Nell’ambito delle attività condotte dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale per contrastare lo scavo clandestino e il traffico internazionale di reperti archeologici sono costantemente monitorati oggetti posti in vendita in mercati, esercizi commerciali e case d’asta sia in Italia che all’estero.
Tali controlli hanno consentito di appurare nei primi anni ‘90 che numerosissimi reperti, di sicura provenienza italiana, erano stati messi in vendita senza alcuna indicazione sulla loro legittima provenienza.
Una prima rogatoria internazionale, richiesta dalla Procura della Repubblica di Roma ed eseguita a Londra, ha permesso ai Carabinieri di verificare che il fulcro del mercato archeologico, in quegli anni, fosse la Svizzera e, in particolare, che una semplice società commerciale anonima, allocata nel porto franco di Ginevra ma con sede fiscale a Panama, commercializzasse migliaia di reperti italiani in tutto il mondo.
Pertanto, nel 1995, un controllo congiunto con la polizia svizzera nei magazzini del Porto Franco di Ginevra ha permesso di accertare che la predetta società deteneva in alcuni caveau blindati numerosi oggetti d’arte esposti come in un vero e proprio “atelier” di antichità.
Vennero quindi sequestrati migliaia di reperti di varie tipologie ed epoche di sicura provenienza da aree archeologiche italiane, così come un’abbondante documentazione fotografica di numerosi reperti che in quel momento non risultavano inventariati. L’entità della documentazione mise in evidenza la vastità del commercio svolto da questa società che, durante la perquisizione, si scoprirà essere di proprietà di un cittadino italiano conosciuto agli operatori del settore come importante trafficante ma, fino ad allora, sfuggito alle varie indagini svolte nel settore specifico.
Le stesse fotografie ritraevano reperti “inediti”, ancora sporchi di terra, con evidenti incrostazioni tali da ricondurli a recentissime ricerche archeologiche clandestine.
L’analisi della documentazione allargava gli orizzonti investigativi e portava le indagini in varie parti del mondo: Inghilterra, Germania, Francia, Spagna, Giappone, Australia, e in particolare negli Stati Uniti d’America. Una fitta rete di connivenze tra ricettatori, mercanti, antiquari, case d’asta, collezionisti senza scrupoli e responsabili di importanti musei si manifestava agli inquirenti come un fenomeno da arginare con fermezza per non rischiare di perdere altro patrimonio culturale.
A seguito delle investigazioni dei Carabinieri è scaturita una vicenda giudiziaria da parte della Procura di Roma che individuava precise responsabilità a carico di un’organizzazione a delinquere e in particolare dell’ex curatrice di un importante museo americano.
I responsabili delle istituzioni museali americane coinvolte, nell’ottica di un codice deontologico per le nuove acquisizioni, intraprendevano contatti con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e i Carabinieri, allo scopo di verificare la lecita provenienza dei beni nelle loro collezioni. In quest’ottica venivano studiate le modalità per una lecita acquisizione di reperti archeologici basata anche su un reciproco scambio di informazioni.
Il Fine Arts Museum di Boston fu il primo a concludere i negoziati, intrapresi con una commissione, appositamente creata ed incaricata di raccogliere gli elementi probatori che i Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale avevano già trasmesso all’Autorità Giudiziaria, decidendo volontariamente di trasferire in Italia, insieme a numerosi altri importanti beni archeologici, la statua in marmo di Vibia Sabina, moglie dell’imperatore Adriano.
Per l’imponente statua, alta oltre due metri, è stata ipotizzata una provenienza dall’area archeologica di Villa Adriana di Tivoli, da dove sarebbe stata trafugata nei primi anni ’80, mentre per gli altri oggetti ormai decontestualizzati si può solo immaginare che arricchissero tombe principesche dell’Etruria o della Magna Grecia.
Successivamente il J. Paul Getty Museum di Malibù (California), il Museum of Art di Princeton ed il Metropolitan Museum di New York concludevano i rispettivi negoziati restituendo all’Italia, tra il 2007 ed il 2008, importantissimi reperti archeologici tra cui il famoso vaso di Eufronio, rinvenuto clandestinamente a Cerveteri.
Anche antiquari e collezionisti esteri, uniformandosi alle procedure adottate dai musei americani e alla “nuova” etica che, a seguito delle restituzioni, si è diffusa nel mondo, hanno restituito beni archeologici già figuranti nella documentazione sequestrata a Ginevra e altri oggetti trafugati da musei italiani.
L’attività investigativa del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e l’attentenzione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali hanno certamente contribuito ad arginare il fenomeno degli scavi clandestini, sensibilizzando l’opinione pubblica a una più alta considerazione del proprio patrimonio, che costituisce la storia e l’anima di una Nazione.
Tipologia: Cratere a calice
Classe/Produzione: Ceramica attica a figure rosse
Scena figurata: Lato A: Lato B:
Attribuzione: ceramista, Euxitheos; ceramografo, Euphronios.
Cronologia: 515 a.C. ca.
Dimensioni: Alt. cm 45,7; diam. orlo cm 55,1; ricomposto da più frammenti.
Provenienza: Cerveteri, Necropoli della Banditaccia
Luogo di conservazione: Museo Archeologico Cerite (Cerveteri), già al Metropolitan Museum of Art di New York.
Anno di restituzione: 2008
Bibliografia essenziale: M.G.BERNARDINI-M.LOLLI GHETTI (a cura di), Capolavori dell’Archeologia. Recuperi, Ritrovamenti, Confronti, Catalogo della mostra (Roma, 21 maggio-5 novembre 2013), Roma 2013; F.ISMAN, I predatori dell’arte perduta. Il saccheggio dell’archeologia in Italia, Milano 2009; R.RICCARDI, I detective dell’Arte. Dai Monuments men ai Carabinieri della cultura, Milano 2019.
Laureato in Scienza dell’amministrazione giudiziaria è Luogotenente in congedo nell’Arma dei Carabinieri. Per la sua attività in difesa del patrimonio culturale ha ottenuto numerosi attestati e riconoscimenti, tra i quali spiccano la medaglia per l’Eccellenza del servizio militare di II grado conferita dal Ministero degli Interni della Federazione Russa; la medaglia d’argento quale Benemerito dell’Arte della Scuola conferita dal Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. È Cittadino Onorario dei Comuni di Guidonia Montecelio (RM), Nocara (CS), Mentana (RM); è decorato con Croce pro Ecclesia et Pontifice conferita da Sua Santità Giovanni Paolo II. È stato nominato “motu proprio” Cavaliere al merito della Repubblica italiana dal Presidente Giorgio Napolitano. È Cavaliere dell’Ordine di S.Silvestro Papa, S.Gregorio Magno e dei S.S. Maurizio e Lazzaro. Ha ottenuto encomi solenni, elogi e compiacimenti dalla scala gerarchica, dalla magistratura e da personalità politico e religiose, per aver condotto operazioni di servizio riferite a gravi eventi criminosi che hanno reso possibile il rimpatrio d’importanti opere d’arte già esposte presso importanti musei internazionali, con risonanza mediatica a livello mondiale. Appassionato di storia e tradizioni della propria terra natale, ha condotto nel corso degli anni un’intensa attività di ricerca che l’ha portato a riscoprire le tracce lasciate nel tempo da S. Antioco Martire. Ha curato la ristampa del libro Le Meraviglie di S.Antioco di Padre Filippo Pili. Ha pubblicato: S.Antioco da primo evangelizzatore di Sulci a glorioso protomartire patrono della Sardegna; la Relazione sull’inventio dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna S. Antioco nella sua propria chiesa di Sulci, ha ideato e curato i fumetti Antioco il santo venuto dal mare, All’inseguimento della Triade Capitolinae Il ritorno dell’Arciere, Il Ratto D’Europa– L’indagine che riportò a casa il magnifico vaso d’Assteas. È curatore degli Annali di Storia e Archeologia Sulcitana, rivista scientifica distribuita in tutto il territorio nazionale e nelle più importanti biblioteche e circoli di lettura internazionali giunta alla decima edizione. Ha ideato il Premio d’arte contemporanea “Arciere Isola di Sant’Antioco”. È curatore della mostra d’Arte itinerante “Antioco il santo venuto dal mare”. È Presidente dell’Associazione Sulcitana di Storia e Archeologia Arciere. L’Amministrazione Comunale di Sant’Antioco gli ha conferito la medaglia d’oro quale Ambasciatore della cultura per aver creato progetti di riscoperta sull’identità storico culturale locale. In occasione della 46^ giornata d’Europa è stato proclamato in Campidoglio “Personalità Europea 2016”. Nel 2017 è stato insignito del Premio “L’Isola che c’è”, riservato alle eccellenze sarde che nel corso della loro attività professionale o artistica hanno conferito lustro e prestigio alla Sardegna.