Lunedì 6 dicembre, alle ore 19 (18:00 GMT), si terrà la conferenza online The Art of Free-Portism: A Disappearing Act organizzato daIl’Institute of Historical Research di Londra e tenuto da Hadas Kedar.
I depositi offshore, esenti da tasse, che conservano arte e altri oggetti di valore, danno più di un pensiero. Essi, infatti, sono legati ad un piccolo numero di persone ricche e considerevolmente influenti, coinvolte e attive (consapevolmente o inconsapevolmente) nella “catena alimentare” del mercato dell’arte. Il “Freeportism” o “Duty-Free Art” ha a che fare con l’aspetto concettuale del campo dell’arte, che invita a dare uno sguardo più attento ai movimenti e alle tendenze. Da un lato, l’oggetto artistico della nostra epoca attuale può essere percepito come il protagonista di uno scandalo mondiale; dall’altro, può essere considerato come uno stimolo alla discussione sugli aspetti estetici ed etici dell’arte, e come un catalizzatore nel dibattito sui legami attuali tra arte ed economia.
Hadas Kedar è un’imprenditrice culturale e ricercatrice nel campo della curatela ed è attualmente una dottoranda nel programma congiunto dell’University of Reading e della Zurich University of the Arts. Kedar esplora la cultura in aree lontane dai centri culturali dominanti, concentrandosi su atti curatoriali e artistici che riguardano le culture colonizzate nel deserto del Negev. Ha fondato e curato il programma di residenza Arad Art and Architecture e l’Arad Contemporary Art Center nel deserto del Negev sud-orientale. È stata la curatrice di EXTREME, un numero di OnCurating (2021) che si occupa di culture che si sviluppano dai margini del globo e l’autrice di South as State of Mind: A Warm Wind from the South in Western Art (2021) in Theory and Criticism (Van Leer Institute). Dal 2020 Kedar è membro di facoltà del Mandel Center for Leadership in Negev.
Per partecipare occorre registrarsi sul sito web IHR entro domenica 5 dicembre.
Per info: collectingdisplay@gmail.com
Diplomata in Scultura al Liceo Artistico Statale di Benevento, ha proseguito i suoi studi in Conservazione e restauro dei beni culturali presso l’Università degli Studi di Urbino conseguendo l’abilitazione come restauratrice. È specializzata in Arts Management e in Archeologia giudiziaria e crimini contro il Patrimonio Culturale. Co-founder dell’Associazione Art Crime Project, editore di The Journal of Cultural Heritage Crime. Membro del Direttivo Associazione Massimo Rao, è responsabile della Pinacoteca Massimo Rao. Vive e lavora a San Salvatore Telesino (BN).