Uno Strozzi (dimenticato) in soffitta: ritrovato capolavoro del Seicento in Villa Duchessa di Galliera

La storia del prezioso ritrovamento di un capolavoro del Seicento in un ripostiglio della Villa Duchessa di Galliera. Dalla scoperta fortuita, passando per il riconoscimento dell’autore fino al restauro appena ultimato, l’opera di Bernardo Strozzi è finalmente pronta per essere ammirata in occasione dei Rolli Days

(Tempo di lettura: 6 minuti)
Strozzi Madonna
L’opera dopo il restauro.

La scoperta

Genova. “Entriamo in una famosa villa storica del ponente genovese, saliamo in soffitta, esploriamo il ripostiglio… Persiane abbassate, porte chiuse, oggetti accatastati e pagine ingiallite. Da anni nessun ospite la attraversa se non per depositare con noncuranza l’ennesimo oggetto consunto e ingombrante, eppure guardando in alto una tela fa capolino e dietro la patina del tempo scorgiamo un tesoro…”

Sebbene queste righe sembrino tratte dalle pagine di un romanzo giallo, la vera storia del prezioso ritrovamento di cui parliamo non si discosta troppo da una trama inventata.

Del resto, quanti di noi – sin da piccoli – hanno sognato di ritrovare nella vecchia soffitta dei nonni un vero e proprio tesoro nascosto? Un tesoro da decifrare e ricomporre grazie a qualche vecchia lettera, a qualche antico documento prezioso che ricostruisse una storia, che ci raccontasse la scoperta come avventurandosi tra le pagine di un romanzo.

Circa una decina di anni fa, nel 2011, in occasione di una visita di Piero Boccardo, noto esperto del Seicento genovese oltre che Soprintendente alle collezioni civiche del Comune di Genova, la tela nascosta intercettò l’attenzione dello studioso. Boccardo si era recato nel complesso della Villa Duchessa di Galliera a Voltri, con l’intenzione di arricchire il campionario di antiche porcellane di nobili famiglie genovesi intorno a cui si stava allestendo una mostra a Palazzo Rosso proprio in quel periodo, ma selezionando il materiale presente, la sua attenzione venne completamente catturata dal dipinto appena scoperto. Già a prima vista, infatti, Boccardo seppe riconoscere in questa Madonna Addolorata la firma inconfondibile di un autore tra i più prestigiosi del seicento genovese: Bernardo Strozzi.

Piero Boccardo esamina il dipinto.

Il ritrovamento a Villa Duchessa di Galliera

L’opera è stata ritrovata più precisamente nell’Istituto Sant’Antonio dell’Opera Pia Brignole Sale in Voltri, dove è custodita buona parte del ricco patrimonio della Duchessa di Galliera. L’Opera Pia è adiacente al Parco, quindi anche al giardino storico e al palazzo, dove veniva custodito originariamente il quadro.

Ci troviamo all’interno del suggestivo complesso del Parco della Villa duchessa di Galliera, elegantissimo gioiello tra i parchi storici genovesi, che trova il suo valore aggiunto nella fusione armonica tra l’architettura della villa e il paesaggio circostante, a mezza costa sul pendio collinare.

Strozzi Madonna
Villa Duchessa di Galliera.

Il complesso è il risultato di una lunga serie di interventi fortemente voluti e finanziati dagli investimenti di una famiglia illuminata e rappresentata da due figure femminili predominanti: Anna Pieri Brignole Sale e Maria Brignole Sale De Ferrari. Le sale della villa sono ad oggi occupate da una scuola, ma alcuni di questi ambienti (con il teatro privato) sono attualmente visitabili sebbene non siano più arredati con il mobilio originale che è stato trasferito nella proprietà dell’Opera Pia.

Le indagini tra antichi documenti e archivi

La recente ricognizione della documentazione rinvenuta nell’Archivio dell’Opera Pia Brignole Sale in Voltri, insieme a quella dell’Archivio Storico del Comune di Genova, permettono una precisa ricostruzione degli atti di vendita e acquisto degli arredi da parte del Comune di Genova, che li ha per buona parte suddivisi tra i vari musei della città. Le testimonianze trovate permettono di risalire alla descrizione e alla collocazione degli arredi, persino nel caso di elementi trafugati e considerati ormai perduti, mostrandoci la dimensione intima e strettamente privata della prestigiosa dimora. Negli ultimi anni sono stati dunque possibili rinvenimenti di opere considerate irrimediabilmente perse, alle quali il fortunato ritrovamento della Madonna addolorata dello Strozzi va ad aggiungersi come fiore all’occhiello.

Opera Pia Brignole Sale in Voltri.

Tra i vari documenti utili all’identificazione del dipinto, risultano fondamentali le testimonianze dei lasciti testamentari della duchessa. Alcuni documenti del 1888 ricordano un quadro raffigurante una madonna addolorata conservato nella camera da letto della stessa, sebbene già pochi anni dopo – nel 1893 – l’inventario del comune che catalogava arredi e oggetti della villa non ne faccia menzione. Considerata la recentissima morte della duchessa (1888) è lecito ipotizzare che in seguito al lutto, il quadro sia stato trasferito all’Opera Pia secondo le sue stesse indicazioni.  

L’intervento e l’attribuzione a Bernardo Strozzi

Le spese per il restauro dell’opera sono state sostenute dall’associazione Amici della Villa Duchessa di Galliera – presieduta da Emanuele Musso – che dal 2005 si occupa della valorizzazione, tutela e promozione del parco storico e che, negli anni, ha finanziato molte operazioni di restauro tra le quali è imminente l’intervento al giardino della Valletta del Leone. Il restauro del dipinto, come ci racconta Matteo Frulio, il direttore scientifico del Parco Storico di Villa Duchessa di Galliera, è stato affidato al laboratorio Co.Art di Stefano Meriana, in accordo con la Soprintendenza.

È proprio grazie all’intervento di restauro che si è potuta confermare senza alcun dubbio l’attribuzione dell’opera a Bernardo Strozzi, detto il Cappuccino o il Prete Genovese (1581 – 1644), tra i più importanti esponenti della pittura barocca genovese. L’opera rappresenta una Madonna Addolorata databile intorno al 1620, periodo nel quale si possono annoverare altri soggetti simili tra le opere dell’autore. La richiesta della committenza di madonne addolorate in quel periodo era tangibile e ne ritroviamo infatti le fattezze nel celebre Compianto sul Cristo morto dello Strozzi, attualmente conservato presso l’Accademia Ligustica di Belle Arti.  La datazione agli anni ’20 può essere confermata anche dalla presenza di un innegabile richiamo caravaggesco, riscontrabile nell’uso della luce, tanto quanto possono invece essere ricondotte all’influenza di Giulio Cesare Procaccini – esponente del barocco lombardo – la scelta della postura e la grande maestria nella resa dei panneggi.

Strozzi Madonna
Bernardo Strozzi, Compianto sul Cristo morto (1615-17).

Nonostante la conferma assoluta dell’attribuzione dell’opera a Strozzi, anche in merito ad alcune peculiarità stilistiche come la rappresentazione della bocca e le tipiche sfumature, la Madonna addolorata non reca nessuna firma. L’assenza della firma è un fatto consueto per la maggior parte dei pittori dell’epoca e Bernardo Strozzi non faceva eccezione: nessuna delle sue opere è firmata tranne nel caso della Madonna con il Bambino e con San Giovannino attualmente esposto nelle sale di Palazzo Rosso.

Il soggetto: il compianto solitario di una madre

Appare molto interessante la scelta di raffigurare la Madonna addolorata singolarmente, senza altri personaggi come invece accade in molte rappresentazioni del soggetto in compianto accanto al figlio morente. La scelta potrebbe ricondursi alla forte richiesta del mercato motivata dalla fama ottenuta da opere precedenti o alla possibilità che si trattasse di un bozzetto preparatorio vista anche la fluidità della pennellata nonostante la compiutezza della stesura. 

La rappresentazione di una madre in compianto, raffigurata sola, senza il figlio accanto, in una solitudine incompresa e desolante, non può che portarci alla mente le tristi vicende familiari della duchessa di Galliera. La vita di Maria Brignole Sale fu infatti profondamente segnata dalla morte dei primi due figli, un terribile lutto che non riuscì a superare neppure dedicandosi all’unico figlio rimastole, dal quale sarà sempre distante e sul quale le ripercussioni di questi traumi pesarono non poco. Come si può vedere in un celebre dipinto del ritrattista Léon Cogniet che rappresenta la nobildonna con il secondogenito tenuto in grembo con noncuranza e distacco, mentre il suo sguardo è totalmente assorto dal busto di marmo raffigurante il primogenito morto a 14 anni e mai dimenticato. È dunque forse possibile, accostando le due opere, ritrovare in questa malinconia lo stesso dolore che leggiamo nel volto della Madonna addolorata di Strozzi?

Strozzi Madonna
Léon Cogniet – Maria Brignole-Sale, duchessa di Galliera, con suo figlio Filippo, 1856.

Il restauro

L’ottima qualità del dipinto ci viene confermata direttamente dalle parole di Stefano Meriana, il restauratore, che ci descrive l’intervento con grande soddisfazione.

Il dipinto, poco rimaneggiato, è stato infatti rinvenuto su telaio originale, non tarlato, di un legno molto resistente e stagionato prima di essere costruito. Altro fatto profondamente vantaggioso si è rivelata la preparazione con imprimitura, alla quale si deve la resistente attaccatura della tela sul telaio che ne ha garantito la tensionatura. Il dipinto è stato quindi staccato dal telaio, montato su nuovo telaio e grazie alle operazioni di pulitura si è potuta così ripristinare la coloritura originale che appariva leggermente scurita e ingiallita, prima di essere riverniciato con una sostanza protettiva al fine di renderlo più leggibile e protetto.

Sarà finalmente possibile ammirare l’opera per la prima volta proprio in questi giorni. La tela sarà infatti esposta eccezionalmente al pubblico (su prenotazione) in occasione dei Rolli Days che si tengono tra 8 e 10 ottobre.

L’intervista.

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