I Carabinieri TPC riconsegnano allo Stato Italiano reperti archeologici recuperati nell’indagine denominata “Achei”
Nello stesso contesto sono stati riconsegnati alle Repubbliche dell’Ecuador e del Perù beni importati illecitamente in Italia e nel Regno Unito
Si è tenuta a Crotone, presso il Museo di Pitagora, la cerimonia di restituzione allo Stato Italiano e alle Repubbliche del Perù e dell’Ecuador, di alcuni reperti archeologici recuperati in Italia e nel Regno Unito nel corso delle attività svolte nell’ambito dell’indagine convenzionalmente denominata Achei.
I beni sono stati riconsegnati dal Vice Comandante del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Roma, Colonnello Mario Mettifogo, unitamente al Comandante del Gruppo Carabinieri TPC di Roma, Tenente Colonnello Andrea Ilari, e al Comandante del Nucleo Carabinieri TPC di Cosenza, Tenente Giacomo Geloso, al Direttore Regionale Musei della Calabria, Dott. Filippo Demma, all’Ambasciatore in Italia, S.E. Eduardo Martinetti e dal Ministro dell’Ambasciata dell’Ecuador, S.E. Patricio Troya Suarez.
Alla cerimonia di restituzione hanno preso parte anche il Prefetto di Crotone, Dott.ssa Franca Ferraro, il Procuratore della Repubblica di Crotone, Dott. Giuseppe Capoccia, il Comandante della Legione Carabinieri Calabria, Generale di Divisione Pietro Francesco Salsano, il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Crotone, Tenente Colonnello Raffaele Giovinazzo, nonché le massime Autorità Civili, Militari e Religiose provinciali e cittadine.
Gli straordinari reperti archeologici restituiti, di ingentissimo valore sia storico-culturale, sia economico, sono stati rintracciati nel contesto di una complessa attività d’indagine dei Carabinieri del Nucleo T.P.C. di Cosenza che ha acclarato, inequivocabilmente, l’esistenza di un vasto traffico su scala nazionale e internazionale – con ramificazioni in Gran Bretagna, Francia, Germania e Serbia – di reperti archeologici provenienti da scavi clandestini operati anche nei siti archeologici di “APOLLO ALEO” di Cirò Marina, “CASTIGLIONE DI PALUDI” del Comune di Paludi (CS) nonchè nell’area di “CERASELLO” del Comune di Pietrapaola (CS) e in tanti altri terreni privati del territorio delle province di Crotone e Cosenza.
Le indagini, condotte dal maggio 2017 e concluse nel luglio 2018, hanno consentito di accertare i sistematici saccheggi di più squadre di “tombaroli” che, con una articolata suddivisione di competenze e ruoli, garantivano al mercato clandestino un flusso continuo di beni archeologici, di ingente valore economico, inseriti in articolati e complessi canali di ricettazione in Italia e all’estero.
Di seguito l’elenco dei reperti riconsegnati:
- specchio in bronzo con impugnatura a forma di fanciulla panneggiata (kore), eccellente esempio di manufatto realizzato da sapienti mani nelle officine bronzistiche di Crotone, epoca V sec. A.C.;
- grande lekythos attica a figure nere (Dioniso e corteo con menadi e satiri) su fondo bianco, attribuibile al Pittore di Edimburgo, epoca 500 a.C.;
- pisside globulare con coperchio a figure geometriche, risalente al IV sec. a.C.;
- brocca biconica acroma con piede ombelicato con ansa verticale a nastro incisa- ceramica comune acroma con incrostazione bruna ricoprente tutta la superficie del vaso, età romana;
- brocca globulare acroma con piede ad anello e con ansa verticale a nastro incisa, con bocchello circolare leggermente svasato, che presenta due incisioni circolari, una sulla vasca e una sul collo – ceramica comune acroma con incrostazione bruna ricoprente tutta la superficie del vaso, età romana;
- coppetta a vernice rosso bruna, con piede ad anello e sovradipintura bianca interna con due cerchi concentrici sul fondo e uno sotto al bordo dell’orlo, età medievale;
- busto femminile in breccia marmorea, che presenta le spalle drappeggiate e i tratti somatici leggermente stilizzati, risalente a età medievale;
- fibbia in lega di ottone pertinente a elemento di abbigliamento (cintura o calzatura), epoca XVI-XVII secolo d.C.;
- fibbia per cintura bizantina di tipo “Balgota” con tre elementi incernierati e mobili, età bizantina (VII sec. d.C.);
- coppia di orecchini in bronzo con verga a sezione circolare decrescente, originariamente argentati o dorati, epoca VI-VII sec. d.C.;
- applique in piombo a forma di volto frontale (protome) femminile con caratteristica acconciatura, realizzata per fusione entro stampo aperto, età ellenistica (fine IV-III sec. a.C.);
- 21 esemplari di monete autentiche in rame (CU), bronzo (AE) e mistura (MI), dall’età II sec. a.C. al XV sec. d.C.;
- 52 esemplari di monete in oro (AV), rame (CU), bronzo (AE), Argento (AG) e mistura (MI), dall’età V sec. a.C. al III sec. A.C.;
- hydria a figure rosse con sovraddipinture bianche. Lato A: una quadriga trainata da una Nike alata; al di sotto delle zampe del primo cavallo: un delfino e una conchiglia. Lato B: una grande palmetta e elementi vegetali. Al di sotto della scena: fascia a meandri e segni ad X; sulla fascia dell’orlo: guttae; sul collo: foglie e un medaglione centrale. Alto piede modanato verniciato in nero;
- oinochoe con orlo trilobato. Il corpo è modellato a protome femminile con dettagli in nero. Il collo, l’ansa sormontante, una fascia dell’alto piede modanato e il retro sono verniciati in nero con sovraddipinture di bianco;
- hydria acroma con ansa verticale a doppio bastoncello e tracce di decorazione geometrica in bruno su collo, ansa e spalla;
- due pesi da telaio troncopiramidali con foro passante, uno dei quali presenta sulla faccia una decorazione circolare impressa;
- epichysis a vernice nera con sovradipinture in bianco e giallo nello stile di Gnathia. Bocca a canale, lungo collo cilindrico, ampia spalla arrotondata e corpo modanato a rocchetto; l’ansa sormontante si imposta dall’orlo alla spalla;
- oinochoe con orlo trilobato e ansa sormontante. Vernice nera su orlo, ansa, collo, parte bassa del corpo e piede; sulla spalla: triangoli ottenuti a risparmio alternati a punti bianchi suddipinti; sul corpo (risparmiato): lingue verticali a vernice nera e piccoli rombi, con punti bianchi suddipinti;
- epichysis a figure rosse. Bocca a canale con protomi in rilievo all’attacco dell’ansa, lungo collo cilindrico, ampia spalla arrotondata e corpo discoidale; l’ansa a nastro sormontante si imposta dall’orlo alla spalla. La decorazione principale sulla spalla è costituita da palmette ed elementi vegetali, mentre al di sotto del beccuccio vi è una figura alata seduta androgina;
- epichysis a figure rosse. Bocca a canale con protomi all’attacco dell’ansa, lungo collo cilindrico a profilo concavo, ampia spalla arrotondata e corpo modanato a rocchetto; l’ansa a nastro sormontante si imposta dall’orlo alla spalla. La decorazione principale sulla spalla è costituita da un erote androgino nudo inginocchiato verso destra con una corona nella mano sinistra e uno specchio nella destra. Sul resto della spalla sono presenti due ampie palmette che partono da una terza palmetta alla base del vaso;
- lekythos a reticolo: orlo estroflesso, collo cilindrico, piccola ansa verticale impostata su collo e spalla, ventre ovoidale, alto piede modanato. L’orlo, il collo, l’ansa, la spalla e la parte bassa del piede sono a vernice nera, che si conserva poco omogenea; reticolo sul ventre;
- guttus a vernice nera monoansato con vasca baccellata e lungo beccuccio versatoio impostato obliquamente sul serbatoio. La faccia superiore è decorata con un medaglione a rilievo piuttosto basso, realizzato a matrice e raffigurante una testa di negroide rivolta a destra;
- guttus a vernice nera monoansato con vasca baccellata e lungo beccuccio versatoio quasi verticale impostato sul serbatoio. La faccia superiore è decorata con un medaglione a rilievo, realizzato a matrice con una protome, forse di Medusa;
- lekythos a vernice nera con imboccatura a trombetta, piccola ansa verticale impostata su collo e spalla, ventre globulare, largo piede ad anello;
- cratere a campana con piede troncoconico e fusto di raccordo; piccole anse orizzontali ripiegate verso l’alto. Il vaso ha argilla beige depurata e presenta una decorazione in rosso-arancio a linee e fasce orizzontali: dalla linea più alta sotto l’orlo pendono elementi vegetali stilizzati;
- attingitoio con labbro obliquo, vasca profonda a profilo convesso e alta ansa a nastro con estremità lunata. Presenta una decorazione bicroma rossa e nera con motivi geometrici sull’ansa, sul labbro, sul corpo e sul fondo esterno (ruota a 8 raggi). Al centro della vasca è rappresentata una figura antropomorfa a corpo triangolare;
- brocca con alto orlo svasato su cui si imposta l’ansa sormontante a nastro, priva di collo, corpo globulare, piede a disco. Sull’orlo interno, sul corpo e sull’ansa: decorazione a bande orizzontali di colore nero;
- skyphos biansato, con fasce dipinte in bruno-nero sul corpo. Orlo leggermente estroflesso, anse orizzontali (di cui una mancante: mutilo), piede ad anello;
- askòs acromo, con termine a punta a forma di coda di volatile stilizzata, ansa a nastro, orlo a tesa orizzontale. Piede ad anello con fondo forato post cottura, che suggerisce un ambito di necropoli;
- kantharos su alto piede modanato con anse sormontanti. Vernice nera evanide e fortemente incrostata. Labili tracce di decorazioni suddipinte in bianco;
- lekane con coperchio a figure rosse. Il coperchio presenta una vasca bassissima decorata con protomi femminili con sakkos e palmette tra le figure; il pomello discoidale su fusto è decorato con motivo a raggiera; il battente verticale è decorato a chevrons;
- thymiaterion (incensiere) modellato a volto di dea. Sul retro è presente un foro. Nella parte sommitale sono presenti 5 forellini praticati prima della cottura, interno cavo;
- statuetta fittile raffigurante Eros con foro sul retro e cava. Argilla arancio-rosata con numerosi inclusi;
- Statuetta fittile raffigurante Europa e il toro; cava. Poco rifinita, tracce di colore rosso sulla superficie. Argilla beige-rosata depurata;
- Statuetta fittile raffigurante una Sfinge accovacciata; realizzata a matrice, retro non lavorato. Argilla beige-rosata con inclusi bianchi. Incrostazioni terrose.
Per quanto riguarda i reperti precolombiani provenienti degli stati del Perù e dell’Ecuador:
1 bene proveniente dal Perù:
- contenitore dal corpo lenticolare con carenatura centrale, collo rigonfio, denominato “vaso urlatore” – Perù, costa settentrionale, cultura Chimú-Inka (epoca 1470 – 1532 d.C.);
2 beni provenienti dall’Equador:
- coppa emisferica con corto piede tronco-conico, dipinta all’interno, modellata a mano con tecnica “a colombino” – complesso Tuza-Cuasmal, epoca 1250–1534 d.C.;
- coppa dal corpo biconico e carenato, labbro rientrante – ceramica modellata a mano con tecnica “a colombino” – complesso Piartal (epoca 750 – 1250 d.C.).
Nell’occasione sono stati esposti anche importantissimi reperti archeologici etruschi, recuperati nell’ambito della stessa attività investigativa, che saranno restituiti ai musei che la Direzione Generale del Ministero della cultura individuerà in relazione alla loro origine:
- vaso etrusco biconico monoansato in ceramica di impasto, caratteristico della cultura villanoviana, risalente al primo periodo Villanoviano tipico;
- stamnos etrusco in bronzo con anse terminanti a forma di mani, prodotto in Etruria, in particolare nel centro etrusco di Vulci, e in ambiente italico – epoca V-IV sec. a.C. con attardamenti nel periodo ellenistico;
- olla a coste con orlo a tesa arrotondato, decorato all’interno con cinque solchi concentrici, prodotto in Etruria meridionale, largamente diffusa dall’VIII fino alla prima metà del VI sec. a.C.
L’operazione si è conclusa con l’emissione di un’ordinanza di applicazione di misure cautelari da parte del G.I.P. del Tribunale di Crotone, su richiesta della locale Procura della Repubblica che ha coordinato le indagini, nei confronti di 23 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di far parte di un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati finalizzati di danneggiamento del patrimonio archeologico dello Stato, impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato, ricettazione ed esportazione illecita.
[Fonte: Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Cosenza].
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