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Torino. Attività operativa del Nucleo Carabinieri TPC per il 2020

(Tempo di lettura: 4 minuti)

Una collezione privata del valore di oltre 80.000,00 € è stata confiscata e restituita allo Stato al termine di un procedimento penale che ha definito illecita la raccolta dei beni culturali sequestrati ad un privato collezionista vercellese.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Vercelli, erano scaturite da numerose segnalazioni pervenute ai Carabinieri del TPC dall’ambiente culturale locale che riferivano sulla presenza di una considerevole raccolta di beni archeologici e numismatici non corredati da una idonea documentazione di provenienza.
I conseguenti accertamenti e le ispezioni condotte dai militari e dai funzionari della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli, hanno permesso di appurare l’effettiva assenza di legittimi titoli di possesso della collezione accumulata negli anni da un appassionato cultore, recentemente scomparso.

Nella collezione sono state rinvenute oltre 600 monete antiche in bronzo, lega di rame e argento di ambito siceliota, siculo-punico, celtico, romano e bizantino. Tra queste sono stati rinvenuti anche alcuni gruppi numismatici di particolare importanza in alcuni casi ancora con le tipiche incrostazioni dei reperti provenienti dal sottosuolo: dodici bronzi emessi dai Cartaginesi in Sicilia (IV-III secolo a.C.), sette dracme in argento di ambito celtico-padano (di cui cinque del tipo attribuito ipoteticamente alla tribù dei Libui di Vercelli, IV-III secolo a.C.), uno statere in oro del tipo “Regenbogenschüsselche” dei Vindelici di Baviera (II secolo a.C.), noto da numerosi rinvenimenti nel vercellese, e 79 antoniniani degli imperatori militari del III secolo d.C.

Sono stati confiscati anche 22 reperti archeologici, in gran parte ceramiche provenienti da contesti funerari di epoca compresa tra VIII e IV secolo a.C., originari da diverse aree della penisola italica, ma prevalentemente dall’area centro-meridionale, oltre a due anfore da trasporto, una lucerna romana e una scodella in ceramica graffita medievale, unico manufatto di probabile provenienza locale. Tra questi sono un’urna biconica villanoviana con scodella-coperchio (IX-VIII secolo a.C.) e alcuni vasi etruschi in bucchero (un kantharos e tre calici del VII secolo a.C.).

Scodella graffita medievale

Facevano inoltre parte della collezione due affreschi raffiguranti la Madonna del latte e il Ritorno del figliol prodigo, scena religiosa tratta dalla parabola del Vangelo di Luca.

Giova ricordare che il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, agli artt. 50 e 169, vieta e sanziona penalmente chiunque proceda, senza autorizzazione del Soprintendente, al distacco di questi e altri elementi decorativi, anche se non vi sia stata la dichiarazione di interesse culturale prevista dall’ art.13.

Purtroppo la rimozione acritica degli affreschi, privi di documentazione attestante la loro provenienza, la loro storia e la loro attribuzione, non consente di accertarne l’origine. I due manufatti, tuttavia, sono stati giudicati riconducibili – per affinità stilistiche e figurative – all’area culturale di confine tra il Piemonte e la Lombardia e quasi sicuramente sono provenienti da edifici sacri. Il più antico dei due dipinti murali è quello legato all’antichissima iconografia della Madonna del Latte, molto diffusa fino alla metà del XVI secolo e caduta in disuso con il Concilio di Trento ma la presenza di ampie ridipinture ne pregiudicano una corretta lettura. Il medaglione raffigurante Il ritorno del figliol prodigo, databile al XVII secolo, è invece caratterizzato dalla presenza di un’elaborata quadratura barocca con elementi architettonici e vegetali e purtroppo l’opera appare lacunosa in più punti presumibilmente a causa di un’incauta procedura di asportazione dal supporto murario.

Il recupero dell’opera si inserisce in un contesto operativo particolarmente complesso: in campo nazionale, il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, ha portato alla disarticolazione di numerose associazioni criminali, operanti sia in Italia sia all’estero, che ha consentito di deferire 1.034 persone all’Autorità Giudiziaria, recuperando oltre 500.000 beni culturali, tra oggetti antiquariali, archivistici, librari, archeologici e paleontologici nonché opere false.

In campo regionale i dati relativi all’attività operativa del Nucleo Carabinieri TPC di Torino, consentono di rilevare nel Piemonte e della Valle d’Aosta un lieve incremento del fenomeno dei furti di opere d’arte (+16%): i luoghi più colpiti risultano essere gli edifici di culto.

Considerevole l’aumento delle attività di controllo e recupero: il Nucleo di Torino, nell’anno 2020 ha recuperato 3400 beni culturali. Una così notevole quantità, che è conseguenza diretta di una intensa e incrementata attività di controllo che, condizionata dall’emergenza sanitaria, è stata rivolta in modo particolare al commercio elettronico con particolare attenzione alle piattaforme di e-commerce ed esercizi commerciali di settore. Sono stati, infatti, oltre 5000 i beni culturali sottoposti al controllo della Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti.

L’attività repressiva ha determinato il deferimento all’Autorità Giudiziaria di 53 persone e di 2 persone arrestate in flagranza di reato.

La stima economica dei beni culturali e d’arte posti in sequestro nel 2020 è di oltre 2.800.000,00 € di cui 413.000,00 € delle opere giudicate false.

(Fonte: Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Torino)

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