A settembre scorso “L’arpa di Villasanta” realizzata dal liutaio Michele Sangineto è stata rubata. Lo strumento musicale era stato realizzato nel 2012 dal noto ebanista e liutaio brianzolo e posta al centro della rotonda ubicata all’incrocio tra via Segantini e via Da Vinci a Villasanta, vicino Monza. L’arpa non solo costituiva un dono alla cittadinanza e uno dei monumenti identificativi del paese ma, col tempo, era diventato un vero e proprio punto di riferimento per gli automobilisti che identificavano quel particolare punto stradale come “la rotonda dell’arpa…”.
Un episodio che riporta alla mente il noto film “il 7 e l’8” dei comici siciliani Ficarra e Picone, nel quale il protagonista Tommaso, interpretato da Ficarra, si dilettava a rubare cartelli stradali. Se nel film il furto dei cartelli stradali simboleggia la casualità del destino, poiché a volte basta spostare un cartello, perché tutto prenda una direzione diversa, nel furto dell’arpa di Villasanta non si ravvisano né sottili riflessioni né rispetto per l’arte. “Più sono vuote le teste, più sono lunghe le mani”, avrebbe detto qualcuno commentando il deprecabile gesto. Qualcun altro, conoscendo Michele Sangineto e quanta passione e dedizione riserva da tempo al mondo degli strumenti musicali, ne ha raccolto il profondo sdegno: “Mi dispiace: l’avevo realizzata con tanto amore e donata a Villasanta. Anche i villasantesi la apprezzavano e la consideravano un punto di riferimento stradale e decoro urbano”. Michele Sangineto, docente all’Istituto Statale d’Arte di Monza, si è specializzato nella costruzione di strumenti musicali della tradizione popolare, settore nel quale è diventato un’autorità a livello internazionale. Ha partecipato a mostre organizzate presso Festival di Lorient in Canada, al Louvre di Parigi e al Royal College of Music di Londra. Alcuni tra i più grandi interpreti mondiali di musica celtica, come Alan Stivell a Derek Bell dei Chieftains per fare qualche esempio, adoperano strumenti da lui realizzati. Non minore è l’impegno del prof. Sangineto profuso in questi anni nel collezionismo didattico: nella sua visione esporre una collezione di strumenti musicali a scopo didattico significa avvicinare i giovani ad oggetti “non di uso comune” perché ormai estranei alla nostra vita quotidiana, basata più sulle tecnologie avanzate e sul pensiero dello stretto legame temporale tra il desiderio e la sua soddisfazione, il “tutto subito”. Costruire uno strumento musicale con le proprie mani, giorno dopo giorno, è assai differente che cliccare su “acquista” su una delle tante piattaforme di e-commerce. E anche il valore non strettamente commerciale dei beni prodotti acquista significati diversi. Il furto dell’arpa di Villasanta è uno dei casi emblematici che può aprire una riflessione collettiva, data la percepibile evidenza dello sfaldamento dei valori fondamentali che oggi interessa un quadro sociale piuttosto compromesso. Le tensioni, le paure visibili, le sensazioni di abbandono e di solitudine stanno ridefinendo alcuni valori fino a qualche tempo fa condivisi, facendoli slittare verso una dimensione soggettiva, funzionale, convertibile. Sono trascorsi ormai sei mesi da quell’infausto evento e, dell’arpa, non ci sono ancora tracce. Per questo si desidera riproporre l’appello rivolto da Michele Sangineto: “Sono rimasto molto amareggiato per questo furto. Io non ne realizzerò un’altra di mia spontanea volontà. Ma se il sindaco Luca Ornago o l’Amministrazione comunale dovessero chiedermelo, non esiterei un istante e mi metterei subito al lavoro per realizzarne un’altra. Un tempo il rapporto con noi stessi e con gli altri era scandito da punti di riferimento. I terreni avevano i nomi dei proprietari e le cascine erano un punto di riferimento. Tutte cose che con la filosofia di vita di oggi, in questa società moderna si sono perse. Ho voluto regalare qualcosa ai villasantesi per dare loro un punto di riferimento. È questo il significato di questa realizzazione che va oltre a chi l’ha realizzata”.
Come già asseriva Karl Popper, i cittadini di una società civilizzata, le persone cioè che si comportano civilmente, non sono il risultato del caso, ma sono il risultato di un processo educativo. E in che cosa consiste fondamentalmente un modo civilizzato di comportarsi? Consiste nel ridurre la violenza, anche verso quelle forme d’arte che, in solitudine, anche al centro di una rotonda, esprimono quel concetto di bellezza che serve a fornire all’uomo strumenti migliori per la convivenza sociale e civile.
Fabio Perrone, cultore di Strumenti Musicali (L-ART 07) presso la Facoltà di Musicologia dell’Università degli Studi di Pavia. Si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio di Verona, laureato a pieni voti in Musicologia presso l’Università degli Studi di Pavia e con lode in Conservazione dei Beni Culturali presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Parma. Esercita dal 2000 attività di consulente in materia di beni culturali. È iscritto al Collegio Lombardo Periti-Esperti-Consulenti e al Collegio Periti Italiani. Dal 2004 è Perito e CTU presso il Tribunale di Cremona e CCIAA e collabora con le Compagnie di Assicurazione nel settore tecnico (servizi di stima e perizie di strumenti musicali nonché consulenza assicurativa specifica). Oltre alla libera professione esercita attività di insegnamento: è stato docente di strumenti musicali presso il Conservatorio di Musica “Briccialdi” di Terni, è stato docente di Legislazione e Museologia presso la Scuola Internazionale di Liuteria di Cremona e dal 2002 tiene regolarmente seminari presso il Dipartimento di Scienze Musicologiche dell’Università degli Studi di Pavia. Collabora col Sole24Ore e ha insegnato al Master Management dell’Arte e dei Beni Culturali presso la Business School del Sole24Ore.