Trasformato in un grazioso tavolino, il reperto archeologico fungeva come decoro nella vita moderna e quotidiana di un appartamento di New York City quasi 2.000 anni dopo la sua creazione. Ma come il mosaico sia finito in un salotto di Park Avenue è ancora un mistero.
Si ipotizza che il manufatto facesse parte di un pavimento musivo pertinente a una delle gigantesche e stravaganti navi da festa commissionate dall’imperatore Caligola, un sovrano molto disprezzato che la storia ha descritto come crudele, depravato e forse anche un po’ squilibrato. Un personaggio discutibile, quindi, che portò al suo assassinio, probabilmente su commissione, con la conseguente damnatio memoriae, la condanna perenne all’oblio. Essa consisteva nella distruzione di iscrizioni, statue, medaglie, monete e tutto ciò che portasse il nome o l’effige dell’odiato tiranno o che fosse particolarmente rappresentativo del suo potere. Le navi, quindi, riconducendo a Caligola sarebbero state affondate.
Col passare dei secoli, sopravvisse la leggenda di due navi favolose che giacevano sul fondo del lago di Nemi. Sommerse per quasi 1.900 anni, i relitti non sarebbero stati recuperati dagli abissi del lago che nel XX secolo. Benito Mussolini, infatti, era così ossessionato da Caligola e dalla sua fama, che ordinò il parziale prosciugamento del lago così da riportare alla luce le due navi. Queste vennero recuperate sotto gli occhi meravigliati dei presenti nel 1929. In seguito Mussolini fece realizzare un museo vicino al lago di Nemi per ospitare le navi e i preziosi manufatti recuperati. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, durante la ritirata, i nazisti diedero fuoco all’edificio, distruggendo la maggior parte degli oggetti al suo interno.
Ma torniamo ai giorni nostri. Le Navi di Caligola sono ritornate sotto ai riflettori con le recenti dichiarazioni di Dario Del Bufalo, un esperto italiano di marmi e pietre antiche, che si è occupato del mosaico utilizzato come tavolino.
Egli ha infatti raccontato al corrispondente di 60 Minutes, Anderson Cooper, del furto dell’opera musiva. A suo avviso sarebbe stata rubata prima dell’incendio provocato dai nazisti, dal momento che mancherebbero tracce di bruciato sulla sua superficie.
Durante una conferenza presso la gioielleria Bulgari sulla 5th Avenue di Manhattan, lo studioso racconta di avere ascoltato una conversazione privata alquanto stupefacente tra una distinta signora e un giovane ragazzo, che stavano osservando la foto che Del Bufalo aveva incluso nel libro di archeologia romana oggetto della presentazione. Il giovane rivolgendosi alla sua amica le avrebbe fatto notare come il mosaico nella foto somigliasse particolarmente a quello da lei posseduto.
Intrigato dal discorso, Del Bufalo ha immediatamente sospeso la conferenza per rincorrere il ragazzo, perché nel frattempo la donna aveva già lasciato il negozio. Il giovane, studiando meglio la fotografia e rispondendo alla curiosità di Del bufalo, ha confermato che si trattava proprio del mosaico presente sul tavolino della sua amica Hellen nel suo appartamento di Park Avenue.
Helen Fioratti, una commerciante d’arte, ha raccontato che lei e suo marito, Nereo Fioratti, avevano comprato il manufatto in buona fede da una famiglia nobile italiana negli anni ’60. Una volta che i Fioratti portarono il mosaico nel loro appartamento di Park Avenue, lo trasformarono in un tavolino e questo oggetto assunse un grande valore affettivo per la coppia nei decenni seguenti.
Dopo la segnalazione, nel settembre 2017, l’Ufficio del Procuratore Distrettuale di Manhattan ha sequestrato il mosaico ai coniugi e con l’aiuto dei Carabinieri del TPC consentendo il rimpatrio. Dopo aver ricevuto una pulizia accurata per rimuovere tutte le macchie di caffè e tè, il bene è stato messo in mostra al Museo delle Navi Romane di Nemi qualche mese fa.
Nonostante l’incredibile scoperta e la felicità provata quando il mosaico è finalmente tornato in patria, Del Bufalo si dice dispiaciuto per avere privato Helen Fioratti di un oggetto a lei molto caro, promettendole però di farle avere al più presto una copia identica che sostituisca il vuoto causato dalla perdita definitiva del tavolino che decorava l’appartamento.
Laureata in Design e Comunicazione visiva presso il Politecnico di Torino. Ha conseguito il master in Management dei Beni Culturali presso Palazzo Spinelli di Firenze, con uno stage nella redazione di The Journal of Cultural Heritage Crime.