Nuovo bilancio sul caso Gurlitt in vista della mostra al Kunstmuseum di Berna
La storia della collezione Gurlitt, della sua “riscoperta” e del destino delle opere che ne fanno parte è una di quelle che più hanno appassionato gli esperti e non del settore in questi ultimi anni. Hildebrand Gurlitt, a dispetto della sua origine “per un quarto ebrea”, fu un noto storico dell’arte e influente mercante d’arte degli anni ’30 e ’40, in particolare durante l’epoca del nazionalsocialismo in Germania: molto stimato sia da Göring che da Hitler, aveva perfino ottenuto da quest’ultimo l’incarico di curare la realizzazione del grande museo di Linz, che avrebbe dovuto contenere opere provenienti dalle sue spoliazioni in tutta Europa. Egli stesso aveva arricchito la propria collezione privata acquistando a prezzi bassissimi le cosiddette opere di “arte degenerata” o approfittando delle aste forzate con le quali molte famiglie ebree erano costrette a vendere i propri beni per salvarsi la vita o per pagarsi la fuga dalla Germania.
Al termine della guerra Gurlitt era riuscito a discolparsi da ogni accusa e soprattutto a convincere i suoi accusatori che la collezione da lui creata in quegli anni era stata distrutta durante i bombardamenti. Date tutte queste premesse, non poteva che suscitare grande scalpore e curiosità la notizia, trapelata nel 2013, che durante una perquisizione della Guardia di Finanza a casa di Cornelius, figlio di Hildebrand, erano state trovate circa 1600 opere d’arte facenti parte proprio di quella collezione considerata perduta. La trama di questa storia si è fatta ancora più interessante quando, nel 2014, in seguito alla morte di Cornelius e alla lettura del suo testamento si è scoperto che l’uomo ha lasciato tutto in eredità al Kunstmuseum di Berna, con la condizione che si facesse uno studio accurato sulla provenienza delle opere e che quelle frutto di acquisti illeciti venissero restituite ai legittimi proprietari o agli eredi. Da quel momento si è attivata una vera e propria Task Force costituita da storici dell’arte e coordinata dal museo di Berna e dalla città di Monaco, dove Cornelius risiedeva. Il frutto di questa collaborazione è stata la prima, grande, doppia mostra dal titolo Bestandsaufnahme Gurlitt (l’inventario Gurlitt), organizzata nel 2018 e divisa tra Berna e Bonn, nella quale è stata esposta una selezione di capolavori insieme ad un resoconto sullo stato degli studi. Per la prima volta oltre a mettere in evidenza la bellezza dei pezzi presentati, è stato dato grande risalto al modo in cui sono entrati a far parte della raccolta di Gurlitt e al contesto storico nel quale si sono svolti i suoi acquisti: da una parte, a Berna, si è voluto sottolineare l’aspetto legato all’arte degenerata. Dall’altra a Bonn l’esposizione si è focalizzata sul tema dell’”arte rubata” o venduta forzatamente durante l’epoca del nazionalsocialismo.
L’intero lascito è attualmente consultabile on line (gurlitt.kunstmuseumbern.ch) e la catalogazione dei pezzi è stata fatta secondo un Provenienzampel, ovvero un sistema a semaforo nel quale in rosso sono stati segnalati quelli provenienti da confische o vendite forzate (9 opere d’arte, che sono già state restituite ai legittimi proprietari), in verde quelli di cui è stata accertata una provenienza lecita e in giallo quelli dubbi. Di recente, in seguito all’avanzamento delle ricerche, questo sistema utilizzato fino ad oggi è stato ulteriormente aggiornato, con la creazione di due sottocategorie: quella giallo-rossa indica le opere di dubbia provenienza, per le quali c’è il forte sospetto che siano state acquisite forzatamente. Queste potranno essere rese alla Germania nel caso in cui non dovesse arrivare nessuna richiesta di restituzione. L’altra categoria, quella giallo-verde, fa riferimento a pezzi sempre in dubbio, ma che probabilmente sono stati acquisiti in maniera legale e che per questo potranno restare in Svizzera. In contemporanea con queste novità, il Kunstmuseum di Berna ha annunciato per il prossimo autunno una nuova mostra dal titolo Gurlitt: eine Bilanz, ovvero un bilancio di quanto fatto fino ad ora, del risultato delle ricerche e delle opere che sono state restituite ai legittimi proprietari o ai loro eredi o di quelle per le quali è stata accertata una provenienza illecita. La novità è che, rispetto alla mostra del 2018, questa volta ad essere esposto sarà l’intero lascito di Gurlitt insieme a documenti e fotografie. Attendiamo dunque il prossimo autunno per scoprire con grande interesse il nuovo, appassionante capitolo di questa storia e per scoprire il destino dei capolavori che ne sono protagonisti.
Mi sono laureata a Roma in archeologia e storia dell’arte greca e romana e ho conseguito la specializzazione nello stesso ambito a Lecce. Dopo diversi anni di esperienza sui cantieri urbani ho frequentato un master incentrato sui temi della tutela e dei reati contro il patrimonio culturale, discutendo una tesi sulla ricerca della provenienza e la restituzione dei beni trafugati durante la Seconda Guerra Mondiale. Dal 2015 sono guida turistica autorizzata di Roma: tra le visite che propongo più spesso, oltre la Roma antica, ci sono quelle su Occupazione tedesca e Resistenza, e sulla Street Art. Oggi divido la mia vita tra i tour con i turisti, lo studio e la ricerca.