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Lo Stato acquisti il Casino dell’Aurora!

Casino dell'Aurora, Roma

(Tempo di lettura: 2 minuti)

S.O.S cultura in svendita, questo il nome della petizione lanciata nelle ultime settimane su Change.org con lo scopo di fermare l’asta del prossimo 18 gennaio del Casino dell’Aurora e del prezioso patrimonio custodito all’interno della storica dimora. La raccolta, che ha già superato quota 30.000 firme, ha come mittente Dario Franceschini, Ministro della cultura al quale si chiede che lo Stato eserciti il diritto di prelazione di un bene di notevole prestigio, già dichiarato di interesse storico artistico. Per rilevare la villa viene suggerito l’utilizzo dei fondi europei previsti dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). L’obbiettivo della petizione è di “impedire che un altro pezzo di Italia, quella bella vada svenduto”, si legge sul sito di Change.org.

Come abbiamo già raccontato qui, nella proprietà sono presenti diverse opere d’arte tra cui stucchi e statue, i giardini e soprattutto le splendide stanze affrescate dal Guercino e dal Caravaggio.

Caravaggio, Giove, Nettuno, Plutone (Casino dell’Aurora, Roma. Foto di M. De Bernardin)

La messa all’asta ha suscitato non poche polemiche, dato l’inestimabile valore della dimora e dei suoi beni storico-artistici; d’altro canto, gli eredi, già provati dai notevoli disaccordi, non possono sostenere economicamente le opere di restauro previste lo scorso 26 febbraio dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio di Roma. I lavori improcrastinabili, fa sapere l’Ansa, riguardano “il restauro dei beni architettonici ed artistici, la demolizione di alcune superfetazioni e tramezzature, il rifacimento degli impianti, il ripristino delle finiture dell’intero immobile, il rifacimento di tracce e scassi realizzati nella muratura con tecniche e materiali identici agli esistenti”, secondo la documentazione allegata alla vendita.

I danarosi privati di tutto il mondo sono stati invitati a partecipare, ma il rischio è che l’asta vada deserta e che il bene sia rimesso all’incanto ad un prezzo ribassato. La base d’asta è stata fissata a 471 milioni di euro e l’offerta minima a 353 milioni e 250 mila euro. L’unica condizione per cui la vendita possa essere sospesa è che lo Stato eserciti il diritto di prelazione (ex art.61 D.Lgs 42/2004) ma la data di scadenza è sempre più vicina: basterà una raccolta firme e lo sconcerto generale per spingere lo Stato a esercitare questo diritto? O forse il patrimonio culturale non è poi così importante?

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