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Saccheggiate, in vendita o in rovina le Chiese chiuse di Tomaso Montanari

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(Tempo di lettura: 4 minuti)

L’ultima in ordine di tempo è la ex Chiesa del Cristo Re di via Bartolomeo Colleoni 14 a Milano: progettata dall’ingegner Guglielmo Palombi in uno stile neo-manierista e finanziata tra il 1926 e il 1927, fu consacrata solennemente il 6 dicembre 1935, rimanendo attiva fino agli anni Novanta. Inghiottita nel polo industriale e fieristico, che nel frattempo le era cresciuto attorno, finì nel dimenticatoio e nel degrado per essere sconsacrata con atto dell’Arcivescovo Scola nel 20171. Il 23 settembre 2021 ricompare sul Corriere della Sera in un articolo di Giampiero Rossi2: “L’abside è sempre lei, ma è stata ripensata per trasformarsi in reception. Anche le due navate sono ancora al loro posto, naturalmente, però pronte a ospitare la sala da pranzo e altre aree comuni per gli ospiti. Quella centrale è ormai un porticato d’ingresso che sfocia nella hall”, il tutto con la “benedizione” di Monsignor Luca Bressan, Vicario episcopale per la Cultura, la Carità, la Missione e l’Azione Sociale, per cui “la trasformazione di chiese in luoghi cittadini d’altro tipo è un fatto già visto e fa parte del rapporto in continua evoluzione tra la chiesa cattolica e la città”. Una trasformismo urbanistico che “va accompagnato” nel principio del “trasformare conservando”, secondo Bressan e secondo le intenzioni della catena alberghiera Nh che ha dato mandato allo studio di architettura Quattroassociati di “riqualificare” la ex Chiesa del Cristo Re in un hotel.

Bene così?

Non proprio perché di chiese inaccessibili, saccheggiate, pericolanti o convertire in altro da sé – e se possibile – in attrazioni turistiche a pagamento, in esclusive location per eventi o in suggestive dimore dove soggiornare3, tratta l’ultimo libro del prof. Tomaso Montanari, Chiese chiuse, per Einaudi e in libreria dal 14 settembre 2021: “Un libro a cui tengo molto, che ho scritto da storico dell’arte in apprensione per un patrimonio devastato, da cittadino di uno Stato laico senza memoria, da cristiano convinto che le pietre debbano portarci alle persone”, ha twittato Montanari il giorno dell’uscita. Un volume agile ma fitto di esempi e riflessioni alte e, volendo, anche pop che trova in epigrafe un dialogo tratto dal primo episodio della terza parte de La casa di carta, a prova del fatto che Montanari non trae linfa solo da pietre e polvere, come il club dei parrucconi universitari, ma un occhio lo butta pure su Netflix.

Lo scopo, definito chiaramente già in premessa è quello di “accendere un riflettore sulle chiese italiane” attraverso “un libro scritto ‘per fatto personale’. Per il dolore viscerale che provo di fronte alla rovina, materiale e morale, di una parte crescente di questo patrimonio, tanto esteso quanto vario.” Manuali quindi di riferimento: la Costituzione e il Vangelo.

La copertina del libro

Napoli, “l’epicentro del disfacimento delle antiche chiese”, Firenze, “laboratorio della loro prostituzione”, e ancora Roma, Venezia, ma tutto il sacro in Italia è in agonia, secondo Montanari, per “Colpa delle riforme, che obbedendo all’odio per le soprintendenze hanno puntato tutto sulla valorizzazione selvaggia e fatto a pezzi quel che rimaneva della tutela”; e anche per “Colpa di un giornalismo servile e ignorante, sordo a ogni denuncia dal basso e capace solo di lodare il potente di turno per poi ricorrere a stupirsi che l’Italia crolla: dai ponti alle chiese.” A ciò si somma “il commercio (illecito, sacrilego, passibile di scomunica) dei corpi santi e degli oggetti a esso collegati [che] non è mai stato così fiorente, sfacciato, esibito” sulle piattaforme digitali che vendono reliquie o che svendono il patrimonio immobiliare, unito alla tendenza culturale di normalizzare il concetto che una chiesa sia un’azienda che deve produrre fatturato, ed è il caso – un esempio su tutti – del Duomo di Milano, o uno spazio turistico con ingresso a pagamento, come il Ministro Dario Franceschini “ha provato a monetizzare i grandi numeri” del Pantheon.

Ce n’è per tutti e per tutti i gusti. Dalle due guglie, con relative statute di santi, prestate dalla Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano al supermercato di Oscar Farinetti sulla Fifth Avenue di New York alle “immersive experience” in Santo Stefano al Ponte a Firenze. E il volume del trasformismo urbano “accompagnato” è importante: solo “nel centro storico di Lucca, per esempio, sono state dismesse 42 chiese su 69, mentre a Pavia 24 su 40; in entrambi i casi circa il 60 per cento dei luoghi di culto cattolici non esiste più come tale.”

Chiese chiuse è un libro, scritto bene e di cuore, che andrebbe adottato nelle scuole per l’insegnamento dell’educazione civica attraverso la storia dell’arte, per partire dalle derive e arrivare alla costruzione di un pensiero critico e di tutela del patrimonio culturale, e per insegnare che se la Cultura non è militante è solo intrattenimento da salotto, televisivo.

Tomaso Montanari, Chiese chiuse, Giulio Einaudi editore, Torino 2021, pp. 143, 12,00€

Note:

1 Informazioni tratte da Urbanlife.org.

2 In Milano, la chiesa diventa un hotel, un museo o un club: il trasformismo urbanistico degli ex edifici sacri

3 È proprio di questi giorni la pubblicizzazione di un accordo commerciale siglato dal FAI – Fondo Ambiente Italiano: “Dimore storiche, palazzi, riserve naturali, e molto altro ancora. Per la prima volta non solo da visitare, ma da vivere. Airbnb e il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano insieme al The Landmark Trust, collaborano per sostenere e proteggere il patrimonio storico, artistico, culturale e paesaggistico d’Italia, mettendo a disposizione soggiorni ed esperienze all’interno dei Beni.”

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