Dopo la serie di imbratti che ha visto protagonisti alcuni dei più conosciuti beni del patrimonio culturale italiano, si era tutti in attesa della “mossa” del Governo.
Ebbene, il Consiglio dei Ministri ha varato recentemente un disegno di Legge contenente disposizioni sanzionatorie in materia di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici: le multe vanno dai 10.000 e arrivano ai 40.000 euro per l’imbratto, 60.000 in caso di distruzione, finalizzati alla messa in ripristino dei beni deteriorati.
Attualmente, l’articolo 635 del Codice Penale sul Danneggiamento prevede che:
Chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto in parte, inservibili cose mobili o immobili altrui con violenza alla persona o con minaccia ovvero in occasione del delitto previsto dall’articolo 331, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni.
La Legge 9 marzo 2022, n. 22 avente ad oggetto Disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale, nell’articolo 518-duodecies a proposito di “Distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici, dice che:
Chiunque deturpa o imbratta beni culturali o paesaggistici propri o altrui, ovvero destina beni culturali ad un uso incompatibile con il loro carattere storico o artistico ovvero pregiudizievole per la loro conservazione o integrità, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da 1.500 a 10.000 euro.
In caso di distruzione, dispersione o deterioramento, la pena si inasprisce fino a cinque anni di reclusione e 15.000 euro di multa.
Il punto è che tutto questo, gli attivisti, lo sanno già. E il nuovo ed ultimo episodio del 6 maggio a Piazza Navona, vittima stavolta la fontana dei Quattro Fiumi del Bernini, la dice lunga.
Simone Ficicchia, portavoce di Ultima Generazione, l’associazione ambientalista autrice degli imbratti, non si scompone nel difendersi dalle accuse del comune di Milano in merito alla vernice usata, che sembra non venire via con facilità dal Monumento del Duomo: il gruppo si assume le proprie responsabilità, si interroga su cosa possa essere andato storto, ma a pagare i danni non ci pensa proprio. Nessuno infatti può permettersi di pagarli, a maggior ragione se sommati alle altre migliaia di euro cumulate.
E se non può pagare, non vuol dire che intende fermarsi.
«Per fermarci è inutile inasprire le pene, noi siamo già consapevoli delle conseguenze legali delle nostre azioni e siamo disposti ad esporci per la nostra causa. Sarebbe molto più semplice ascoltarci, se si eliminassero i finanziamenti pubblici al fossile noi non avremmo più bisogno di imbrattare nulla».
Più chiari di così…
Però si poteva immaginare che di fronte a questi estremi tentativi di attenzione, per una condizione che si fa sempre più insostenibile, il Governo avrebbe risposto. Azione incoraggiante per chi protesta, d’altronde meglio questo che l’indifferenza totale, ma c’è chi sostiene che questi non siano altro che meri tentativi di distrarre le masse, cavalcando l’onda di sdegno che sta travolgendo gli attivisti da parte di chi proprio non riesce a recepire il messaggio, allo scopo di forviare dalle cose più importanti visto che di leggi, a riguardo, ce n’erano già.
Arrivati a questo punto, ci si potrebbe soffermare meno sul lato militante e più su quello prettamente umano: se da una parte abbiamo persone che appoggiano le proteste, ma preferiscono non farle perché trovano sia meglio cambiare le cose in un altro modo, dall’altra abbiamo chi ancora non fa la raccolta differenziata. E c’è da domandarsi cosa effettivamente, di questa storia, arrivi alla popolazione.
Intanto, la Questura di Roma ha ritenuto necessaria l’attuazione di “fogli di via obbligatori”, con divieto di ritorno nel Comune per un periodo di tempo per gli attivisti che hanno bloccato la circolazione stradale in Via Appia Nuova, allo scopo di ristabilire l’ordine almeno nelle strade della Capitale.
E poiché è previsto il divieto di avvicinamento a chi ha riportato una o più denunce per vandalismo o danneggiamento volontario di beni culturali tutelati, ad una distanza inferiore a 10 metri dagli edifici sottoposti a tutela, gli attivisti si armeranno di cartina e inizieranno a cerchiare le tante, parecchie, zone rosse, perché questo Paintball durerà ancora a lungo.
Laureata in Storia dell’Arte con una tesi in Legislazione dei Beni Culturali, ho capito con il Laboratorio di Traffico Illecito di Opere d’Arte presso l’Istituto di Restauro di Firenze quanto sia significativo fare luce su una storia dell’arte che spesso tende a rimanere nell’ombra. Una parte importante della nostra realtà che tocca non solo l’arte, ma allo stesso modo i valori e i diritti umani.