Lo Stradivari “Lamoureux-Zimbalist” non ancora ritrovato
A pochi giorni dalla famosa Gara di Serenate da Incubo, nel castello dei Tenebrax, succedono cose strane: scompare persino il prezioso violino del Conte Van der Viol! Per mille mozzarelle, non mi restava che aiutare la famiglia Tenebrax… Così inizia il libro “Il mistero del violino scomparso” di Geronimo Stilton. Ma si sa che la realtà, a volte, supera la fantasia letteraria. E un violino, il 16 agosto 1962, è scomparso davvero e, da allora, non è stato ancora “ufficialmente” ritrovato. Un enigma che da quasi sessanta anni sta appassionando, con alterne fortune, gli ambienti investigativi. Si tratta del violino Stradivari noto come “Lamoureux-Zimbalist” di proprietà del violinista David Sarser (1921-2013), autorevole musicista della NBC Symphony Orchestra, al quale fu illecitamente sottratto nel 1962. Sarser lo aveva acquistato nel 1948 da Efrem Zimbalist che lo aveva suonato fin dal 1925 e che lo aveva voluto cedere al collega ad un prezzo di favore, stimandone la professionalità e il valore artistico.
Uno strumento che è passato di proprietà in proprietà tra Europa, Russia e Stati Uniti: dal marchese di Louvencourt (1870) a Chalres Lamoureux (1890) da Albert Caressa (1917) ad Ernest Maucotel e Paul Deschamp (1922), da Fridolin Hamma (1922) a Steiner-Schweitzer (1924), da Erich Lachmann (1925) a Rudolph Wurlitzer per poi giungere ad Efrem Zimbalist (1925).
Dopo il furto David Sarser ricevette dalla Compagnia assicurativa presso la quale lo strumento era assicurato, l’indennizzo pattuito. Ma dello strumento, da oltre sessant’anni, si sono perse le tracce. Del caso si è interessata anche l’FBI perché le notizie dello strumento sono apparse, poi scomparse, poi riapparse in luoghi diversi della terra, dal Regno Unito alla Norvegia al Giappone. E si sa che, per la storia musicale che rappresentano e per le ingenti quotazioni economiche raggiunte, gli Stradivari sono tra i beni liutari più attenzionati al mondo.
Ad oggi sono otto gli strumenti del grande liutaio cremonese illecitamente sottratti e non ancora ritrovati. Tra questi, appunto, anche il “Lamoureux-Zimbalist”. Secondo quanto ricostruito fino ad oggi dall’FBI, pare che il violino rubato sia rimasto per qualche tempo negli USA nella disponibilità di Harold Schuster, un mercante d’arte del New Jersey, che lo portò a Cleveland, nello stato dell’Ohio dove pare ci fosse un potenziale acquirente. Incalzato dalle domande dell’FBI il mercante d’arte nel 1981 fece causa a David Sarser e alla Compagnia di assicurazioni sostenendo – senza prove – che il violino fosse stato venduto in modo irregolare dal musicista che poi avrebbe denunciato il furto per percepire l’indennizzo assicurativo. In mancanza di prove concrete che avvalorassero l’una o l’altra tesi, il caso fu chiuso dalla Corte senza alcuna sentenza.
E del violino non si ebbe più alcuna notizia anche per la scomparsa di Sarser nel 2013 e di Schuster nel 2017 che non dichiararono altro sulla vicenda. Ma per certo il violino transitò prima per Londra e poi per Tokyo dove fu acquistato da un collezionista. La compravendita dello Stradivari di Sarser in terra giapponese, confermata dalle autorità giapponesi, ha posto ancora una volta sotto i riflettori il cosiddetto “possesso vale titolo” ovvero l’equiparazione di una mera situazione di fatto (il possesso, appunto) ad un valido titolo di acquisto.
Se il “possesso” è la relazione di fatto che si instaura tra un bene e la persona che ne ha la concreta e materiale disponibilità, la manifestazione esteriore del legame può giustificare l’acquisto di un bene anche in assenza di un valido titolo legittimante purché ciò avvenga in buona fede al momento della consegna del bene. Tanto in Italia quanto in Giappone (e in altri Paesi…) la legge consente di diventare proprietario di un bene se chi lo ha acquistato lo ha fatto in buona fede e chi lo ha venduto aveva un titolo astrattamente idoneo al trasferimento.
Questo è stato il motivo per il quale, il nuovo proprietario giapponese informato successivamente all’acquisto del violino della “vera” storia dello Stradivari, si rifiutò di restituirlo asserendo che in Giappone la persona che compra un bene in buona fede, ovvero senza sapere dell’illecita provenienza, ne diviene legalmente proprietaria dopo tre anni.
Ecco perché risulta una buona, anzi una buonissima notizia la disponibilità per tutti dell’app ID-Art dell’Interpol, resa accessibile qualche giorno fa: consentirà a musicisti, liutai e collezionisti di verificare in tempo reale, prima di una qualsivoglia compravendita, che uno Stradivari (e non solo uno Stradivari…) non sia stato rubato. “Per mille mozzarelle – avrebbe concluso Geronimo Stilton – non mi resta che dirlo a tutti!”
Fabio Perrone, cultore di Strumenti Musicali (L-ART 07) presso la Facoltà di Musicologia dell’Università degli Studi di Pavia. Si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio di Verona, laureato a pieni voti in Musicologia presso l’Università degli Studi di Pavia e con lode in Conservazione dei Beni Culturali presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Parma. Esercita dal 2000 attività di consulente in materia di beni culturali. È iscritto al Collegio Lombardo Periti-Esperti-Consulenti e al Collegio Periti Italiani. Dal 2004 è Perito e CTU presso il Tribunale di Cremona e CCIAA e collabora con le Compagnie di Assicurazione nel settore tecnico (servizi di stima e perizie di strumenti musicali nonché consulenza assicurativa specifica). Oltre alla libera professione esercita attività di insegnamento: è stato docente di strumenti musicali presso il Conservatorio di Musica “Briccialdi” di Terni, è stato docente di Legislazione e Museologia presso la Scuola Internazionale di Liuteria di Cremona e dal 2002 tiene regolarmente seminari presso il Dipartimento di Scienze Musicologiche dell’Università degli Studi di Pavia. Collabora col Sole24Ore e ha insegnato al Master Management dell’Arte e dei Beni Culturali presso la Business School del Sole24Ore.