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Nella prima mattinata del 12 ottobre 2022, i Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Ancona, coadiuvati dai colleghi di Bologna, Perugia e L’Aquila, nonché dai militari dei Comandi Provinciali territoriali e dei Gruppi forestali di Ancona e Macerata, hanno dato esecuzione a un decreto di perquisizione domiciliare, personale e locale (con contestuale sequestro), nei confronti di nove persone nei comuni di Fabriano (AN), Cerreto D’Esi (AN), Castelraimondo (MC), Camerino (MC), Serravalle del Chienti e Mogliano (MC), Gubbio (PG), Valfabbrica (PG), Spello (PG).

Il provvedimento, disposto dall’A.G. di Ancona, era finalizzato alla repressione di un sodalizio criminoso ritenuto responsabile, insieme ad altre persone in concorso, dei reati di scavi archeologici non autorizzati, furto e riciclaggio di beni archeologici e paleontologici.

Le indagini condotte dalla Procura e dai Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Ancona hanno portato, con i provvedimenti eseguiti nella giornata del 12 ottobre, al sequestro di oltre 30.000 reperti paleontologici, circa 1000 reperti archeologici, oltre ad altri beni culturali di natura libraria, tutti ritenuti di provenienza illecita; nonché all’apposizione dei sigilli su ben due musei privati, uno di Spello(PG) e l’altro di Gagliole (MC), contenenti anch’essi beni paleontologici ritenuti di natura illegale.

Per le ipotesi di reato che hanno dato il via alle indagini e a seguito di quanto riscontrato al termine delle attività di perquisizione e sequestro, sono state differite all’Autorità Giudiziaria di Ancona nove persone. La sottrazione illecita di beni archeologici e paleontologici in danno di quei siti che dovrebbero essere sottoposti alla sola competenza di esperti, studiosi della materia, è un atto di fraudolenza che genera una lesione significativa alla comunità. Oltre al danno meramente patrimoniale, e alla deturpazione irrazionale del sottosuolo, in verità, tali fatti vanno a ledere una dimensione molto più importante del territorio che colpiscono: cioè depredano il luogo saccheggiato da quelle che sono le testimonianze, storiche e scientifiche, identitarie di quel contesto, facendone perdere, con la successiva immissione sul mercato clandestino, definitivamente le tracce.

Le indagini della Procura di Ancona e dei Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale del capoluogo marchigiano hanno purtroppo rivelato indizi non confortanti circa la diffusione del fenomeno della detenzione illecita dei beni archeologici e paleontologici nel contesto regionale (e non solo), a cui si è già cercato, con le indagini di questi mesi, di porre un argine.

Tutti gli elementi acquisiti sono all’attento vaglio delle Autorità inquirenti per definire con certezza le responsabilità delle persone coinvolte e le circostanze dei fatti.

[Fonte: Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Ancona].

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