Una copia del Cratere di Euphronios realizzata agli inizi del ‘900?
Qualcosa non torna nel caso della collezione d’arte appartenuta al defunto Monsignor Michele Basso. In azione i Carabinieri dell’Arte
Insieme al Ministro della Cultura, Sangiuliano, si attivano anche i Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale nella vicenda della collezione d’arte appartenuta a Monsignor Michele Basso, raffinato collezionista deceduto qualche giorno fa. Si configurano, dunque, tutti gli elementi del caso internazionale, che vede coinvolto il Vaticano come stato estero.
Il “tesoro segreto”, così viene definito dalle testate giornalistiche che si sono occupate della vicenda, consisterebbe in 30 casse contenenti opere d’arte – tra cui pregiati pezzi originali e alcuni falsi – che hanno solleticato la curiosità dei più, non solo per l’ingente quantità di beni collezionati da un uomo di chiesa dei giorni nostri, ma anche perché, secondo quanto trapelato, sarebbero in buona parte di dubbia provenienza. Aspetto che avrebbe fatto partire indagini interne al Vaticano stesso.
Ci piace segnalare il caso nel caso, quello cioè della copia del Cratere di Eufronio, detenuta dall’eclettico Monsignore, un pezzo realizzato forse agli inizi del ‘900, esatta immagine del vaso trafugato dalla necropoli di Cerveteri nel 1971.
Qualcosa nelle date però non torna: nasce prima la copia dell’originale? E soprattutto, l’esistenza di una copia realizzata un secolo fa potrebbe riaprire il contenzioso con il Metropolitan Museum di New York?
Senza dubbio l’approfondimento del caso condurrà a una risposta certa, che si auspica non tardi ad arrivare.
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