«Molte delle più grandi opere d’arte dell’umanità si sono perse in seguito a furti, atti di vandalismo, furore iconoclasta, distruzione volontaria o accidentale o semplice disgrazia», scrive Noah Charney in Il museo dell’arte perduta. E questa è, in parte, anche la sorte che è toccata agli antichi e preziosi volumi della Biblioteca dei Girolamini di Napoli: grazie all’intervento di Filippo Maria Pontani e di Tomaso Montanari che hanno raccolto e verificato di persona le confidenze disperate dei bibliotecari Mariarosaria e Piergianni Berardi, il 30 marzo 2012 Montanari denuncia dalle colonne del Fatto Quotidiano la situazione della biblioteca. Seguono un sequestro, una complessa indagine, in parte tutt’ora in corso, per accertare le responsabilità e per identificare e recuperare i libri sottratti; ma nel frattempo la prima condanna all’ex direttore è passata in giudicato ed è stata scontata.
Dieci anni fa una “gestione” criminale ha modificato il profilo della biblioteca e, benché fosse un tesoro riconosciuto da diversi secoli ma quasi ignorato dai cittadini, il fatto ha paradossalmente restituito al Complesso Monumentale e alla Biblioteca la giusta attenzione delle istituzioni e della società civile. Con il recente annuncio del dissequestro giudiziale quando potrà ritornare alla fruizione pubblica?
Alla presenza del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, il dottor Melillo, che ha seguito tutta la fase più oscura di questa vicenda, è stato dato questo annuncio. La notifica del dissequestro era stata già consegnata da qualche giorno, ma si è atteso l’evento per far in modo che la notizia raggiungesse il mondo intero in una forma solenne. Questo rappresenta un punto di svolta perché il dissequestro anzitutto è il riconoscimento da parte della Procura dell’esistenza di una governance in grado di gestire finalmente i processi che riguardano questo luogo. E per la governance, di cui sono a capo, significa poter gestire il bene in tutti i suoi risvolti: tutto l’immobile è stato dissequestrato e con l’immobile le sue collezioni. L’amministrazione può così disporre e mettercela tutta per applicare l’articolo 9 della Costituzione. Rispetto alla possibilità di fruire di questo patrimonio, che è di tutti, già da un anno e mezzo abbiamo ripristinato il prestito bibliotecario, essendo i Girolamini anzitutto una biblioteca, e abbiamo ripreso ad accogliere studiosi e studenti in forme contingentate fino a pochi giorni fa, anche perché era necessario trattare il nullaosta della Procura. L’accesso dunque necessitava di una serie di verifiche, ma è chiaro che adesso saremo nelle possibilità di erogare il servizio in maniera più lineare e che potremmo magari ampliare il numero delle postazioni da mettere a disposizione a studiosi e studenti. L’accesso invece all’immobile, inteso come bene architettonico, storico e artistico, è ancora fortemente condizionato dai cantieri di restauro in corso. Il 26 maggio abbiamo illustrato a operatori di settore e stampa come questi cantieri siano ormai in una fase ampiamente avanzata: alcuni vani rappresentativi dei Girolamini, come la chiesa, sono stati ultimati. Sono però ancora in corso i lavori sulle facciate, sulle coperture e sulle parti dell’immobile oggetto di crolli e dunque per un accesso libero al momento non ci sono ancora le condizioni perché mancano i requisiti di sicurezza e di accessibilità. Ci predisponiamo però a delle riaperture graduali, che calendarizzeremo prima sotto forma di aperture speciali nell’ambito del nostro piano di realizzazione, e poi speriamo di poter istituzionalizzare, per tutto l’anno solare in corso, un progressivo ampliamento della superficie visitabile.
Il ministro Franceschini ha definito la storia del Complesso Monumentale e della Biblioteca dei Girolamini una «storia di riscatto e di giustizia» per la quale il Ministero ha destinato un investimento di circa 20 milioni di euro.
Una parte dei 20 milioni si sta spendendo per i cantieri in corso, alcuni peraltro consegnati da pochissimo, poi un’altra tranche ci garantisce la sicurezza, sia per il triennio 2021-24 sia per il triennio 2022-25, di assicurare continuità: questa grande stagione di recuperi e di restauri non si esaurirà con i cantieri attivi, ma abbiamo già sulla carta le risorse per portare avanti e recuperare tanti altri elementi dei Girolamini. A queste poi si aggiungono risorse non necessariamente correlate a restauri e recuperi ma ad attività di tutela e valorizzazione non meno importanti. Per esempio confidiamo a breve di affidare la gara per la digitalizzazione di tutto l’archivio storico dei Girolamini, un intervento finanziato attraverso un PON – Programma Operativo Nazionale per un importo di circa un milione e duecento mila euro. Questa sarà un’altra operazione importantissima per i Girolamini intesi, anche e sopratutto, come istituto culturale che promuove e fa ricerca: grazie alla digitalizzazione di questo patrimonio documentale straordinario apriremo un portale che consentirà alla nostra utenza, che è una utenza internazionale, di creare una comunità virtuale intorno ai Girolamini per facilitare la conoscenza, la ricerca e l’approfondimento. La linea di finanziamento è interna al Ministero e in fase di elaborazione i Girolamini hanno potuto contare su un Comitato scientifico (è presieduto al direttore pro-tempore e si è costituito il 25 gennaio 2021 con decreto del ministro Franceschini che ha nominato Tomaso Montanari, Elda Morlicchio, Riccardo Naldi e Filippo Maria Pontani, ndr) che vanta personalità di assoluto rilievo e spessore, elementi condizionanti di tutte le scelte e di tutte le iniziative che andiamo a porre in essere.
Nel primo filone d’inchiesta erano stati accertati 2.292 volumi rubati e oltre 4 mila quelli presunti per un danno patrimoniale diretto quantificato dalla Corte dei Conti in 19.460.000 euro. Nel corso degli anni c’è stato un ridimensionamento degli ammanchi?
Non abbiamo ancora evidenza ufficiale. La Procura prosegue il suo lavoro e c’è ancora un filone d’indagine che non si può considerare concluso. Però quello che posso confermare è che sono circa 2 mila le unità che sono ancora oggetto di accertamento: rispetto al materiale recuperato dal Nucleo dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale sono in corso delle verifiche per attestare se è effettivamente appartenente ai Girolamini. Molti dei nostri libri non avevano collocazione, sono stati privati delle note di possesso, di pagine ed elementi che avrebbero potuto più facilmente ricondurli alla nostra realtà per cui c’è una indagine tutt’ora in corso, da parte della Procura ma anche da parte nostra sui fondi del patrimonio della biblioteca. I tecnici coinvolti dalla Procura ci hanno detto che per la fine dell’estate il loro lavoro sulle mancanze potrebbe essere concluso. A quel punto il lavoro sulle mancanze si dovrà incastrare con il nostro lavoro sulle presenze: qualche zona d’ombra persisterà perché purtroppo partiamo da una situazione primigenia in cui non esisteva un inventario patrimoniale, e quello che diventerà per noi il lavoro di una vita stabilirà la consistenza in un confronto perenne con gli inventari antichi esistenti e la situazione presente. Ribadisco, ci sono ancora 2 mila unità attorno alle quali la Procura deve fare chiarezza e che probabilmente saranno recuperate definitivamente nel patrimonio. Purtroppo bisognerà rassegnarsi al fatto che molto difficilmente altri potranno essere recuperati perché sono stati occultati, immessi nel mercato dell’illecito. C’è un monitoraggio delle aste antiquariali e intensissima è la collaborazione con i Carabinieri, c’è un percorso ancora da seguire e la soglia di attenzione sui Girolamini deve restare ancora molto molto alta.
L’attivismo del personale, in particolare dei fratelli Berardi, ha giocato un ruolo centrale nel disvelamento della vicenda. Su quante unità oggi può fare affidamento?
Siamo 14 ministeriali e abbiamo 4 aree, sicuramente si tratta di un organico sottodimensionato rispetto alle esigenze ma è estremamente motivato. Confidiamo nei concorsi appena espletati per altre unità soprattutto in termini di assistenza alla vigilanza e all’accoglienza perché è l’implementazione di queste unità che poi ci consentirà di aprire il Monumento, non solo a studiosi e a studenti ma anche a viaggiatori e turisti.
Per concludere, oltre a una maggiore e migliore attenzione nella selezione del personale dirigente a capo del Complesso Monumentale e della Biblioteca, sono state aumentate anche le misure di sicurezza e i sistemi di videosorveglianza?
I lavori di cui ho parlato consistono soprattutto in questo: i restauri della chiesa o della sala Vico facilmente conquistano le prime pagine dei giornali, com’è giusto che sia, però è chiaro che questi interventi sono in prevalenza di adeguamento dell’impiantistica e della messa in sicurezza. Quindi l’immobile si è già dotato e continuerà a dotarsi di sistemi antintrusione e di videosorveglianza sempre più efficaci e sofisticati. Però ci tengo ad aggiungere questo: anche al netto delle valutazioni che hanno portato alla nomina di un direttore, diciamo particolare, la vicenda dei Girolamini deve insegnare a noi come operatori e cittadini che quando su un bene pubblico viene meno il controllo sociale, quando un bene pubblico scompare dal panorama mentale della cittadinanza attiva, quel bene a prescindere anche dal dirigente è in pericolo. E purtroppo i Girolamini in quegli anni erano come evaporati dal panorama visivo dei napoletani e non. Quello che ci aspetta è la ricerca di una narrazione nuova, di un senso diverso proprio nel corpo sociale perché questa è l’unica vera garanzia per i nostri beni culturali.
Assolutamente d’accordo ad eccezione del fatto che la nomina dell’ex direttore è avvenuta anche con l’imprimatur ministeriale.
Questo è innegabile e indiscutibile. Però è altrettanto innegabile e indiscutibile che se i fratelli Berardi – mi fa piacere nominarli – non avessero trovato in uno studioso attento come Filippo Maria Pontani, che oggi fa parte del nostro Comitato scientifico, un ascoltatore disposto a raccogliere le loro inquietudini, che cosa sarebbe successo? Anche la coscienza civica dei fratelli Berardi, fortunatamente, ha trovato eco in chi non ha mai smesso di ragionare sulla incostanza di questo luogo. Filippo Maria Pontani poi consegnò le inquietudini dei bibliotecari a Tomaso Montanari che fece il sopralluogo dal quale scaturì quel famoso articolo del Fatto.
L’articolo del 30 marzo 2012, poi ripreso dal Corriere del Mezzogiorno. Però il professor Montanari e anche il professor Pontani hanno subito un’interrogazione parlamentare in merito al loro attivismo e all’interpretazione del ruolo di docenti universitari applicato alla coscienza civile: proprio questo è stato messo sotto accusa dall’apparato parlamentare.
Questa è una pagina veramente oscura.
Aggiornamento del 29 aprile 2024
Su richiesta dell’interessato, la Redazione segnala che per i reati di devastazione e saccheggio l’imputato Marino Massimo De Caro è stato assolto in primo grado dalla prima sezione penale del Tribunale di Napoli il 12 marzo 2024.
Per maggiori dettagli rimandiamo all’articolo Furto alla Biblioteca dei Girolamini, 6 condanne e 6 assoluzioni.
Dopo la laurea a Trento in Scienze dei Beni Culturali, in ambito storico-artistico, ho “deragliato” conseguendo a Milano un Perfezionamento in Scenari internazionali della criminalità organizzata, un Master in Analisi, Prevenzione e Contrasto della criminalità organizzata e della corruzione a Pisa e un Perfezionamento in Arte e diritto di nuovo a Milano. Ho frequentato un Master in scrittura creativa alla Scuola Holden di Torino. Colleziono e recensisco libri, organizzo scampagnate e viaggi a caccia di bellezza e incuria.