Il 23 febbraio sono ritornati al Museo Archeologico dell’Agro Falisco (presso il Forte Sangallo di Civita Castellana) le preziose coppe in argento dorato, provenienti dai depositi del Museo Archeologico di Napoli. Questa restituzione fa parte del nuovo progetto del MiC, “Cento opere d’arte tornano a casa”. L’obiettivo è quello di ricostruire il legame tra territorio e opere d’arte dando una giusta collocazione a reperti che altrimenti rimarrebbero nei magazzini dei musei. Sono state selezionate cento opere custodite nei depositi di 14 tra i più importanti musei italiani per essere ricollocate nei musei dei territori di provenienza. Questo progetto, è stato fortemente voluto dal Ministro della Cultura Dario Franceschini per restituire “nuova vita a opere d’arte di fatto poco visibili, di artisti più o meno conosciuti, e promuove i musei più piccoli, periferici e meno frequentati”, come ha dichiarato il ministro. Infatti, continua Franceschini, “solo una parte delle opere dei musei statali è attualmente esposta: il resto è custodito nei depositi, da cui proviene la totalità dei dipinti e dei reperti coinvolti in questa iniziativa. Queste cento opere sono soltanto le prime di un progetto a lungo termine che mira a valorizzare l’immenso patrimonio culturale di proprietà dello Stato. Un obiettivo che sarà raggiunto anche attraverso un forte investimento nella digitalizzazione e nella definizione di nuove modalità di fruizione prevedendo nuove collaborazioni come la realizzazione di una serie di documentari insieme alla RAI, che ha anche il merito di rafforzare il legame tra il territorio e l’opera d’arte”.
L’arrivo degli argenti dorati è stato accolto dalla direttrice del Museo Archeologico dell’Agro Falisco, Sara de Angelis, e dal Sindaco di Civita Castellana, Luca Giampieri.
La documentazione presente in archivio data il rinvenimento delle coppe al 1811 presso l’abitato di Falerii Novi, antica città falisca sita nel territorio di Civita Castellana. Le coppe insieme ad altri oggetti in argento dovevano costituire un piccolo tesoretto, deposto dopo la fondazione della città, ossia dopo il 241 a.C. Secondo un’ipotesi del professor Coarelli, è probabile che le coppe siano state condotte a Falerii come bottino di una delle guerre asiatiche del II secolo a. C., verosimilmente realizzate nella città di Pergamo, in Asia Minore, attuale Turchia.
I preziosi oggetti saranno ufficialmente presentati l’undici marzo per poi essere definitivamente esposti insieme ai materiali provenienti dallo stesso sito, già inseriti nel percorso museale, allestito negli appartamenti papali del Forte Sangallo.
Archeologa. Laurea magistrale in “Orientalistica: Egitto, Vicino e Medio Oriente” con una tesi in Archeologia dell’Arabia Meridionale. Ha frequentato la Scuola Interateneo di Specializzazione in Beni Archeologici di Trieste, Udine, Venezia Ca’ Foscari, concludendo con una tesi sulla legislazione dei bbcc, incentrata sui crimini contro i beni culturali in Sicilia. Alterna il lavoro di cantiere a quello di operatrice museale.