La più recente pubblicazione di ICOMOS International Committee on the Underwater Cultural Heritage (ICUCH) rappresenta il secondo contributo della serie Heritage at Risk ed è costituita da 30 articoli suddivisi in 5 sezioni ognuna delle quali si focalizza sui diversi aspetti che coinvolgono la protezione del patrimonio sommerso mondiale.
Il volume mette in risalto come a questioni già ben note in merito alla conservazione e allo studio del materiale archeologico subacqueo, si vadano ad aggiungere delle situazioni che, se non adeguatamente controllate, sono in grado di ledere in maniera determinante il patrimonio sommerso.
La prima parte della pubblicazione riguarda inevitabilmente la protezione legale intesa più che come l’insieme dei trattati internazionali che mirano a regolamentare le attività di ritrovamento e recupero nonché a stabilirne la legittimità, come rapporto tra questi e le normative locali che spesso, paradossalmente, non coincidono.
L’aspetto più interessante ed avanguardistico riguarda più che la tutela legale, certamente molto importante, un’analisi del complesso della situazione del patrimonio sommerso quale parte dell’intero ecosistema di cui fa parte, sia esso marittimo, fluviale o lacustre ed insieme a questo l’individuazione degli elementi che ne costituiscono una minaccia alla preservazione.
Tale minaccia, andando sempre a monte del problema, risulta essere sempre di origine antropica, della quale possiamo distinguere una responsabilità diretta ed una responsabilità indiretta.
Tra i fenomeni di minaccia antropica diretta più interessante c’è quella dell’urbanizzazione, intesa come la costruzione di piattaforme sottocosta oppure la realizzazione di complessi portuali particolarmente invasivi che vadano a minacciare il patrimonio su basso fondale. Non a caso in Italia la normativa prevede anche per questo genere di costruzioni adeguate verifiche di interesse archeologico.
Per quanto concerne le minacce antropiche, per così dire, indirette esse rientrano in una più ampia visione per la quale il patrimonio subacqueo non viene più considerato un elemento a sé stante rispetto alla tutela ambientale, bensì ne diventa parte. Ecco dunque che l’inquinamento rientra a pieno diritto tra le minacce alla preservazione del patrimonio archeologico sommerso attraverso la variazione del ph delle acque ed il rispettivo inacidimento che ne incrementa la capacità di corrosione oppure ancora lo stesso riscaldamento delle acque non è un fenomeno da sottovalutare.
Più le condizioni sono sfavorevoli, più l’uomo è in grado di trovare soluzioni, se messo nelle condizioni di farlo. Ed ecco che proprio all’interno della branca dell’archeologia specializzata nello studio delle evidenze subacquee si sviluppano le migliori tecnologie per analisi non invasive attraverso l’uso di SideScan Sonar, Scansioni 3D tramite la tecnica della fotogrammetria il cui incremento nell’uso ha garantito immagini a sempre più alta definizione.
Si va definendo dunque come il cambiamento climatico abbia un impatto sul patrimonio sommerso in maniera non meno determinante rispetto all’ecosistema all’interno del quale si trova e di conseguenza come si vada anche delineando una nuova percezione di questo come parte del patrimonio paesaggistico subacqueo.
Archeologo