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La monografica che la città di Bassano del Grappa dedica ad Antonio Canova, nel bicentenario della sua morte, pare l’esposizione dei record per il Museo Civico; quella che, in queste proporzioni, non si aspettavano nemmeno gli organizzatori e che macina il tutto esaurito ogni fine settimana: toccati i 1.500 ingressi nella sola giornata di sabato 11 febbraio – non senza qualche disagio nella gestione dei flussi nelle sale -, si naviga verso le 65 mila presenze ma alla fine saranno molte di più. Non è stato sufficiente estendere l’orario di apertura né raddoppiare le visite guidate (già quasi esaurite le date di marzo), l’amministrazione comunale e la direzione del museo sono dovute correre ai ripari per prolungare i prestiti e strappare qualche altra settimana: dal 26 febbraio previsto inizialmente, si prosegue fino al 12 marzo dopo di che una parte delle circa 140 opere esposte è attesa altrove.

Quantità è qualità? Mein Kampf – per fare un esempio estremo in un terreno in cui la popolarità e i numeri talvolta contano più del prodotto – vendette in Germania più di 12 milioni di copie e ancora va forte. Non è il caso di Io, Canova. Genio europeo che, oltre ad essere premiata dalle prenotazioni e dai biglietti staccati in cassa, ha portato in città e convinto anche numerosi addetti ai lavori, studiosi e storici dell’arte, volti noti ed esperti di rango come i vertici dell’Accademia di Francia a Roma. Il Museo Civico di Bassano del Grappa è già custode di uno dei fondi canoviani più ampi e importanti al mondo il che lo rende un autorevole riferimento, nazionale ed internazionale, per le ricerche e gli studi su Canova e, aspetto non secondario, si configura come un partner privilegiato per l’interscambio delle sue opere. Non è dunque un caso se la Maddalena giacente, ultimo marmo realizzato poco prima di morire, è arrivata dall’Inghilterra ed è esposta qui per la prima volta al pubblico dopo quasi due secoli di oblio. A tutto questo si aggiunge un accurato allestimento con cenni scenografici che valorizza vicendevolmente i manufatti e gli spazi che li ospitano.

Antonio Canova, Maddalena giacente

Ma quali sono – secondo noi – i pezzi forti del progetto curato da Giuseppe Pavanello e Mario Guderzo sotto la direzione scientifica di Barbara Guidi?

Nel racconto di sculture e dipinti, disegni e documenti d’archivio che guidano il visitatore nelle sale del piano superiore, dal furore creativo dell’atelier alle grandi capitali del Vecchio Continente, attraverso le tre dimensioni, dell’uomo, del collezionista e del diplomatico, segnaliamo tutta l’ultima sezione intitolata 1815. L’arte della diplomazia. Investito da Pio VII della fatica di recuperare a Parigi le opere razziate in Italia dalle truppe napoleoniche, Canova stette «delle notti senza dormire e dei giorni molti senza desinare» tanto era delicato il compito e per il timore di tornare a casa a mani vuote. Ne riporterà 258. In mostra è possibile ammirare La Fortuna con una corona di Guido Reni, un olio su tela circa del 1637 che fa parte della collezione permanente dell’Accademia Nazionale di San Luca. Il dipinto è stato l’immagine copertina de Il Museo universale. Dal sogno di Napoleone a Canova, un’altra riuscita esposizione delle Scuderie del Quirinale che si tenne tra dicembre 2016 e marzo 2017. Le fanno buona compagnia, tra altri, una copia ottocentesca in gesso del Laocoonte in prestito dai Musei Vaticani e un documento autografo del 1810, una conversazione tra Canova e Napoleone, che attesta il disappunto dello scultore verso «il danno alle belle arti nello spoglio d’Italia e specialmente di Roma». Poco distante, percorrendo la sala a ritroso, quasi sottotono in un angolo e nemmeno menzionato dall’audioguida, troviamo il gesso di Amore e Psiche stanti.

La qualità estetica e la dolce delicatezza della composizione hanno sbaragliato tutti i nefasti e polemici pronostici: il 26 gennaio scorso l’opera è andata all’asta per la terza volta e, nonostante fosse vincolata come bene di interesse culturale particolarmente importante, è stata battuta per 1.228.500 euro. Un (altro) record. Se l’è aggiudicata un misterioso acquirente perciò va ammirata ora o (forse) mai più.

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