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Villa Verdi, addio!

(Tempo di lettura: 3 minuti)

Domenica 30 ottobre 2022 sarà l’ultimo giorno di apertura del Museo Verdi di Sant’Agata. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’eredità di Alberto Carrara Verdi, scomparso nel 2001, dovrà essere divisa tra i figli (Maria Mercedes, Ludovica, Angiolo) in parti uguali. Ma poiché nessuno degli eredi risulta in grado di rilevare le quote degli altri, Villa Verdi sarà destinata alla vendita. Chi l’acquisterà? Questa è la domanda delle domande che ancora non ha trovato una risposta. Rimarrà “italiana” o no? In estrema sintesi, pur nelle specificità degli interessi culturali e dei risultati economici attesi, ciò che accomuna la Villa Verdi al concetto espresso con la locuzione “luogo della memoria” riguarda e rimanda ad una pluralità di condizioni e di significati. Villa Verdi è inserita a pieno titolo in un itinerario di conoscenza storica e musicale, conserva fonti, beni materiali e memorie che costituiscono elementi indispensabili per la ricostruzione di precise vicende e situazioni legate indissolubilmente non solo a Giuseppe Verdi ma alla storia d’Italia. Il compositore acquistò la Villa rendendola progressivamente sempre più sua, progettando personalmente il suo ampliamento e scegliendo i materiali da utilizzare fino a farla diventare come oggi è, e come i visitatori possono ancora ammirarla, come se il tempo si fosse fermato. In questa villa campestre, Verdi visse e scrisse la sua musica, godendo di un isolamento necessario al suo genio creativo ed al suo carattere, schivo e riservato. La casa padronale di campagna divenne così in pochi anni la residenza dove i canoni estetici del tempo trovarono una perfetta realizzazione che, ancora adesso, e fino al 30 ottobre prossimo, il visitatore più attento potrà comprendere ed ammirare. E poi? Chissà…

In questi anni Villa Verdi, grazie alla famiglia Carrara Verdi erede del Maestro, è stata mantenuta nello stato conservativo idoneo a rendere intellegibili alcuni tratti dell’insigne compositore e a fornire le giuste chiavi di lettura per comprendere lo spirito immortale del genio di Busseto. Ci sarà un intervento pubblico per tutelare questo luogo storico e ricco di significati materiali ed immateriali, assicurandolo definitivamente alla Nazione che Giuseppe Verdi, Vate dell’Unità Italiana, contribuì a realizzare? Non ci si può ricordare episodicamente dell’acrostico “Viva Verdi” o dell’importanza che la musica di Verdi ebbe nell’ambito degli eventi risorgimentali. E non ci si può neppure dimenticare di Verdi come sostenitore dell’Unità, quando partecipò a suo modo alla causa italiana con ampia corrispondenza con gli esponenti della politica milanese, romana e napoletana. Che dire infine dell’opera “La Battaglia di Legnano”, la cui stesura risale alla fine del 1848 su libretto di Cammarano, e della volontà di trasmettere attraverso la musica, il messaggio patriottico rintracciabile nel coro del “Và pensiero”, da molti e per lungo tempo considerato il vero inno risorgimentale? Assicurare Villa Verdi alla Nazione, per ciò che rappresenta questo straordinario “luogo della memoria”, sarebbe il gesto più nobile e di riconoscenza pubblica per rendere omaggio ad uno dei Padri della Nazione e all’Italia tutta.

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