Gli uomini si sbagliano, i grandi uomini confessano di essersi sbagliati” (Voltaire).
Sono trascorsi circa otto mesi dalla pubblicazione dell’ articolo sul Papiro di Artemidoro nella rubrica “Storie in Giallo” del JCHC. Cosa si è verificato di così sconvolgente per “costringermi” a scriverne ancora ?
Ѐ accaduto che la magistratura francese, nel corso di un’articolata indagine sul traffico internazionale di reperti archeologici, alcuni confluiti in importanti musei, tra cui spiccano il Metropolitan e il Louvre di Abu Dhabi, ha aperto un procedimento penale a carico di Serop Simonian, noto mercante di antichità (non solo!) e dei due figli. Tutti e tre, come emerso da indiscrezioni in seguito confermate da alcuni articoli stampa nazionali ed esteri, sarebbero destinatari di un mandato di arresto che le autorità francesi dovrebbero eseguire, tramite rogatoria internazionale, in Germania, ad Amburgo, dove Simonian ha esercitato per decenni l’attività di antiquario.
L’indagine avrebbe fatto emergere che il Simonian, nel corso degli anni, avrebbe avuto nella sua disponibilità diversi magazzini, alcuni perfino all’interno di musei, in virtù dei rapporti privilegiati intrattenuto con i resposanbili (pare ne abbia riferito puntualmente Eleni Vassalika, già direttrice del Museo Egizio di Torino e del Roemer & Pelizaeus Museum di Hildesheim).
Questi spazi sarebbero stati utilizzati come base e copertura per condurre trattative e vendite di reperti importanti, compreso il “Libro dell’Esodo” (sequestrato dalla procura distrettuale di New York) e un corredo funeraio dell’antico Egitto in seguito restituiti dopo essere custoditi a Bonn e al Louvre di Abu Dhabi.
Si tratterebbe di beni archeologici usciti clandestinamente dagli stati di origine, in particolare dall’Egitto, con cui Simonian e famiglia hanno sempre mantenuto stretti legami non solo per questioni di affettività e di nascita. I beni in questione sarebbero stati immessi illecitamente sul mercato nel momento più propizio per conseguire ingenti utili e probabilmente non senza qualche complicità. Su questo particolare aspetto pare siano tuttora in corso accertamenti della polizia tedesca e di quella statunitense.
Ѐ evidente che se venissero provate le responsabilità in questo senso sarebbe uno scandalo sullo scandalo. Non è pensabile che, come accaduto per il papiro di Artemidoro, istituzioni museali, peraltro di un certo prestigio, alcune pubbliche, possano essere state così leggere nel fare certe concessioni o peggio complici di traffici illegali. Il danno che ne deriverebbe sarebbe incalcolabile in termini di credidilità, ma non solo.
L’“affaire papiraceo” dunque è stato premonitore e per certi versi paradigmatico. Difficile – repetita iuvant – digerire il fatto che i responsabili di quella truffa non siano stati puniti, ma questa è un’altra storia. Del resto nel sistema giudiziario italiano vige il principo del ne bis in idem, per cui non si può essere processati due volte per gli stessi fatti…
Si confida quindi nella professionalità degli investigatori americani e d’oltralpe e soprattutto nella giustizia dei due stati. L’inchiesta coordinata dal Giudice Jean Michel Gentil, condatta dalla Gendarmerie che ha indagato a lungo sul filone del traffico lungo l’asse USA-Germania-Svizzera-Medio Oriente, è culminata nel maggio scorso con gli accertamenti e l’audizione del ex direttore del Louvre Jean Luc Martinez. Evento che ha scatenato molto polemiche anche sul fronte politico di quel paese. A parte questo, le tessere del mosaico si stanno sistemando e purtroppo, temo, che l’esito finale non sarà idilliaco,tuttavia attendiamo con pazienza per amor di giustizia e verità.
La polizia amministativa tedesca ha efettuato nel frattempo un controllo all’attività commerciale di Simonian, probabilemente per censire e documentare tutti i beni nella sua disponinilità. Nonostante ciò, il diretto interessato ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione né alle autorità, né alla stampa. Strategia difensiva ? Emozione paralizzante in vista di un possibile pentimento, stante l’età ? Chissà ?
Ѐ di fatto un lungo silenzio, profondo e tentacolare, consolidatosi nello spazio e nel tempo.
Un silenzio non onorevole, tantomeno prezioso.
Opinionista