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“Arte Liberata 1937-1947. Capolavori salvati dalla guerra”. Inaugurata la mostra alle Scuderie del Quirinale

(Tempo di lettura: 6 minuti)

L’esposizione alle Scuderie, visitabile dal 16 dicembre al 10 aprile 2023, vuole essere un omaggio a tutti coloro che, nella drammatica contingenza bellica, interpretarono la propria professione all’insegna di un interesse comune, coscienti dell’universalità del patrimonio da salvare. Una mostra per celebrare gli eroi, dunque, un titolo che essi forse non avrebbero apprezzato, e che tuttavia richiama l’azione di tutela silenziosa, senza dubbio straordinaria, che misero in campo per difendere il patrimonio culturale della Nazione in una fase storica drammatica. Abbiamo imparato a conoscere i loro nomi col tempo. Alcuni sono più noti, altri restano ancora oggi nell’ombra: Giulio Carlo Argan, Palma Bucarelli, Emilio Lavagnino, Vincenzo Moschini, Pasquale Rotondi, Fernanda Wittgens, Noemi Gabrielli, Aldo de Rinaldis, Bruno Molajoli, Francesco Arcangeli, Jole Bovio e Rodolfo Siviero, agente segreto e futuro ministro plenipotenziario incaricato delle restituzioni. Senza armi e con mezzi limitati, presero coscienza della minaccia che incombeva sulle opere d’arte, schierandosi in prima linea per evitarla, consapevoli del valore educativo, identitario e comunitario dell’arte.

La mostra offre una selezione di oltre cento capolavori salvati durante la Seconda Guerra Mondiale, oltre che un ampio panorama documentario, fotografico e sonoro, riuniti grazie alla collaborazione di quaranta Musei e Istituti. Tre i principali filoni narrativi.

Il primo – Le esportazioni forzate e il mercato dell’arte – si riferisce all’alterazione subita dal mercato dell’arte all’indomani della stipulazione dell’asse Roma-Berlino (1936); per assecondare le brame collezionistiche di Adolf Hitler ed Hermann Göring, i gerarchi fascisti favorirono il permesso di cessione di importanti opere d’arte, anche sotto vincolo, come il Discobolo Lancellotti, copia romana del bronzo di Mirone, o i capolavori della collezione Contini Bonacossi di Firenze. 

Il secondo nucleo – Spostamenti e ricoveri – fa riferimento alla fase che vide dal 1939 l’invasione della Polonia da parte di Hitler. Il ministro dell’educazione Giuseppe Bottai mise in atto le operazioni di messa in sicurezza del patrimonio culturale, con la conseguente elaborazione del piano per lo spostamento delle opere d’arte. Da qui si dipanano molte storie: i rapporti tra i sovrintendenti italiani e il Vaticano, l’impegno dei singoli funzionari per inventariare e nascondere i beni culturali nel Lazio, in Toscana, a Napoli, in Emilia e nel Nord Italia, l’impegno fondamentale di curatrici donne, quali Fernanda Wittgens, Palma Bucarelli, Noemi Gabrielli, Jole Bovio ed altre, nonché la razzia della Biblioteca Ebraica di Roma.

Tra le figure-chiave di questa sezione figura Pasquale Rotondi, il giovane soprintendente delle Marche che fu incaricato di approntare un deposito nazionale e mise in salvo nei depositi di Sassocorvaro e Carpegna capolavori provenienti da Venezia, Milano, Urbino e Roma, per un totale di circa diecimila opere sotto la sua custodia. 

Il terzo ed ultimo filone – La fine del conflitto e le restituzioni – prende in considerazione le missioni per il recupero e la salvaguardia delle opere trafugate al termine della guerra. Ai funzionari italiani si affiancarono gli uomini della “Monuments, Fine Arts, and Archives Program” (MFAA), una task force composta da professionisti dell’arte provenienti da tredici diversi paesi ed organizzata dagli Alleati durante il secondo conflitto mondiale per proteggere i beni culturali e le opere d’arte nelle zone di guerra. Con la fine della guerra ha inizio l’avventura delle restituzioni dei beni trafugati dai nazisti con oltre seimila opere ritrovate finora.

Un’occasione unica per ammirare, per la prima volta riunite nello stesso luogo, opere di altissimo valore artistico fortunatamente sopravvissute: dal Discobolo Lancellotti alla Danae di Tiziano Vecellio a Santa Palazia di Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino, dai celebri ritratti di Alessandro Manzoni di Francesco Hayez e di Enrico VIII di Hans Holbein il Giovane fino a numerosi capolavori custoditi nella Galleria Nazionale delle Marche di Urbino, quali Crocefissione di Luca Signorelli, l’Immacolata Concezione di Federico Barocci e la Madonna di Senigalliadi Piero della Francesca.

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Ma come sono state selezionate le opere esposte? Nella maggior parte dei casi si è fatto il tentativo di mettere accanto l’opera d’arte con la foto o i documenti che ne attestano la storia. Da qui la presenza in mostra di circa 150 riproduzioni fotografiche, di una trentina di documenti storici e di una ventina di estratti da filmati d’epoca, che attestano le fasi concitate degli anni che precedettero lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e di quelli immediatamente successivi alla fine del conflitto.

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Si sa, durante gli eventi bellici il patrimonio culturale di un territorio si mostra come elemento debolissimo. Distruzioni, razzie di monumenti e opere d’arte, infatti, caratterizzano da sempre eventi di questo tipo. La Seconda Guerra Mondiale segna un momento emblematico, ponendo le basi della moderna riflessione sulla tutela dei beni culturali, con un nuovo approccio ai temi del restauro e della museografia che seguì agli esiti drammatici del conflitto. Dall’esperienza di quegli storici dell’arte nacque un nuovo modo di intendere la tutela e la valorizzazione dei beni culturali. Si pensi, negli anni seguenti, alla creazione dell’attuale Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. Non solo, nel Secondo dopoguerra, la museografia italiana avviò una delle stagioni più prolifiche per la valorizzazione e la divulgazione del capitale culturale del Paese: i musei italiani divennero il campo di sperimentazione di una didattica permanente rivolta a tutti i cittadini, luoghi della coscienza civica in rapporto con il territorio.

Le iniziative collegate all’evento

Come di consueto, anche in occasione della mostra ARTE LIBERATA 1937-1947. Capolavori salvati dalla guerra, le Scuderie del Quirinale propongono ai visitatori, a partire da gennaio 2023, un ricco programma di incontri collaterali: una serie di conferenze – coordinate dal giornalista Paolo Conti ed organizzate presso la sede delle Scuderie del Quirinale –  volte ad approfondire alcuni aspetti peculiari della rassegna attraverso il racconto di storici dell’arte, archeologi, documentaristi e dei protagonisti del recupero delle opere d’arte trafugate, quali i Monument Men ed il Nucleo Arma dei Carabinieri.

Seguendo il percorso tracciato dalla rassegna, gli incontri condurranno i partecipanti attraverso un avvincente racconto delle atmosfere, dei ricordi vivi e dei sentimenti che hanno caratterizzato i difficili anni di guerra in cui molto nel nostro Paese sembrava perduto.

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