Il Comando per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC), Nucleo TPC di Bologna, e il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bologna hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale felsineo, consistente nel sequestro preventivo impeditivo di circa 500 opere ritenute contraffatte dell’artista Francis Bacon e nel sequestro preventivo finalizzato alla confisca di denaro, beni e altre utilità del valore di oltre 3 milioni di euro.
I provvedimenti sono stati emessi a carico di 5 delle 7 persone indagate, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata a consumare una serie indeterminata di delitti contro l’integrità delle opere d’arte (contemplati dal “Codice dei beni culturali e del paesaggio” di cui al D. Lgs. n. 42 del 2004, art. 178 e, segnatamente, detenzione per il commercio, autenticazione e messa in circolazione di opere d’arte false) e contro il patrimonio (truffae autoriciclaggio, di cui rispettivamente agli artt. 640 e 648-ter, comma 1, c.p.).
L’attività congiunta, coordinata dalla Procura della Repubblica di Bologna nelle persone dei Sostituti Procuratori – Dott. Antonio GUSTAPANE e Dott.ssa Elena CARUSO – trae origine da una convergenza investigativa nelle attività effettuate dalle due Forze di polizia, che aveva portato:
- l’Arma dei Carabinieri a sequestrare, a maggio 2018 nell’ambito dell’operazione “PALOMA”, numerose opere d’arte contemporanea false in possesso di un soggetto già gravato da specifici precedenti penali e di polizia, tra le quali 2 disegni a firma di Francis Bacon, uno degli artisti più celebri del XX secolo, appartenenti a una collezione di dubbia autenticità e asseritamente ricevuti direttamente dall’artista da uno degli attuali indagati;
- la Guardia di Finanza ad analizzare le movimentazioni finanziarie con l’estero riconducibili al medesimo soggetto, risultate incompatibili con le sue fonti lecite di reddito, approfondendo alcune segnalazioni per operazioni sospette nel frattempo pervenute dagli intermediari finanziari.
I successivi sviluppi investigativi hanno richiesto, tra l’altro, l’esecuzione di complesse indagini tecniche volte a circostanziare la non autenticità delle operee ulteriori approfondimenti di natura finanziaria, anche mediante l’attivazione dei canali internazionali di collaborazione giudiziaria al fine di tracciare la destinazione dei fondi derivanti dalle ingenti truffe perpetrate. Ciò ha consentito di sequestrare a Bologna e Treviso, tra i mesi di marzo e maggio 2020, ulteriori 13 opere, oltre alle 2 già sequestrate nella prima fase dell’indagine, attribuite allo stesso artista.
Dalla meticolosa ricostruzione dei flussi finanziari derivanti dalle vendite fraudolente è emerso come il sodalizio, nell’intento di ostacolare l’identificazione della provenienza illecita delle somme, si servisse di una società con sede nel Regno Unito ove venivano convogliate e reimpiegate le provviste per poi redistribuirle, una volta “ripulite”, ai vari indagati (direttamente o attraverso imprese nazionali ed estere con sede in Spagna e Polonia).
Contestualmente, i complessi accertamenti tecnici disposti dall’A.G. sulle opere in sequestro permettevano di determinare la loro non autenticità e di conseguenza la falsità anche delle oltre 500 facenti parte dell’intera collezione italiana.
L’obiettivo del gruppo individuato sarebbe consistito nell’accreditare tali disegni nel mercato dell’arte attraverso prestigiose esposizioni nazionali e internazionali, cataloghi, siti internet, fondazioni e società di diritto estero, così da accrescerne la “quotazione” per poi rivenderli, di conseguenza in maniera fraudolenta e a caro prezzo, a ignari acquirenti.
Emblematiche le considerazioni del G.I.P., il quale ha ritenuto sussistente un “arsenale di fraudolenze predisposto ad arte”, tra cui l’attribuzione delle opere esposte a un corpus unitario derivante da un lascito del Maestro.
Le indagini hanno così condotto al sequestro “impeditivo” dell’intera collezione di opere d’arte e al sequestro “preventivo” finalizzato alla confisca – sia diretta per 1,8 milioni di euro circa, quale profitto del reato di truffa, sia “per equivalente” – di denaro, beni e altre utilità sino al valore di 1,4 milioni di euro circa, quale profitto del reato di autoriciclaggio.
L’esecuzione del provvedimento ha richiesto l’impiego di oltre 60 militari della Guardia di Finanza e dei Carabinieri del Comando TPC che hanno operato, congiuntamente e in stretta sinergia, tra le province di Bologna, Padova, Milano e Treviso.
L’operazione testimonia l’efficacia della convergenza investigativa specialistica messa in campo da Guardia di Finanza e Arma dei Carabinieri, sotto la direzione della Autorità Giudiziaria citata.
[Fonte: Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale].
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