“Eracle e Cicno”: l’opera di Euphronios racconta l’epopea di un predatore predato
E tutto quanto il bosco d’Apollo Pegàso e l’altare
(Pseudo Esiodo – Lo scudo di Eracle)
riscintillava per l’armi del Nume tremendo e di Cicno,
dagli occhi loro un fuoco fulgeva. Qual mai dei mortali
l’ardire avrebbe avuto di farsi a lui contro, se togli
Eracle, e il fido suo scudiero Iolao?
Una battaglia, un furto, un’opera straordinaria. Eracle e Cicno: eroe ed antieroe uniti per sempre nel racconto dell’epopea di un capolavoro recuperato.
L’opera di Euphronios
È il pittore Euphronios a consegnarci il capolavoro frammentario che illustra la tumultuosa battaglia tra Eracle e Cicno. Il cratere a calice del VI secolo a.C., sebbene non più integro, si avvicina strettamente, per tematica e stile, ad altre due opere vascolari complete firmate da Euphronios al punto di non lasciare dubbi sulla paternità dell’opera. Così come per i crateri raffiguranti il combattimento fra Eracle e Antaios e fra Eracle e Sarpedonte, (restituito all’Italia nel 2006 dal MET) anche nel dipingere la battaglia fra Eracle e Cicnos, Euphronios dà prova della sua straordinaria maestria e della sua tendenza all’innovazione. Ceramista e pittore, Euphronios è ricordato tra i pionieri della tecnica a figure rosse, grazie alle quali sperimentazioni viene raggiunta un’inarrivabile capacità di espressione e pathos. Gli scenari illustrati da Euphronios si contraddistinguono per forza e drammaticità e tra i personaggi che popolano le pitture vascolari è molto popolare la figura di Eracle, eroe simbolo della lotta contro le forze oscure.
Kyknos: il predatore predato
Tra le innumerevoli imprese di Eracle, Euphronios ha scelto di descrivere la battaglia contro il crudele Kyknos (o Cicno), brigante e figlio di Ares. Le imprese sono seguite da Atena, protettrice di Eracle, impegnata a contrastare l’intervento di Ares, sopraggiunto a sua volta in difesa del figlio. È attraverso i più minuziosi particolari, come le sfumature della leontè indossata da Eracle, i dettagli delle decorazioni degli scudi, il vacillare dell’elmo di Kyknos per gli urti dello scontro e le smorfie di dolore dei protagonisti, che Euphronios riesce a trasmetterci la viva drammaticità di questo capolavoro ceramico.
Secondo il mito, Eracle affrontò Kiknos per mettere fine alle crudeli scorribande del brigante che era solito uccidere viandanti in pellegrinaggio verso l’oracolo di Delfi. La battaglia, che si tenne nel boschetto Pagasàios caro ad Apollo, si concluse con la vittoria di Eracle. L’eroe riuscì infine ad incalzare e sconfiggere Cicno come narrano le fonti di Esioso, Pseudo-Esiodo e persino Virgilio che nell’Eneide ne racconta l’episodio mutando il nome del gigante in Caco secondo una trasposizione del mito nell’ambito italico.
Caco ladron feroce e furïoso,
(Eneide libro VIII )
D’ogni misfatto e d’ogni sceleranza
Ardito e frodolente esecutore
Per ironia della sorte fu proprio il cratere raffigurante i misfatti del predone Cicno ad essere a sua volta trafugato illegalmente fino alla restituzione, attraverso un incerto destino tra clandestinità e collezionismo, per ritornare finalmente in Italia grazie al recupero da parte del Comando Tutela Carabinieri nel 2010.
Le origini e il furto
Con buone probabilità il cratere venne rinvenuto nella necropoli di Greppe Sant’Angelo, nel versante meridionale della città di Cerveteri, negli anni ’70 del 1900. Intorno al 1970 vennero infatti effettuati scavi clandestini nella necropoli, dalla quale proviene anche il famoso cratere di Euphronios raffigurante la morte di Sarpedonte. Gli indizi portarono al nome di Giacomo Medici, condannato per le esportazioni illecite che amministrò tra gli anni ’60 e ’90. Medici possedeva un immobile proprio a Greppe Sant’Angelo e probabilmente, anche in questo caso, fu lui a organizzare e dirigere le operazioni.
L’opera passò ben presto nelle mani di Robert Hecht, noto commerciante americano di passaggio in Svizzera, per essere infine esportata illegalmente negli Stati Uniti. Fu proprio Robert Hecht, uno dei massimi mercanti d’arte internazionali e processato a Roma con l’ex curatrice del Getty Museum, Marion True, a comprare da Medici il noto cratere di Euphronios raffigurante Sarpedonte, che vendette pochi anni dopo al Metropolitan Museum of New York. Ed è probabilmente il medesimo destino seguito dal nostro cratere frammentario di Eracle e Kyknos, che la casa d’aste Sotheby’s mise all’asta dalla collezione Nelson Bunker Hunt nel 1990. Il cratere venne acquistato all’asta da “acquirente europeo” fino a che, giunto nelle mani dei collezionisti Leon Levy e Shelby White, venne concesso in prestito al Metropolitan Museum of New York dal 1999.
Il recupero e la mostra
L’opera figurava da anni nella lista delle opere trafugate e finite al MET e, grazie alle indagini del Comando Carabinieri del Patrimonio Culturale, venne finalmente siglato un accordo di restituzione che riportò l’opera in Italia. Le stesse dichiarazioni del MiBAC testimoniarono la collaborazione da parte della signora Shelby White nella restituzione dell’opera:
Il governo italiano non ha mai accusato la signora White o il signor Levy di qualsiasi illecito, e la dichiarazione congiunta ha affermato che la signora White aveva “mostrato grande sensibilità e preso l’iniziativa volontariamente di offrire di restituire 10 articoli”…
Dal 2010, dunque, il cratere di Euphronios è conservato nelle sale del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia da cui è temporaneamente migrato per essere esposto in questi giorni a Castel Sant’Angelo in occasione della mostra Il mondo salverà la bellezza? Prevenzione e sicurezza per la tutela dei Beni Culturali.
La mostra, ospitata dal 13 luglio al 4 novembre nelle sale del Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo raccoglie un’esposizione di reperti recuperati negli anni dal Comando Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri insieme a una presentazione dei sistemi di prevenzione e salvaguardia adottati dai Musei e dai luoghi della cultura di appartenenza statale.