Il mercato nero delle antichità sui social media
Venerdì 22 aprile, dalle 18 alle 19, per la serie virtuale Research in Action creata da ASOR Early Career Scholar, verrà presentata la ricerca di Katie A. Paul dal titolo Social Media’s Antiquities Black Market: Tracking a New Generation of Traffickers.
Dall’invasione in Ucraina, al conflitto in Siria, la crescita del mercato nero online su piattaforme social media come Facebook, YouTube, Instagram e TikTok ha facilitato e amplificato il commercio illecito di beni culturali. Queste piattaforme servono ora ai saccheggiatori come spazi per diventare influencer, lì dove le aziende tecnologiche non regolamentate forniscono strumenti di monetizzazione utili a fare soldi anche senza una vendita.
La nuova generazione di trafficanti sa infatti come capitalizzare gli algoritmi di Big Tech per massimizzarne la portata. Piattaforme come Facebook hanno “democratizzato” il commercio illegale di antichità, permettendo ai saccheggiatori, forniti di ogni tipo di manufatto (dalle monete romane ai sarcofagi egizi), di connettersi alle reti internazionali del traffico illecito con un semplice clic. La ricerca investigativa open–source del Progetto ATHAR sul mercato nero delle antichità sui social media fornisce informazioni in tempo reale sulla nuova generazione di trafficanti.
Qui il link per la registrazione.
Katie A. Paul è direttrice del Tech Transparency Project (TTP), dove si occupa del monitoraggio dell’estremismo, della disinformazione e delle attività criminali su piattaforme online come Facebook. È anche co-direttrice e co-fondatrice del progetto Antiquities Trafficking and Heritage Anthropology Research (ATHAR) e membro fondatore dell’Alliance to Counter Crime Online (ACCO). Ha conseguito la laurea presso la Miami University (OH) con una doppia specializzazione in antropologia e greco antico, e un master in antropologia presso la George Washington University.
Diplomata in Scultura al Liceo Artistico Statale di Benevento, ha proseguito i suoi studi in Conservazione e restauro dei beni culturali presso l’Università degli Studi di Urbino conseguendo l’abilitazione come restauratrice. È specializzata in Arts Management e in Archeologia giudiziaria e crimini contro il Patrimonio Culturale. Co-founder dell’Associazione Art Crime Project, editore di The Journal of Cultural Heritage Crime. Membro del Direttivo Associazione Massimo Rao, è responsabile della Pinacoteca Massimo Rao. Vive e lavora a San Salvatore Telesino (BN).