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Condannato a risarcire la Penguin Random House ed espulso dagli Stati Uniti il “Lupin della letteratura”

Ladro di libri
(Tempo di lettura: 3 minuti)

La sua storia ha già ispirato un libro, Il ladro di libri. La spy story che ha fatto tremare l’editoria mondiale. Romanzo simultaneo, firmato da Agente Italiano, un collettivo di giornalisti. Ma la vicenda di Filippo Bernardini, benché il Tribunale di New York abbia chiuso il suo caso con un foglio di via e un risarcimento da 88 mila dollari in favore della Penguin Random House, a compensazione delle consulenze e delle spese legali, resta un giallo senza spiegazione apparente.

Di famiglia borghese, il padre è un noto medico, originario di Amelia, tra le colline umbre in provincia di Terni, si laurea in Letterature moderne all’Università Cattolica di Milano e consegue all’University College London un master in editoria, è poliglotta e traduttore dal cinese. Per Feltrinelli cura la versione italiana di Noi siamo la rivoluzionedi Joshua Wong e per La Nave di Teseo La nostra storiadi Rao Pingru: Bernardini è giovane, talentuoso e già ben inserito. È nel 2016 che nella sua carriera, finora lineare e brillante, si innesta una costola, una vita parallela su cui i giornalisti d’oltreoceano appiccicheranno l’etichetta di Lupin della letteratura o ladro di manoscritti. Apre decine e decine di domini, centosessanta secondo l’accusa, tutti verosimili, si finge editor o agente letterario e contatta scrittori, esordienti sconosciuti e autori contemporanei affermati del calibro di Margaret AtwoodIan McEwan e Stieg Larsson, e case editrici, grandi e piccole in tre continenti, chiedendo, appunto, manoscritti, opere inedite e lavori ancora in bozza. Moltissimi sono quelli che gli credono e gli consegnano il materiale: in oltre cinque anni saranno più di mille i libri rubati

Il 5 gennaio 2022 Bernardini viene arrestato dall’FBI, appena atterrato all’aeroporto JFK di New York per una vacanza, e un anno più tardi, in fase di patteggiamento della pena, si dichiara colpevole.

Secondo il governo americano Bernardini si è sostituito a centinaia di professionisti ma la ragione resta avvolta nel mistero. In una lettera indirizzata al giudice Colleen McMahon del Tribunale distrettuale federale di Manhattan, i cui stralci sono stati pubblicati da The New York Times lo scorso 23 marzo, Bernardini ha scritto: «Non ho mai voluto e non ho mai fatto trapelare questi manoscritti. Volevo tenerli stretti al mio petto ed essere uno dei pochi ad amarli prima di chiunque altro, prima che finissero nelle librerie. Ci sono stati momenti in cui ho letto i manoscritti e ho sentito un legame speciale e unico con l’autore, quasi come se fossi l’editore di quel libro». Difficilmente avrebbe potuto ricavarne denaro facendoli pubblicare con un altro nome, vero è che Bernardini non li ha diffusi né ha mai chiesto un riscatto per la restituzione: li ha voluti e tenuti solo per sé. I pubblici ministeri distrettuali di Manhattan, in una memoria al giudice McMahon, hanno ritenuto che «La sua imitazione e il furto hanno causato un vero danno reputazionale, emotivo e finanziario alle sue vittime. Ha continuato in questa condotta criminale per anni, anche se le sue vittime lo hanno affrontato, accusandolo di furto e crimini, e anche se il suo piano ha ottenuto l’attenzione pubblica». La richiesta era di un anno di reclusione, il Tribunale ha concesso uno sconto di pena e ha disposto l’espulsione nel Regno Unito, dove Bernardini viveva da diverso tempo e lavorava – prima dell’arresto – nell’ufficio diritti della filiale londinese della Simon & Schuster, prestigiosa casa editrice statunitense, o in Italia.

«Filippo è libero – ha scritto il padre Piero, come riporta Umbria24.it il 24 marzo. Il tribunale di New York lo ha prosciolto dalle infamanti accuse mosse contro di lui. Un anno di sofferenze e preghiere si è risolto nel migliore dei modi. All’insegna di metodi e procedure che solo i grandi sistemi giuridici liberal democratici possono garantire. Un ringraziamento vivissimo a quanti si sono stretti intorno a noi, con sincerità, in momenti difficilissimi di angoscia e di frustrazione, ma anche di speranze. Un ringraziamento anche alla splendida e bravissima avvocato Hannah Mccrea ed al giudice McMahon. Molto presto riabbracceremo, finalmente, Filippo. Una nuova vita inizia».

Una nuova vita senza «l’ossessione per la parola scritta e per i linguaggi»?

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