Life is a mystery
Every must stand alone
I hear you call my name
And it feels like homeLouise Veronica Ciccone (Madonna)
La tecnologia, in particolare la comunicazione virtuale, ha enormi potenzialità. Se utilizzata nel giusto modo può corroborare perfino una moral suasion utile a recuperare frammenti di un’identità culturale che si ritenevano ormai definitivamente dispersi. Sembrerebbe proprio il caso del dipinto intitolato Diana ed Endimione del pittore parigino Jérome-Martin Langlois (1779-1838). Un soggetto mitologico ricorrente nella produzione pittorica francese dell’epoca, per richiamare il tema più ampio dell’amore e della passione, con opere commissionate soprattutto per ornare le stanze da letto dei nobili e dei regnanti.
Secondo la versione più accreditata, tramandata in modo eterogeneo nelle fonti classiche, Diana si era innamorata di un bel giovane pastore, Endimione, dopo averlo visto riposare all’interno di una caverna sul monte Latmo, dove governava le greggi. La dea rivolse a Giove una preghiera per farlo cadere in un sonno perenne, in modo da poterlo ammirare a suo piacimento e poterlo visitare nottetempo assumendo la forma di divinità selenica.
L’opera in questione, stando ad alcune ricostruzioni della stampa d’oltralpe, non ancora confermate dalle autorità francesi, sembrerebbe essere appartenuta alle collezioni dei re di Francia dal 1819, esposta nelle sale di Versailles per finire poi al Louvre, nel 1873. Nel 1918, il dipinto si trovava nel museo di Amiens; da lì è scomparso in concomitanza dei bombardamenti durante la Prima Guerra Mondiale.
Trascorsi poco più di settanta anni è passato in asta da Sotheby’s, acquistato dalla pop star Madonna per 1,3 milioni di dollari. La cantante è, oltre che appassionata collezionista, anche un’abile investitrice nel campo delle opere d’arte: la sua collezione comprende autori del livello di Jean Michelle Basquiat, Tamara De Lempicka, Frida Kahlo, Fernand Leger, Pablo Picasso, per un valore di svariati milioni di dollari.
Arriviamo ai giorni nostri. Ad “incastrare” la star sarebbe stata una sua foto pubblicata inizialmente su una rivista e poi sui social network, dove il dipinto in questione è visibile alle sue spalle. La notizia “è volata veloce di bocca in bocca” ed è arrivata al sindaco di Amiens, Brigitte Fourè, che, nella veste di prima cittadina, ha preso carta e penna – si fa per dire – e ha inviato un videomessaggio a Madonna, chiedendole di restituire il dipinto ovvero di averlo in prestito, in vista di una mostra d’arte importante che si terrà nella cittadina del dipartimento della Somme nell’ambito degli eventi organizzati per le capitali europee della cultura nel 2028.
Come finirà questa storia? La cantante italo-americana si potrebbe ispirare e scrivere una nuova canzone, mettere una fotografia dell’opera sulla copertina del disco, organizzare un concerto in loco. Dimenticavo, non si producono più i dischi, tranne per i nostalgici e gli amanti del vintage. Si troveranno altre soluzioni.
In realtà, celie e strategie di marketing pro bono a parte, la legislazione francese è rigida in proposito. Le collezioni d’arte pubbliche sono tutelate dalle illecite esportazioni dalla Legge n. 2015-195 che armonizza peraltro le disposizioni interne con quelle dell’Unione Europea. In pratica si potrebbe chiedere la restituzione del bene per via giudiziaria. Non si esclude perciò un accordo stragiudiziale, per abbreviare i tempi e in qualche modo coniugare la proprietà privata con la legittima pretesa del paese di origine a vedersi restituito un bene di pertinenza statale, che per questo dovrebbe essere destinato alla pubblica fruizione.
È un caso che ci riporta all’annosa tematica delle restituzioni. Basti pensare alle recenti aperture del British Museum, per quanto riguarda le decorazioni del Partenone prelevate indebitamente secoli or sono, o al nostro Atleta di Fano, ancora al Getty Villa di Malibu a fronte di un decreto di confisca emesso dal Tribunale di Pesaro e confermato in Cassazione nel novembre 2018. La direzione del museo “stelle e strisce” a una sentenza della magistratura ha risposto con un comunicato stampa in cui sostiene che la confisca è un atto contrario al diritto statunitense e internazionale. Ne parleremo ancora: the show must go on…
Pur nel pieno rispetto delle norme nazionali e internazionali, a volte è necessario, confidando in una giustizia equa per tutti, procedere in direzione ostinata e contraria, con tutti mezzi leciti a disposizione.
Opinionista