I Finanzieri della Compagnia di Soave, nei giorni scorsi hanno avviato un ordinario controllo fiscale nei confronti di un contribuente dell’est veronese. Presentatisi presso il suo domicilio allo scopo di verificare la presenza di documentazione utile ai fini degli approfondimenti tributari, i militari si sono imbattuti in una vera e propria collezione privata di numerosi reperti paleontologici, tra cui fossili di cefalopode (ammoniti) del periodo mesozoico e frammenti di ceramica dell’Età del Bronzo, oltre ad antichi frammenti coroplastici.
All’interno dell’appartamento l’appassionato proprietario ultrasettantenne aveva disposto ordinatamente e catalogato buona parte dei reperti.
Al fine di verificare l’autenticità dei reperti i Finanzieri hanno prontamente attivato il Comando Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri di Venezia e un esperto in paleontologia, così accertando che l’illecita detenzione di 21 ammoniti risalenti all’era mesozoica, oltre a due teche contenenti 17 frammenti ceramici dell’Età del Bronzo.
Nei confronti del meticoloso collezionista è pertanto scattata la denuncia alla Procura della Repubblica di Verona per violazione dell’art. 518 quater del Codice Penale, “Ricettazione di beni culturali”, norma introdotta poco più di un anno fa nell’ordinamento penale italiano (tra i delitti contro il patrimonio culturale) che tutela l’immenso patrimonio storico e archeologico del nostro Paese, punendo chiunque abbia acquistato, ricevuto o comunque occultato beni culturali appartenenti allo Stato.
L’uomo, ancor prima di rendere conto della sua correttezza fiscale, dovrà quindi ora chiarire la provenienza e le ragioni della detenzione dei reperti rinvenuti nella sua abitazione.
Quanto sequestrato è stato concentrato, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, presso la sede della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio di Verona che potrà procedere a più approfondite analisi dei reperti. Gli stessi, ove il provvedimento ablativo diverrà definitivo, potranno in tal modo essere restituiti alla collettività così conferendo ulteriore “valore sociale” all’attività svolta.
Si precisa che il citato provvedimento interviene nell’attuale fase delle indagini preliminari ed è basato su imputazioni provvisorie, che dovranno comunque trovare riscontro in dibattimento e nei successivi gradi di giudizio. La responsabilità penale dell’indagato sarà infatti accertata solo all’esito del giudizio con sentenza penale irrevocabile. Nei confronti dello stesso vige, pertanto, la presunzione di innocenza che l’art. 27 della Costituzione garantisce ai cittadini fino a sentenza definitiva.
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