Take a foto”) utilizzando appunto la ricerca visuale: da qui si accede alla telecamera o alle foto nel telefono. La ricerca è vincolata a tre categorie: “Object Typer”, “Medium/Technique”, “Material”. Se si possiede una foto e si digita su questi ultimi filtri, la ricerca sarà sempre più precisa. Come già accennato, per la visual search non esiste né lo storico, né la possibilità di salvare le operazioni effettuate: lo si è fatto per incoraggiare la ricerca manuale. Se nella “Manual Search” viene individuato l’oggetto di interesse, si può visualizzare la sua scheda.

La scheda nell’app è configurata come quella del database?
Nella scheda predisposta su ID-Art figurano i dati essenziali, ma i risultati della ricerca sono gli stessi che comparirebbero consultando il database. La fruizione del database richiede necessariamente tempi più lunghi, proprio perché le voci all’interno delle schede sono più numerose. L’app riporta le info più importanti presenti nell’Object ID: inserirle tutte avrebbe comportato il rallentato delle operazioni da smartphone. L’app del resto è pensata per un uso agile, finalizzato a una risposta concreta.

Come si procede nel caso in cui la ricerca effettuata da ID-Art porti a un risultato positivo?
Una volta individuato l’oggetto rubato è possibile effettuare più operazioni. Nella visualizzazione della scheda sull’app, digitando sul tasto rosso che riporta la dicitura “Report to INTERPOL” si può inviare l’info a INTERPOL. È un momento importantissimo. L’app condurrà direttamente alla casella e-mail impostata sullo smartphone, con l’inserimento automatico della posta del destinatario. Va tenuto presente che durante la procedura, fornendo il consenso, si esce dall’anonimato. Per esportare la scheda in pdf, nella schermata compare il tasto specifico, che permette di inviare il documento attraverso altri canali.

Incuriosisce la possibilità di creare un proprio archivio nell’app.
L’inventariazione degli oggetti si effettua attraverso il tasto “My inventory”. All’interno di questa sezione è possibile catalogare le opere d’arte in proprio possesso. Schedare in un proprio inventario l’opera d’arte significa tutelarla. Se in futuro dovesse essere oggetto di furto, potrei segnalarla con tutti i dettagli al TPC, che invierebbe l’info all’NBC, che a sua volta la invierebbe a INTERPOL. È fondamentale ribadire che tutti i dati inseriti in questa sezione non sono nella maniera più assoluta accessibili a INTERPOL, che saprà semplicemente della creazione di un generico Object ID. Quest’ultimo potrà essere in ogni momento editato con l’aggiunta di ulteriori elementi utili alla catalogazione oppure potrà essere cancellato.

Oltre che catalogare l’opera d’arte in suo possesso, l’utente potrà chiedere l’expertise sull’oggetto. Si pensi per esempio al personale di dogana che non conosce i dati su un oggetto individuato. Ne ignora, per es., la provenienza e non sa pertanto se si tratti di un oggetto rubato. Questo è uno dei grossi problemi dell’operatore sulla strada.  Quindi l’app non serve solo per la mera inventariazione degli oggetti. Interrogando INTERPOL attraverso l’app con informazioni puntuali è possibile ottenere risposte su che cosa si abbia di fronte.

La catalogazione degli oggetti nell’app ha dunque più finalità: l’inventariazione secondo standard internazionali; la possibilità di usare le schede in caso di furto; la si può utilizzare nel corso di un’operazione, per chiedere un accertamento a un esperto o a una fondazione; è utile quando si decida di vendere un oggetto. La catalogazione è utile altresì per evitare le truffe.  Nel momento in cui si agisce in questa direzione, nella visualizzazione da app non comparirà più il logo di INTERPOL, perché si starà agendo per scopi personali, che non coinvolgono l’Istituzione.

L’attenzione dell’app non si rivolge soltanto ai beni mobili, ma anche a quelli immobili. In che cosa consiste l’uso di ID-Art nella tutela di un sito di interesse culturale?
La sezione “Site card” è pensata per un uso personale dell’utente. È una sezione a cui teniamo moltissimo. Risulta utilissima quando si intercetta un qualsiasi danno a un bene culturale, per mano dell’uomo o in seguito a una catastrofe naturale. Sarebbe interessante potere essere in situ e documentare con una foto e con l’immissione di dati esatti, geolocalizzandolo, il danno rilevato, per segnalare quanto eventualmente accaduto in un’area di interesse culturale.

È possibile utilizzare ID-Art per il furto di un pezzo conservato nella propria abitazione?
No, questo non è possibile. L’app torna utile per gli aspetti che abbiamo illustrato.  Poi è dato per scontato che le informazioni raccolte da un utente su un determinato oggetto possano tornare utili all’occorrenza.

Con il lancio di ID-Art quali sono le aspettative di INTERPOL e, soprattutto, come si intende invogliare gli utenti a scaricare un’app di questo tipo?
È la prima app di INTERPOL, senza dubbio incuriosirà molti. Nella nostra visione delle cose, utilizzando l’app l’utente diventa parte attiva di un sistema che opera per il contrasto al traffico illecito delle opere d’arte e alla tutela. Diventa parte integrante di un network sempre vigile e che non può abbassare la guardia: nella tua tasca hai il database di INTERPOL, non è più possibile accampare scuse, puoi agire a fianco dell’Unità Specializzata. Puoi andare all’interno di una galleria, fare una foto e vedere se l’opera che ti ha incuriosito è segnalata da INTERPOL. In sostanza, sei protagonista di un’operazione che ti vede in lotta contro il crimine. Hai uno strumento che ti rende attore, non solo perché è il tuo lavoro come poliziotto specializzato o perché sei un doganiere o quant’altro, ma perché come cittadino potrai tutelare il patrimonio culturale, espressione della tua identità. Chi ha senso civico partecipa alla lotta contro il crimine e sa difendersi anche. L’auspicio più grande è che ID-Art diventi a tutti gli effetti uno strumento tecnico nelle mani di chi svolge attività di indagini quotidianamente e che venga utilizzata il più possibile per aumentare le probabilità di rinvenimento delle opere d’arte rubate. Bisogna incoraggiare i cittadini a catalogare le opere d’arte in loro possesso, perché in caso di furto le informazioni possono essere trasmesse a Lione e attraverso INTERPOL il bene rubato può essere ricercato in tutto il mondo.


Per scaricare l’app seguire i link sotto:

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