Il mausoleo di sant’Urbano entra a far parte del Parco dell’Appia antica
di Marina Humar
È entrato nel patrimonio dello Stato il mausoleo di Sant’Urbano, al IV miglio dell’Appia antica. Il monumento, da sempre proprietà di privati, è sconosciuto al grande pubblico ed è conosciuto soltanto attraverso antiche foto Alinari. La Fratelli Alinari, aziendafondata a Firenze nel 1852, è il più antico archivio fotografico al mondo ancora operante nell’arte della fotografia e dei beni culturali. Negli archivi catastali di Roma risulta che il primo proprietario del mausoleo fu il principe Alessandro Torlonia, che acquistò il terreno nel 1870. Nel 1879 passò ai fratelli Lugari, Giovanbattista e Bernardo, che, sotto la direzione dell’archeologo Rodolfo Lanciani, vi condussero filantropicamente indagini archeologiche dal 1880 per quindici anni. Nell’area in cui sorge il sepolcro furono rinvenuti anche resti di una grande villa rustica, che apparteneva alla matrona romana Marmenia, convertita al cristianesimo, che, secondo fonti cristiane, offrì il terreno per costruirvi il sepolcro del vescovo e martire Sant’Urbano, papa dal 222 al 230, sepolto nella vicina catacomba di Pretestato. Della villa che i Lugari chiamarono Domus Marmeniae, restano solo poche tracce. Si può ipotizzare vi fosse un atrio con grande peristilio su cui si affacciavano cinque ambienti e un impianto termale privato. La pars rustica comprendeva horrea per le derrate e un granaio con dolia interrati. Restano soltanto una grande vasca e una cisterna probabilmente utilizzate per l’approvvigionamento idrico della struttura e un tratto di basolato pertinente al diverticolo che dall’Appia conduceva direttamente alla villa.
Il mausoleo, databile al IV secolo d.C. era costituito da un ipogeo, cui si accedeva tramite due porte e da una sala superiore per le cerimonie religiose. Eretto su alto podio, a pianta quadrangolare, presenta cella con abside semicircolare e due nicchie laterali rettangolari. Misura m 10,8 x 11,2 con pareti alte più di m 10. Quattro pilastri agli angoli e uno al centro sostenevano la volta dell’ipogeo. Alla sala superiore si accedeva attraverso una scalinata frontale, dall’interno del vestibolo, fatta demolire dall’imperatore Diocleziano, sono visibili solo pochi resti. Alla facciata fu aggiunto in tempi successivi un portico tetrastilo, di cui restano frammenti delle basi delle colonne e della trabeazione. Nella parte superiore sono conservati i resti della torre fortificata, fatta erigere sopra il mausoleo dai Borgiani nel XIII secolo. Gli unici studi sul monumento e sul sito archeologico sono dell’archeologo di Oslo Johann Rasmus Brandt, direttore del Norwegian Institute of Rome, che condusse due campagne di scavo nel 1978 e nel 1979. Purtroppo nel 1981 fu costretto a interrompere gli studi in quanto la proprietà fu venduta dagli eredi del Cardinal Giovanbattista Lugari all’avvocato Anzalone. L’uso improprio del mausoleo da parte del nuovo proprietario suscitò l’indignazione degli studiosi e del giornalista e politico Antonio Cederna, che si è sempre battuto per la tutela dell’Appia antica.
A ridosso del sepolcro, trasformato in casa agricola con la rimessa per le carrozze, l’Anzalone aveva fatto costruire una struttura in mattoni per il barbecue e all’interno della cella funeraria aveva attrezzato una cucina per le feste. Il sito archeologico fu trasformato in giardino privato e furono rimossi alcuni dei basoli del diverticolo per far posto a una piscina. Nonostante i reiterati tentativi della pubblica amministrazione di fermare questi abusi e le denunce alla Procura da parte delle forze dell’ordine, l’avvocato Anzalone nel 1987 fu assolto grazie a un condono edilizio e a un’amnistia. Alla morte dell’avvocato nel 2008 la proprietà è passata alla vedova Maria Antonietta Gigantino, l’area archeologica è stata trascurata e successivamente abbandonata, venne coperta da vegetazione che ha provocato gravi danni alla struttura del mausoleo. Solo nel 2017 la Gigantino ha deciso di vendere il monumento, ormai in grande degrado, alla Soprintendenza di Roma. Le trattative si sono protratte fino al gennaio 2021 quando la proprietaria, che aveva richiesto 1.200.000 euro, ha accettato l’offerta di 491.000 euro proposta dal Ministero dei Beni culturali e si è impegnata a ripristinare il sito eliminando le sovrastrutture realizzate nel corso degli anni. Il mausoleo di Sant’Urbano, finalmente, il 18 gennaio 2021 è entrato a far parte del Parco dell’Appia Antica.
Il direttore del Parco Simone Quilici, ricevuta la comunicazione del Ministero per i Beni culturali, ha dichiarato che, dopo i necessari interventi di restauro e valorizzazione, il monumento sarà reso fruibile a pubblico e studiosi.
[Da Vespertilla.Periodico romano di approfondimento culturale: arti, lettere, spettacolo, Anno XVIII n. 1 gennaio-febbraio 2021].
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