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I diamanti sono per sempre. I violini quasi

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Molti ricorderanno la maxi truffa da un milione e trecentomila euro messa in atto da due giovani ventenni lo scorso agosto a Roma, alla Balduina. Due ragazzi con precedenti penali, avevano raggirato la rappresentante di una società di gioielli con sede a Montecarlo, rubandole con l’inganno cinque diamanti in un lussuoso hotel nel centro di Roma. Sono stati bloccati con altri due complici in un appartamento utilizzato come base operativa della banda di truffatori dove sono stati sequestrati gioielli, orologi e denaro vero e falso, usato per le truffe. Ma se è vero che non tutto è oro quel che luccica, ci sono, appunto, anche i diamanti. E un altro modo creativo, e cosa non da poco… del tutto lecito per dare valore reciproco ai diamanti e ai violini, è quello di creare prodotti unici e ricercatissimi come quello realizzato a Cremona e presentato alcuni giorni fa a Vienna dal suo ideatore, il maestro liutaio Edgar Russ, austriaco d’origine ma cremonese di formazione e di adozione.

Sull’acero di fasce, riccio e fondo e sull’abete della tavola armonica sono stati posizionati con una cura e perizia da gioielliere, oltre 800 pietre preziose divise in diamanti, rubini, zaffiri (298 pezzi) e osmio cristallino (541 pezzi) incastonati in intarsi d’oro 18 carati. Un’opera unica, sia sotto il profilo tecnico-musicale sia sotto il profilo di valore commerciale che supera di gran lunga il milione di euro. Non è semplice realizzare uno strumento ad arco con elementi naturalmente estranei e non presenti nella lavorazione “classica”.

L’intervento decorativo, così imponente, rischiava di indebolire la struttura fisica dello strumento per cui è stato necessario operare azioni compensative, come ad esempio l’uso di un sottilissimo strato di fibra di carbonio ricoperto da un giro di fasce supplementari che sono andate ad irrobustire la struttura del violino senza naturalmente scompensarla. E che dire poi della collocazione di 800 pietre per le quali, pazienza a parte, è stata necessaria perizia, attenzione, precisione e accuratezza maniacale? Come in questo caso, nulla può essere affidato al caso.

E così questo nuovo capolavoro della liuteria cremonese è ora pronto per girare il mondo, ricordando quanto la perfezione degli strumenti ad arco sia ancora saldamente legata alla città del Torrazzo. Val la pena chiudere questa bella notizia con un simpatico aneddoto, che ha più di trecento anni: tre liutai cremonesi avevano la bottega difronte alla chiesa di San Domenico. Dopo anni di pacifica convivenza, forse per gioco ma non troppo, la bottega Amati decise di esporre un cartello che declamava: “Facciamo i migliori violini d’Italia”. La bottega Guarneri non fece attendere la risposta ed espose un cartello che recitava: “Facciamo i migliori violini del mondo”.

A chiudere la querelle con arguta lungimiranza arrivò Stradivari con l’epigrafe: “Qui si costruiscono i migliori violini dell’isolato”. E come non dar credito visto che solo due cose possono essere per sempre: un diamante e un violino… valutate le attuali quotazioni degli Stradivari “Messiah”, “Lady Blunt”, “Molitor” o dei Guarneri “Vieuxtemps”, “Carrodus”, “Mary Portman” o l’ultimo col record d’asta “Baltic”?   

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