Restituito alla Curia Diocesana di Mantova dopo 21 anni dal furto tabernacolo in legno argentato
Il bene ecclesiastico è stato recuperato dai Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Venezia, coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Verona. I militari operanti in collaborazione con il Reparto Operativo Carabinieri di Verona nell’ambito delle operazioni di perquisizione svolte a carico di un ex antiquario, procedevano al controllo di varie opere d’arte. Successivamente avvalendosi della Banca Dati dei beni illecitamente sottratti, al fine di prevenire e contrastare il commercio di beni culturali di provenienza illecita, hanno individuato il bene rubato dalla Chiesa di Santa Lucia di Quistello (MN) il 24 aprile 2001.
Il tabernacolo ligneo si configura come un esempio di arte popolare lombarda di fine Ottocento. Presenta una decorazione ad intaglio e cesellatura su lamina argentata che ripropone un repertorio esornativo di stampo neobarocco e che imita i modelli in metallo. L’opera è racchiusa entro modanature mistilinee con terminazioni a volute che contornano anche lo sportello entro cui campeggia un calice, con l’ostia consacrata e raggi discendenti dalle nuvole. Sia i raggi che il calice presentano una superficie dorata. Negli spazi di risulta laterali si sviluppa un motivo fitomorfo a volute e a candelabra, mentre all’interno è presente un motivo inciso a losanghe. Il coronamento è costituito da un elemento pentafogliato di ispirazione acroteriale. Il bene ecclesiastico era inserito all’interno della parete absidale, costituendo parte integrate e decorativa del sottostante altare, all’interno della piccola Chiesa di Santa Lucia di Quistello (MN).
Le indagini condotte dal Nucleo TPC di Venezia hanno consentito di ricostruire la storia del tabernacolo: dopo il furto e la ricettazione, il bene ecclesiastico è stato oggetto di vari passaggi di proprietà, che hanno interessato diverse persone, sino a giungere nelle mani di un soggetto che ha tentato di mascherarne la provenienza, dichiarando di averla acquistata da una persona deceduta anni prima, con l’intento di vanificare le indagini.
[Fonte: Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Venezia].
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